MACHERIO, INCONTRI :VOLTI NOTI DI MACHERIO

Una sensazione, via via più forte e convinta, mi ha accompagnato nell’incontro con il dottor Cusumano. Mi è sembrato di essere di fronte a un personaggio uscito dalle pagine di Pirandello (“I vecchi e i giovani”), più che da quelle dei maestri veristi (De Roberto, Capuana, Verga) o dei più recenti: Bufalino, Sciascia, Camilleri.
Il tono e l’inflessione della parlata ma, di più e oltre, i modi signorili e la cordialità dell’incontro mi hanno sempre più convinto di essere a confronto con una persona (personaggio) ricca di un senso dell’ospitalità di radici “antiche” e di una misura dialettica capace di non travalicare mai la discrezione, così attenta ed utile a non far scadere i ricordi e le storie in pettegolezzi.
Mi è parso, insomma, di stare in dialogo con uno degli archetipi, sociali e letterari, tipico di quella terra: il “gentiluomo galantuomo”.


Dottor Cusumano qual è il percorso di vita che l’ha portata sino a Macherio?

Sono cittadino macheriese dal giugno del 1976, esattamente da quando acquistai la villetta a schiera in via Milano nell’ambito della lottizzazione Valdarno. Ma al Nord ero già arrivato da parecchio, esattamente dal lontano febbraio 1952.
Ma andiamo con ordine! 
Dopo la scuola militare di Allievo Ufficiale di Complemento rimasi a Rieti nella Compagnia sportiva militare di Atletica. Personalmente praticavo gare di mezzofondo, dai 400 ai 1500 metri. Da allora mi è rimasta compagna per lungo tempo la pratica sportiva. A Monza, in particolare, ho praticato, a livello amatoriale, il ciclismo grazie anche all’amicizia che mi ha legato a Fiorenzo Magni e a Ernesto Colnago. In quel periodo ho partecipato a varie manifestazioni e conosciuto vari campioni di questo sport, compreso Eddy Merckx, di cui ebbi in dono, grazie all’amico Colnago, una bicicletta.
Sotto l’aspetto sportivo, vado simpaticamente orgoglioso di un secondo posto nella gara a cronometro: Milano-Novara.

… e l’attività professionale di magistrato?

  Le prime esperienze lavorative, quelle che -dicevo- mi hanno portato al Nord, a Varese per la precisione, sono relative alla mia permanenza, superato apposito concorso, nella Pubblica Sicurezza. Dopo i primi 6 mesi trascorsi a Roma, frequentando la scuola di specializzazione di Polizia Scientifica a Regina Coeli, sono stato vice-commissario di P.S. a Varese, sino al superamento del concorso in Magistratura nel 1955.
In quel periodo si accedeva alla carriera come “uditore giudiziario” e dopo 2 anni bisognava ripetere gli esami per continuare in maniera definitiva come magistrato, incarico che, personalmente, ho assolto presso il distaccamento della Pretura di Lecco a Missaglia, dopo soli 6 mesi passati nel ruolo a Varese (spostato per incompatibilità con precedente attività di P.S., ivi svolta). 
C’è da dire che lo stipendio di magistrato, pur agli inizi di carriera, era consistentemente più cospicuo di quello di funzionario di P.S. tanto che mi permise di sposarmi (1.06.1956). Tutti i miei cinque figli sono nati a Lecco.

I suoi legami con la Sicilia, sono rimasti forti?

Mia madre, emigrata a 8 anni negli USA (Chicago) conobbe mio padre durante un suo rientro in Italia. Non tornò più in America e a vent’anni mi partorì. Sono legato a Cinisi, dove torno tutte le estati, ma ho imparato da mia madre a non aver paura di costruire la propria vita altrove.
Ed è lontano dalla mia Sicilia che ho esercitato le mie funzioni di magistrato, vivendo significative esperienze professionali, coniugandole sempre con la maggior possibile serenità familiare. Serenità che mi ha permesso di vivere con equilibrio, oltre alla professione, i rapporti amicali, istituzionali e sociali in genere.
Dopo Lecco venne l’esperienza a Monza (1965) in qualità di Presidente del Tribunale, con funzione di organizzazione del lavoro sia di natura penale che civile. In questo periodo, coadiuvato da 12 magistrati, fu motivo di orgoglio azzerare l’intero contenzioso penale e civile del Tribunale stesso.

Dopo Monza l’esperienza milanese, se non sbaglio.
Sì! La stagione dal 1972 al 1989, anno dei cambiamenti delle regole dei procedimenti in magistratura, fu segnata da processi “famosi”. Dal 1972 al 1976 fui a capo della Prima Sezione Penale ed il Presidente del Tribunale giurò nelle mia mani nel prendere possesso del suo incarico. Dal 1976 sino al 1989, da Presidente della Seconda Corte d’Assise, dovetti presiedere molti processi relativi ai cosiddetti anni di piombo (Tobagi, etc.). Furono anni segnati anche da inevitabili restrizioni personali: scorte e presidi armati per la mia incolumità e quella dei miei cari.
Furono anni difficili, ma anche ricchi di nuove conoscenze e di gratificanti occasioni culturali, come quella che mi vide, per parecchi anni, presidente dell’Angelicum e della relativa orchestra. L’associazione fondata dai Frati Minori era legata in quel periodo a Mondo X di Frate Eligio, con cui condivisi il rilancio delle manifestazioni di questo Centro artistico-culturale francescano.
Svolsi l’ultima parte della mia attività professionale a Monza come Presidente del Tribunale. Ricordo che l’ultimo giorno di lavoro fu una domenica, passata a riordinare un’ultima sentenza, alla vigilia del 5 settembre 1999, giorno del mio settantaduesimo compleanno e primo giorno di pensione.

Non ha mai svolto attività politica?... a Macherio l’avrebbe fatta o la farebbe?

Nel rispetto delle idee di tutti, le confido che non ho mai apprezzato molto una magistratura politicizzata. In merito alla politica, in concomitanza con il termine della mia attività lavorativa, sono stato assessore alla Cultura nel comune di Monza nel quinquennio (1997-2002) del sindaco Roberto Colombo, primo sindaco eletto direttamente dal suffragio dei cittadini. Ho avuto, altresì, anche per doveri e in momenti istituzionali, frequentazioni con persone impegnate in politica nei diversi partiti. Al riguardo, ricordo con particolare stima e piacere il senatore Fontana.
Per quanto concerne Macherio le confido che, nei primi anni della mia residenza, nel pieno dei contrasti della vicenda Valdarno, chiesi di iscrivermi alla sezione locale della D.C. La tessera non mi fu mai concessa né tanto meno recapitata, tanto che chiesi alla locale segreteria di partito di restituirmi l’importo versato, per il principio più che per l’importo. Mi creda fu l’unico problema che abbia mai avuto in tutti gli anni trascorsi qui.
Vivo bene a Macherio, anzi molto bene. Ho parecchi conoscenti e tra loro cari amici. 
I rapporti con loro, con i miei famigliari (tutti i miei figli vivono nei dintorni), la frequentazione di conoscenti e l’immancabile lettura riempiono il tempo del mio oggi, certamente sereno. 
Di sicuro il mio ieri non è stato sempre facile, ma, mi creda, non ho rimpianti e rifarei la stessa vita.

Andrea Sala









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