MACHERIO, FAMILY CAI


La locale sezione macheriese del Cai (Club Alpino Italiano), unitamente alla sezione di Vedano, ha dato vita ad un'iniziativa più che lodevole, sarebbe infatti più giusto definirla: “educativa a tutto tondo”.

Come recita il foglio di presentazione del progetto, il family CAI propone: «[...] un calendario di escursioni a misura di bimbo (anche molto piccoli), con la filosofia di porre al centro dell'attenzione il nucleo famigliare ed il rapporto genitori-figli”.

Il ruolo degli organizzatori, quindi, punta ad coadiuvare lo sviluppo delle capacità dei genitori di gestire l'esperienza nei suoi vari aspetti, fornendo così ai piccoli i mezzi per divertirsi ed imparare a rapportarsi con gli altri e con l'ambiente.

Non ci sarà quindi il rapporto di affidamento dei figli agli organizzatori, ma resteranno i genitori le “figure di riferimento”.
Gli organizzatori si limiteranno a creare le basi conoscitive e logistico-organizzative.

I genitori in tal modo saranno coinvolti nel progetto acquisendo informazioni riguardanti l'attività per poi trasferirle ai figli [...]»
E' un uovo di Colombo??? Direi proprio di sì!!!



Oggi, a me pare che la nostra comunità occidentale, pur esprimendo il massimo benessere economico-politico-istituzionale sinora conosciuto, trascina con sé una disgregante filosofia del “produci-consuma”, di cui tutti: bambini, giovani, adulti, siamo più o meno vittime in modo più o meno grave. Di contro e/o di conseguenza, questa filosofia ne genera un'altra che si potrebbe definire come: “sclerotizzazione dei ruoli”. E' fin troppo ovvio che gli umani incarnano ruoli che determinano la loro vita, ma il ruolo non è e non può essere “tutta la vita”. Se questo succede, ad esempio lo si coglie bene - per gli adulti - nelle forme più patologiche dei nostri ruoli lavorativi e produttivi, l'essere umano perde la sua stessa dimensione umana. Perde la sua umanità vitale.

Insisto: perde la sua identitaria ricerca di quelle molteplicità qualitative della “vita umana” che così si riduce, per senso e significato, ad essere, tout-court, percepita e vissuta come: “vita esclusivamente e perfettamente sovrapponibile al suo ruolo produttivo”.



E' fin troppo ovvio che quanto sopra affermato, prima che oggetto di giudizi della sfera etico-morale, è di natura conoscitiva (semantica). Spesso, infatti, l'adempiere quasi maniacale e totalizzante al proprio quotidiano ruolo lavorativo non ci permette di far emergere a consapevole coscienza che l'essere genitori non può ridursi al solo dovere di procurare alla propria famiglia il massimo possibile di benessere. E' la conoscenza della complessità: affettiva, educativa, di sostentamento, etc. della nostra “vita di genitori” che determina i doveri (in primis verso i figli) e i diritti (verso i terzi co-educatori dei figli) della nostra “relazione genitoriale”.

Dobbiamo riconoscere che spesso, nelle nostre “brave famiglie brianzole” -di regola- con   entrambi i genitori inseriti nei processi produttivi, sia più che strisciante questa filosofia che genera inevitabilmente una sorta di “affidamento-delega” spesso passivo dei propri figli.

Si lascia così ai “nonni”, alla “scuola”, alla parrocchia, alle associazioni, alla televisione, ad internet l'onere della relazione primaria coi figli, spesso adducendo a se stessi ed agli altri: mancanza di tempo e/o di competenza.
Nei nostri vocabolari, alla parola educazione si legge: «Guidare, condurre a un conveniente livello di maturità sul piano intellettuale e morale, sviluppando e affinando con l'insegnamento e/o l'esercizio.»

C'è seriamente da chiedersi se i soldi col relativo “pagare attrezzature e servizi” sia la strada più giusta e/o, peggio, sia l'unico modo che ci compete come genitori per attuare l'educazione alla vita dei nostri figli.

Il FamilyCAI è (forse) una piccola cosa, ma sicuramente si muove e costruisce un altro modo di “convivere”, un altro modo di costruire “presenza relazionale” tra diversità; tra le diversità dei componenti all'interno dei nuclei famigliari e le diversità dei nuclei stessi.

Nato da poco, grazie all'esperienza mutuata presso la sezione CAI di Lecco da due famiglie (una di Macherio e una di Vedano), ha ben presto incontrato il favore di altri gruppi famigliari che hanno già realizzato 3 escursioni con la partecipazione, pressoché costante, di ben 22 famiglie, che si muovono con mezzi propri, mangiano generalmente al sacco ed hanno la totale autonomia e responsabilità del proprio nucleo. L'organizzazione provvede a far sottoscrivere ad ogni capofamiglia il documento di adesione all'iniziativa, predispone la copertura assicurativa tramite l'iscrizione di tutti i componenti di ogni nucleo al CAI (unico costo da affrontare) e predispone le attività didattiche e ludiche di ogni uscita, attivando le necessarie competenze (guardie ecologiche, volontari di Legambiente, geologi, etc.).

E' importante sottolineare che le escursioni sono a misura di bambino (da 0 a 10 anni); ciò ha già favorito la partecipazione di famiglie che non erano mai state in montagna. Due  altri effetti, inaspettatamente positivi, sono stati: la partecipazione di famiglie di Macherio di nuovo insediamento e l'inizio di una collaborazione tra le due sezioni CAI di Macherio e Vedano, che hanno in qualche modo rotto lo storico, inspiegabile isolamento che caratterizza le sezioni CAI dei vari paesi.

Dopo l'ultima uscita del 28 maggio scorso, accompagnati da un geologo, a Terz'Alpe, sul sentiero geologico “Spirito del Bosco”, ricco di sculture lignee, con visita a Prim'Alpe del Centro gestito da Legamente, è già prevista l'escursione in Val di Mello (Valtellina) per luglio. Coloro che fossero interessati possono contattare la locale sezione CAI.

                                                                                               Andrea Sala

P.S. - L'interesse suscitato dal FamilyCAI, iniziativa giunta a conoscenza del presidente nazionale, porterà presto l'idea alla formalizzazione dei contenuti e delle regole da parte del CAI Nazionale, che ne farà specifica sua attività da affiancare a quelle in essere.


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