MACHERIO, PROGETTO ADOTTA UN VIGNETO
"Adotta un vigneto
in Valtellina" è una pregevole iniziativa che offre a chi è interessato,
in questo caso famiglie macheriesi, la possibilità di impegnarsi nella
coltivazione di un vigneto "adottato" secondo elevati standard di
qualità e regole ben precise.
Il vino prodotto con
queste uve viene venduto esclusivamente da un altro soggetto macheriese,
disponibile a sostenere fattivamente l’iniziativa e a promuovere il vino
prodotto ai propri clienti.
Una collaborazione ed
una sinergia tra molti attori, cittadini di Macherio.
Lei ed altri concittadini di Macherio avete aderito ad
una interessante iniziativa dal nome
“Adotta un vigneto in Valtellina”. Visto che si tratta di una iniziativa
meritevole di attenzione, può indicare brevemente in che cosa consiste
questo progetto?
Diciamo
che abbiamo preso spunto da questa bella e lodevole iniziativa, che se non
sbaglio è “in corso” sin dal 2007. Quanto abbia fatto poi presa, non saprei, ma
personalmente riconosco che con noi ha funzionato, certo con una differente
sfaccettatura, ma comunque ottenendo l’obiettivo primario di salvaguardia e
manutenzione del territorio e della bio-diversità del patrimonio viti-vinicolo lombardo-valtellinese.
Come
e quando si svolge la vendemmia?
La Vendemmia, già solo sentire la parola, mi dà “serenità” e mi
riporta alla memoria la sensazione liberatoria dall’ansia propria della
coltivazione della vite e della maturazione dell’uva.
Il periodo di vendemmia (Valtellina Superiore – sottozona
VALGELLA) indicativamente va dalla metà di ottobre sino alla prima decade di
novembre (come indicato dal relativo disciplinare di produzione).
La data precisa la decide il “Tempo”, all’uomo resta solo
adattarsi e correre…..
Un momento di faticosa festa operosa: tutto viene fatto “a mano”,
dalla selezione e raccolta dalla pianta, sino al trasporto delle “brenta”
(Gerle di plastica dura), dai filari terrazzati ai tini di conferimento, alla
cantina. Ognuno dà il proprio contributo, a partire dai bimbi (i migliori
vendemmiatori), che sono parte integrante della nostra contemporanea
interpretazione dell’eroica viticoltura valtellinese.
Tale
“adozione” rappresenta un gesto concreto di sensibilità ambientale e
consapevolezza socioeconomica, quali sono gli impegni o regole ai quali dovete
attenervi e cosa ha comportato, per la vostra vita, il fatto di adottare questa
strada?
Le regole a cui attenersi sono quelle dettate dalla natura. Dopo
tutto l’agricoltura è arte benedetta da Dio, declamava un vecchio fabbricato
rurale brianzolo che con questo suo silente insegnamento mi ha sempre
affascinato ogni qual volta nel corso degli anni lo trovavo sul mio cammino.
Quindi vanno rispettati tempi e ritmi delle differenti stagioni
cercando di proteggersi dalle relative intemperie e/o malattie fito-sanitarie.
Certo serve umiltà di imparare ascoltando, costanza d’eseguire,
onestà nell’operare e pazienza nell’aspettare, doti che il mondo attuale ha un
po’ accantonato o cercato di “ingannare” (coltivazioni intensive, OGM,
interferenze con prodotti di laboratorio e etc) alla ricerca di un profitto
veloce ed a tutti i costi…. Il prezzo pagato ed i risultati ottenuti credo
siano visibili agli occhi di tutti……
Quali
sono i costi per chi intende aderire a questa iniziativa?
I costi sono quelli di una normale “start-up” agricola (e non),
chiaro che dimensioni e stile di business sono una parte importante per la
definizione degli stessi.
Altresì un buon business-plan può aiutare a prendere coscienza
dello sforzo economico da affrontare ed aiutare ad avere accesso “al credito”
siano essi finanziamenti “pubblici” e/o “privati”.
Purtroppo la nostra realtà aziendale non ci ha permesso di
usufruire di ciò che era “pubblico” (non eravamo in grado di soddisfare i
requisiti richiesti), ma siamo comunque riusciti ad avere un “aiuto” dalla BCC
di Triuggio, che ha creduto e crede nel nostro progetto, dimostrando nei fatti
di essere una banca “sociale” , per il territorio e, come dice un loro motto,
“differente”.
Il vino prodotto ed imbottigliato, da chi viene
venduto, e può spiegare la scelta dell’etichetta?
Il primo canale di vendita è tutto macheriese. Ci trovate in bella
vista sugli scaffali dell’Enoteca Stoppello che, oltre ad essere un’eccellenza
locale, ci ha dato un contributo forte all’arrivo sul mercato del nostro
“Bruma”.
Si, “Bruma” (in dialetto brianzolo è la nebbia che si alza dai
campi ed insiste a mezz'aria nelle prime ore del mattino), è il nome del nostro
Valgella, a nostro avviso un nome perfetto per un vino ottenuto dalla
vinificazione di uve “NEBBIOLO”.
Mentre l’etichetta nasce dall’idea di Lara (mia moglie) e dalla
amichevole, ma professionale realizzazione grafica di Daniela Giussani
(Professoressa di laboratorio creativo al liceo artistico Modigliani di
Giussano) entrambe macheriesi d.o.c.
Lo sfondo è una pietra valtellinese su cui si adagia l’ombra di un
calice di vino, il “Bruma” naturalmente.
Tra l’altro, anche la produzione delle stesse è stata fatta sul
territorio: un caloroso grazie, in questo senso, alla ditta “Arti Grafiche
VERGA”.
Quale obiettivo
si propone il progetto?
Bere il nostro Vino ed accompagnare i nostri degustatori nei loro
momenti di gioia e di festa.
Avete
intenzione di presentare e promuovere pubblicamente il Vostro progetto?
Certo che si. L’attività di marketing strategico è estremamente
importante al fine della sopravvivenza del progetto stesso, riteniamo che ogni
attività/azienda debba garantirsi copertura dei costi oltre a generare capitali
per nuovi investimenti nell’attività stessa.
Un' autosussistenza che partendo dalla promozione/sviluppo del
proprio territorio si rivolge ad un mercato più ampio e variegato, di
consumatori che vanno educati al “bere bene”.
Vista
la particolarità di questo progetto ed il tipo di imprenditoria legato alla
tradizione ed all’attaccamento del
territorio e quindi di importante e significativo valore aggiunto, quali
consigli vi sentite di dare a chi volesse intraprendere questa iniziativa?
Dare consigli oggi non è così semplice, forse non lo è mai stato e
mai lo sarà. In questo momento mi risuona in testa un’aria del Liga che fa
suppergiù così:“…ho messo via un po' di consigli.... perché a sbagliare sono
bravissimo da me…”
A me piace di più dare un punto di vista. Noi stiamo cercando di
“divertirci” grazie a qual pizzico di incoscienza che resiste alla logica, alla
paura, alla razionalità, ai pregiudizi ed alla “crescita”.
Penso che
grazie a questa testimonianza, il messaggio che si propone il progetto “Adotta un vigneto”, legato ad una idea
positiva dell’agricoltura tradizionale, dietro la quale si celano regole,
tradizioni, cultura dei luoghi e del territorio, nonché l’entusiasmo dei
rapporti tra le persone, possa essere percepito, manca solo un’ultima proposta
da condividere con i lettori de “il Paese”: la degustazione!
Marzia
Tornaghi
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