MACHERIO, PROGETTO ADOTTA UN VIGNETO


"Adotta un vigneto in Valtellina" è una pregevole iniziativa che offre a chi è interessato, in questo caso famiglie macheriesi, la possibilità di impegnarsi nella coltivazione di un vigneto "adottato" secondo elevati standard di qualità e regole ben precise.
Il vino prodotto con queste uve viene venduto esclusivamente da un altro soggetto macheriese, disponibile a sostenere fattivamente l’iniziativa e a promuovere il vino prodotto ai propri clienti.
Una collaborazione ed una sinergia tra molti attori, cittadini di Macherio.
Qui di seguito riporto l’intervista ad uno dei protagonisti dell’iniziativa: Marco Cesana.

Lei ed altri concittadini di Macherio avete aderito ad una interessante iniziativa  dal nome “Adotta un vigneto in Valtellina”. Visto che si tratta di una iniziativa meritevole di attenzione,  può indicare brevemente in che cosa consiste questo progetto?
Diciamo che abbiamo preso spunto da questa bella e lodevole iniziativa, che se non sbaglio è “in corso” sin dal 2007. Quanto abbia fatto poi presa, non saprei, ma personalmente riconosco che con noi ha funzionato, certo con una differente sfaccettatura, ma comunque ottenendo l’obiettivo primario di salvaguardia e manutenzione del territorio e della bio-diversità del patrimonio  viti-vinicolo lombardo-valtellinese.

Come e quando si svolge la vendemmia?
La Vendemmia, già solo sentire la parola, mi dà “serenità” e mi riporta alla memoria la sensazione liberatoria dall’ansia propria della coltivazione della vite e della maturazione dell’uva.
Il periodo di vendemmia (Valtellina Superiore – sottozona VALGELLA) indicativamente va dalla metà di ottobre sino alla prima decade di novembre (come indicato dal relativo disciplinare di produzione).
La data precisa la decide il “Tempo”, all’uomo resta solo adattarsi e correre…..
Un momento di faticosa festa operosa: tutto viene fatto “a mano”, dalla selezione e raccolta dalla pianta, sino al trasporto delle “brenta” (Gerle di plastica dura), dai filari terrazzati ai tini di conferimento, alla cantina. Ognuno dà il proprio contributo, a partire dai bimbi (i migliori vendemmiatori), che sono parte integrante della nostra contemporanea interpretazione dell’eroica viticoltura valtellinese.

Tale “adozione” rappresenta un gesto concreto di sensibilità ambientale e consapevolezza socioeconomica, quali sono gli impegni o regole ai quali dovete attenervi e cosa ha comportato, per la vostra vita, il fatto di adottare questa strada?
Le regole a cui attenersi sono quelle dettate dalla natura. Dopo tutto l’agricoltura è arte benedetta da Dio, declamava un vecchio fabbricato rurale brianzolo che con questo suo silente insegnamento mi ha sempre affascinato ogni qual volta nel corso degli anni lo trovavo sul mio cammino.

Quindi vanno rispettati tempi e ritmi delle differenti stagioni cercando di proteggersi dalle relative intemperie e/o malattie fito-sanitarie.
Certo serve umiltà di imparare ascoltando, costanza d’eseguire, onestà nell’operare e pazienza nell’aspettare, doti che il mondo attuale ha un po’ accantonato o cercato di “ingannare” (coltivazioni intensive, OGM, interferenze con prodotti di laboratorio e etc) alla ricerca di un profitto veloce ed a tutti i costi…. Il prezzo pagato ed i risultati ottenuti credo siano visibili agli occhi di tutti……

Quali sono i costi per chi intende aderire a questa iniziativa?
I costi sono quelli di una normale “start-up” agricola (e non), chiaro che dimensioni e stile di business sono una parte importante per la definizione degli stessi.
Altresì un buon business-plan può aiutare a prendere coscienza dello sforzo economico da affrontare ed aiutare ad avere accesso “al credito” siano essi finanziamenti “pubblici” e/o “privati”.
Purtroppo la nostra realtà aziendale non ci ha permesso di usufruire di ciò che era “pubblico” (non eravamo in grado di soddisfare i requisiti richiesti), ma siamo comunque riusciti ad avere un “aiuto” dalla BCC di Triuggio, che ha creduto e crede nel nostro progetto, dimostrando nei fatti di essere una banca “sociale” , per il territorio e, come dice un loro motto, “differente”.

Il vino prodotto ed imbottigliato, da chi viene venduto, e può spiegare la scelta dell’etichetta?
Il primo canale di vendita è tutto macheriese. Ci trovate in bella vista sugli scaffali dell’Enoteca Stoppello che, oltre ad essere un’eccellenza locale, ci ha dato un contributo forte all’arrivo sul mercato del nostro “Bruma”.
Si, “Bruma” (in dialetto brianzolo è la nebbia che si alza dai campi ed insiste a mezz'aria nelle prime ore del mattino), è il nome del nostro Valgella, a nostro avviso un nome perfetto per un vino ottenuto dalla vinificazione di uve “NEBBIOLO”.
Mentre l’etichetta nasce dall’idea di Lara (mia moglie) e dalla amichevole, ma professionale realizzazione grafica di Daniela Giussani (Professoressa di laboratorio creativo al liceo artistico Modigliani di Giussano) entrambe macheriesi d.o.c.
Lo sfondo è una pietra valtellinese su cui si adagia l’ombra di un calice di vino, il “Bruma” naturalmente.
Tra l’altro, anche la produzione delle stesse è stata fatta sul territorio: un caloroso grazie, in questo senso, alla ditta “Arti Grafiche VERGA”.

Quale obiettivo si propone il progetto?
Bere il nostro Vino ed accompagnare i nostri degustatori nei loro momenti di gioia e di festa.

Avete intenzione di presentare e promuovere pubblicamente il Vostro progetto?
Certo che si. L’attività di marketing strategico è estremamente importante al fine della sopravvivenza del progetto stesso, riteniamo che ogni attività/azienda debba garantirsi copertura dei costi oltre a generare capitali per nuovi investimenti nell’attività stessa.
Un' autosussistenza che partendo dalla promozione/sviluppo del proprio territorio si rivolge ad un mercato più ampio e variegato, di consumatori che vanno educati al “bere bene”.

Vista la particolarità di questo progetto ed il tipo di imprenditoria legato alla tradizione ed  all’attaccamento del territorio e quindi di importante e significativo valore aggiunto, quali consigli vi sentite di dare a chi volesse intraprendere questa iniziativa?
Dare consigli oggi non è così semplice, forse non lo è mai stato e mai lo sarà. In questo momento mi risuona in testa un’aria del Liga che fa suppergiù così:“…ho messo via un po' di consigli.... perché a sbagliare sono bravissimo da me…”
A me piace di più dare un punto di vista. Noi stiamo cercando di “divertirci” grazie a qual pizzico di incoscienza che resiste alla logica, alla paura, alla razionalità, ai pregiudizi ed alla “crescita”.
Penso che grazie a questa testimonianza, il messaggio che si propone il progetto “Adotta un vigneto”, legato ad una idea positiva dell’agricoltura tradizionale, dietro la quale si celano regole, tradizioni, cultura dei luoghi e del territorio, nonché l’entusiasmo dei rapporti tra le persone, possa essere percepito, manca solo un’ultima proposta da condividere con i lettori de “il Paese”: la degustazione!
Marzia Tornaghi






Commenti

Anonimo ha detto…
?.?

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