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Visualizzazione dei post da gennaio, 2021

MACHERIO: UN ANNO DA ( NON ) DIMENTICARE

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“Ma anche dopo il più duro degli inverni ritorna sempre la dolce primavera”. Lo scrissero, e lo cantarono, alla fine della guerra; varrà anche questa volta, superata la lunga stagione del covid, grazie ai vaccini, ai nostri comportamenti prudenti e alla storia, che ci dice che ogni epidemia dopo un po’ termina.  Certo, dipende come, da quante vittime lascia sul campo, da quali conseguenze psicologiche si trascinano e per quanto tempo, da quali terapie saranno necessarie per riprendere, oltre alle attività economiche, relazioni affettive e sociali a cui ci si è forzatamente disabituati.  Intanto diamo addio a un anno come mai se ne erano visti negli ultimi settanta. Un anno che ha mostrato il peggio, per tutto quello che non dipendeva da noi, e il meglio, per il campo d’azione in cui noi esseri umani potevamo incidere. Non è considerazione da poco e tantomeno non deve passare per mera consolazione.  Se troppo spesso ci dimentichiamo di essere comunità, e non solo un aggregato casuale di

MACHERIO: E SONO 10

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Il 17 gennaio Il Paese, come vi è stato raccontato dal direttore, ha raggiunto i 40 anni di età senza mai saltare un mese se non per cause straordinarie come la pandemia che ha colpito duramente tutto il mondo. Il nostro mensile ha saputo in questi anni non solo informare i cittadini su ciò che accade a Macherio, ma anche raccontarne la storia, facendo compagnia nelle case dei nostri lettori perché, è bene ricordarlo, Il Paese è fatto dai Macheriesi per i Macheriesi.  Come redattore ritengo che l’intuizione avuta quarant’anni fa di creare questo giornale fu geniale, perché allora come oggi sono pochi i paesi della dimensione di Macherio che possono vantare di avere un periodico che parla solo del proprio territorio.  Con il passare degli anni, con la condivisone di idee all’interno della redazione e sentendomi partecipe attivamente, attraverso il coinvolgimento, l’ascolto, il confronto costante e continuo con Franco e Andrea, due persone che mi hanno dato e continuano a regalarmi molto

MACHERO: ERA IL 17 GENNAIO 1981

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A qualcuno può venire la curiosità di sapere come, dove, perché un sabato di quarant’anni fa, se si preferisce 440 numeri fa, se si vuole essere pignoli 8594 pagine fa, nacque proprio a Macherio un giornalino tutto pensato e scritto da Macheriesi, che parlava solo di Macherio. Non sono in moltissimi a ricordarlo, perlomeno per ragioni anagrafiche. La curiosità di chi allora non c’era è legittima e va soddisfatta. Erano tempi in cui ci si incontrava spesso, ci si incontrava in tanti, si discuteva molto. Erano tempi in cui ci si interessava attivamente della propria città, della polis: in cui si faceva, quindi, politica. In un ambiente politico, nelle affollate riunioni del partito di sinistra, che all’epoca si chiamava Pci,      qualcuno osservò che, sì era bello mettere a confronto idee e proposte sul futuro di Macherio, ma sarebbe stato molto più bello allargare il giro, coinvolgendo chi per i motivi più vari non faceva parte della cerchia dei politicizzati. La prima forma di coinvolg

MACHERIO: MOMENTO PER MOMENTO

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Legge, legge tanto, legge romanzi che la rapiscono all’interno delle loro storie anche se lei stessa di storie ne ha da raccontare.  Nei suoi 100 anni di vita ne ha raccolte e vissute tante, alcune più intime appartenenti alla sfera familiare, altre più istituzionali e legate alla storia del Paese, e del paese di Macherio.  Cecilia è infatti madrina degli Alpini, e fino a poco tempo fa ha sempre presenziato ai loro eventi, ed è stata moglie di un Sindaco, Mario Villa, quando i loro figli erano piccoli e l’Italia si allontanava dall’idea della guerra guardando ad una ripresa economica e sociale che oggi sembra appartenere ad in film in bianco e nero.  Abbiamo intervistato Cecilia sedendole affianco, a debita distanza Covid, sul suo divano dalla tapezzeria floreale, nell’intimo salotto dove si sono sempre svolti i pranzi di famiglia, quelli quotidiani con lei, il marito e i suoi tre figli, e la cognata Angela che è sempre stata con loro, ma anche quelli delle domeniche anni Ottanta e Nov

MACHERIO: MORALE DELLA STORIA .

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Per Darwin, geniale teorico della teoria evoluzionista, l’essere vivente che sopravvive non è il più forte ma quello che si sa adattare ai cambiamenti. E in questo periodo il genere umano sta rivelando grandi doti di adattamento. Almeno in ambito sociale. Abbiamo rinunciato a gran parte delle abitudini, anche le più frivole, che ci riempivano la giornata. Non viaggiamo più, incontriamo poche persone, aumentiamo le ore di vuoto e noia.  Ci si sente spesso porre la domanda: quando torneremo alla normalità? Se la normalità è quella che ci aspettiamo, come se si potesse retrocedere le lancette del tempo ai mesi precedenti il diffondersi dell’epidemia, cancellando qualche mese dal calendario, la risposta non può essere che univoca: mai più.  Ciò che stiamo vivendo lascerà un segno indelebile nella vita di tutti. I più piccoli, quelli almeno in grado di ricordare qualcosa della propria infanzia, porteranno nel tempo l’immagine di genitori e nonni con la mascherina.  Lo ricorderanno negli inc

MACHERIO: MACHERIO-BARECELLONA ANDATA E RITORNO

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Della morte di quel fenomeno calcistico che risponde al nome di Diego Armando Maradona, hanno parlato tutti, aventi titolo e meno. Se ci permettiamo di dedicargli qualche riga anche noi, è per un motivo tutto macheriese. Perché è stato il nostro paese ad ospitare il primo Barcellona Club d’Italia e allora Maradona giocava proprio in quella blasonatissima squadra, prima di approdare a Napoli.  Come è stato possibile che un paese piccolo come Macherio si inventasse un club calcistico intitolato non a Milan o Inter o Juventus, ma a una formazione militante in un’altra nazione?  A dire il vero, per molti anni un bar-ristorante macheriese era noto come sede della tifoseria torinista, ma un motivo chiaro e assolutamente plausibile c’era: nel Torino faceva faville, fino alla conquista dello scudetto, un macheriese doc: Claudio Sala, il poeta del gol.  La passione per il Barcellona, invece, è collegata alla passione di un nostro concittadino, Luigi Colombo, diventato non solo presidente del cl

MACHERIO: SALUTE E' PERSONA

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Gent.mo  Direttore, l’intervento di Roberto Redaelli sul numero di novembre offre diversi spunti di riflessione sul tema salute e politica dei servizi per la salute. L’esperienza, e i ruoli di responsabilità nelle diverse tipologie di aziende che negli ultimi trentacinque anni le riforme del Servizio sanitario regionale che si sono succedute hanno modificato, sono un osservatorio significativo per proporre qualcuna di queste riflessioni.  Il “profitto”, la riduzione della salute a “merce” con la subordinazione al “mercato”, sono certamente chiavi di lettura esplicative della deriva che sta limitando il suo riconoscimento come diritto. Ma non va confusa o scambiata la causa con l’effetto. La salute è diventata mezzo di profitto perché è stata impoverita e trascurata, dispersa, la sua dimensione “sociale”.  Il mercato riempie (forse) un vuoto, è una risposta “(dis)adattativa” a questo vuoto, non ne è la causa; riempie il vuoto di un bisogno di salute semplificata, ridotta a “prestazioni