MACHERIO: BASTA PARAOCCHI


Ne avevamo parlato esattamente un anno fa, di una delle falle più  vaste nel nostro pianeta: l’inquinamento plastico.  Purtroppo la situazione a distanza di un anno  è  pressoché  la stessa e i numeri che ne scaturiscono fanno sempre rabbrividire.  

Giusto per ricordarlo quanto basta: la plastica che galleggia nei mari danneggia più di 690 specie marine, il 17% di queste sono a rischio di estinzione; ogni minuto finisce nelle acque dei mari l’equivalente di un camion di spazzatura, proprio quelli che vediamo girare la mattina presto a raccogliere i nostri rifiuti; immaginiamoci la plastica contenuta in uno di questi camion moltiplicata per 60, e ancora, immaginiamola moltiplicata per 24; si potrebbe continuare, ma per semplificare basta dire che i nostri rifiuti ammontano a un totale di 8 milioni di tonnellate nelle acque dei mari ogni anno. 

Da considerare il fatto che la maggior parte della plastica dispersa in mare si origina in ambienti terrestri ed è trasportata dai condotti fluviali che agiscono in qualche modo da trasportatori contaminati; tra questi il Po  è  uno dei più  inquinati di tutto il Mediterraneo. Ma la plastica non è presente solo in ambienti marini; la si può trovare in tutti gli ambienti terrestri, perfino in alta quota: si stima che nelle vette più alte d’Italia cadono 200 milioni di particelle microplastiche che, quando l’inverno finisce, con l’aumento di temperatura vanno a riversarsi nei ruscelli e nei torrenti. 

La microplastica in montagna ha origine locale: ad esempio dal rilascio e dall’usura degli indumenti di alpinisti; ma anche estesa, ovvero trasportata da masse d’aria.  È doveroso elogiare le associazioni volontarie che si occupano del riciclaggio di questo materiale, che si tratti di associazioni internazionali, attive per lo più negli oceani, come gli attivisti di 4ocean che con un retino in mano non chiedono nulla in cambio, ma un mondo più  pulito, o di associazioni attive sul nostro territorio che hanno colto l’importanza di rimodellare il sistema dal principio. 



Abbiamo un esempio in casa nostra: Family Cai, che con il patrocinio della cooperativa Ecosviluppo e di Brianzacque ha deciso di colpire prima di tutto noi stessi e in particolare le nostra concezione mentale, a partire dai più piccoli. Come l’anno scorso, da tale collaborazione è nata la nuova iniziativa dell’allestimento degli escape room (giochi di logica), racchiusi in scatole consegnate alle scuole di Macherio, Vedano e Villasanta. Il progetto coinvolgerà 800 alunni dai 7 ai 14 anni  e sarà il se quel della mostra  “Nelle squame di una trota” organizzata proprio nel febbraio dello scorso anno. 

I partecipanti dovranno risolvere  cinque enigmi,  la cui difficoltà  varierà  a seconda dell’età. Una volta risolto il primo enigma, verrà consegnata loro una parola chiave per sbloccare il successivo enigma e così via. Le parole chiavi richiamano temi connessi all’inquinamento causato dalla plastica, al riciclo e alla sostenibilità. «L’obiettivo del gioco  è  stimolare il senso critico nei più grandi e la curiosità  nei più  piccoli, lasciando loro uno spazio per riflettere. 

 



Quest’ultimo è un aspetto fondamentale, insieme allo spirito di collaborazione necessario per andare avanti nel gioco»  afferma  Nicole Personeni  di Ecosvilupppo.  Il progetto prevede un finale in montagna, dove si organizzeranno dei laboratori per far comprendere le ricadute dell’inquinamento in altura.  Informare e sensibilizzare i più piccoli è davvero fondamentale. È bene che sappiano che un normalissimo sacchetto di plastica impiega più di 1000 anni ad essere smaltito; allora, possiamo avere tutta la volontà del pianeta, ma non siamo eterni.  

Andrea Semeraro


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