50 ANNI, TRA SPERANZA E UMILTÀ
In occasione del suo cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale, incontro don Luigi Sala, sacerdote residente a Macherio a servizio della nostra Comunità Pastorale.
Riesco a vincere la sua ritrosia a rilasciarmi un’intervista, forse perché siamo stati concittadini sovicesi ed anche chierichetti insieme (lui, di due anni più anziano, fungeva da responsabile), o forse perché le nostre due famiglie hanno avuto tra i figli casualmente (???) due vocazioni
per parte (suora e prete).
Ascoltandolo però, mi sono convinto sempre più che la ritrosia a rilasciare l’intervista sia dovuta principalmente ad una sua virtù, oggi così fuori moda: l’umiltà. Un’umiltà respirata e assaporata negli anni passati in casa coi genitori e le tre sorelle (una di queste sua gemella), ma poi sempre più cercata e diventata
stile e strumento dei suoi approcci relazionali.
Don Luigi, ma tu eri di Albiate o di Sovico?
«Sono nato a Sovico. Ho sempre vissuto a cavallo fra Sovico ed Albiate, alla cascina Canzi. Il Comune era Albiate e la Parroc-
chia quella di Cristo Re a Sovico.
È stato con l’aiuto del parroco don Albizzati e con l’esempio di don Eugenio Perego, un’ammirata vocazione adulta, coadiutore a Sovico, che ho iniziato il mio percorso, conclusosi con l’ordinazione nel 1975, Anno Santo come questo 2025: “Giubileo della Speranza”.
Curiosamente il motto della nostra classe: “Uomini per la Speranza” è di fatto ripreso oggi a cinquant’anni di distanza.Tra i miei compagni di ordinazione c’è l’arcivescovo di Milano,
monsignor Mario Delpini, edevo dire che siamo stati sempre molto legati come classe, anche dopo le diverse destinazioni.»
Dove hai svolto i tuoi impegni pastorali?
«Inizialmente a Casorate Primo, per nove mesi. Periodo breve, ma intenso, tanto che, in occasione del mio cinquantesimo, mi hanno invitato a celebrare la ri-
correnza. Poi a Desio per 10 anni. Successivamente a Trezzo d’Adda per
6 anni e per 5 anni parroco a Porto d’Adda. Mi è stato chiesto poi di affrontare l’impegno di vicario a San Giorgio al Parco per 3 anni, in stretta sinergia con Villasanta. In quel periodo,
in tutta la Diocesi si incominciava
a parlare di Comunità Pastorali.
Quei primi passi hanno portato,
qualche anno dopo, alla costituzione della Comunità Pastorale “Santa Maria dell’Aiuto” che accorpa le parrocchie di Sant’Anastasia e San Fiorano di Villasanta e appunto quella di San Giorgio
al Parco di Biassono. Un’esperienza importante, durata complessivamente ben 22 anni, è stata quella dell’insegnamento, a Desio nelle scuole medie e successivamente nelle superiori aTrezzo.»
Nel 1975 vivevo ancora a Sovico, ma non mi ricordo della tua prima messa, dove l’hai celebrata?
«Mia madre era di Albiate e la mia famiglia in quel periodo si era trasferita lì, per cui l’ho celebrata ad Albiate. L’omelia, il testo lo tengo ancora, fu fatta dal teologo don Pino Colombo, fratello
dell’onorevole Vittorino, presente alla cerimonia. Era giorno di elezioni politiche ed è per questo che non fu fatta nessuna processione, come da tradizione.»
A Macherio quando sei arrivato? Se non sbaglio, sei venuto nel 2010?
«Prima sono stato parroco a Verderio per 10 anni, esperienza importante e gratificante. È in parte e in qualche modo da essa, da quest’esperienza, che ho sempre più rafforzato lo slogan: “Essere qualcuno per Qualcuno”, con la “Q” maiuscola. Ma per essere qualcuno
bisogna essere umili, soprattutto con se stessi.
Solo così si è in grado di accogliere anche gli altri, altrimenti domini tu. L’umiltà ti permette di costruire e vivere relazioni feconde. Accogliere l’altro nella tua
umiltà arricchisce l’altro e si cresce insieme. Pensa ad esempio a questa virtù applicata in una relazione matrimoniale.
Si dice spesso che il celibato non è fecondo, ma dipende sempre al modo in cui si vive la propria vocazione: religiosa, sponsale...
È sempre Dio che fa nascere le vocazioni, ma vivere la propria in maniera gioiosa aiuta ed è da come uno vive, con umiltà
appunto, che la vocazione si attacca, si trasmette per contagio.A tal proposito, sul link della Diocesi si trova il resoconto del forum che Radio Marconi ha trasmesso, lo scorso 11 giugno, sulla
vocazione tra il mio compagno: Mons. Delpini e due preti, uno ordinato da 25 anni e l’altro da 5 che diceva: “La mia storia vocazionale nasce dal mio orato-
rio di Verderio. Il mio parroco, don Luigi - peraltro compagno di classe dell’arcivescovo - mi affascinava per il suo stile di vita, per come si rapportava con la gente. Lì è nato il desiderio di
imitarlo e di seguirlo.”Ho avuto il grande dono di accompagnare in quegli anni all’accettazione della propria vocazio-
ne quattro sacerdoti diocesani, un
missionario e una suora.»
Tornando a Macherio?
«Come detto, ci sono arrivato nel 2010, dopo un infarto piut-tosto pesante avvenuto di notte a Verderio. Sono stato nominato vicario nella neonata Comunità Pastorale di Biassono, Macherio e Sovico, con l’allora parroco don Galbusera, predecessore dell’attuale don Ivano.
La scelta della destinazione fu forse determinata per la vicinanza dei miei parenti... non so!Qui ho trovato don Davide Bonazzoli, che a Roma aveva an-
ticipato a mia sorella maggiore, suora delle Ancelle della Carità, senza sapere nulla della nostra parentela, la mia futura destinazione. Con questa sorella ho avu-
to sempre un fortissimo legame,
condividendo con lei, anche in virtù dei comuni ideali religiosi, pensieri e parole. Ho avuto un dolore profondissimo alla sua morte, avvenuta nella notte di Natale. Qui a Macherio, oggi, sono pre-
te residente, al servizio delle tre parrocchie della Comunità, avendo raggiunto il prepensionamento, causa una forma gravissima di Covid che fortunosamente si è risolta, direi miracolosamente, grazie soprattutto alle preghiere delle tre comunità e di tante persone che mi conoscono. La preghiera ha una potenza, è il donodel Signore per noi.»
Francamente don Luigi, non so
che cosa dire di più!!!???
«Sì, è così! Io sono convinto, credimi, che è lo stile, il modo per approcciare l’altro che rivela la nostra umanità. Anche il Papa attuale, Leone, lo dice chiaramente: dobbiamo educare il cuore! Prima di essere prete o marito devi essere uomo. Gesù stesso dove ha imparato la sua
umanità confidenziale? Da chi?
L’ha fatto in casa con san Giuseppe e Maria.»
Andrea Sala
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