I PANNI


Ci sono i mediocri e i superbi (spesso si tratta delle stesse persone) a voler distinguere tra fragilità “subite” da “incolpevoli” e fragilità “volute” da “colpevoli”.

Da una parte i down, gli autistici, gli incidentati (purché non sia loro la responsabilità dell’incidente), quelli che faticano a scuola (purché ce la mettano tutta, sia chiaro); insomma le vittime innocenti, e casuali, di una sorte avversa.

Dall’altra i dipendenti da droghe, alcool, vizio del gioco, gli affetti/e da anoressia e bulimia; insomma gente che non può dar la colpa al destino, al padreterno, alla famiglia: se ci prova, siamo pronti a ribattere, tutti noi che non apparteniamo né alla categoria degli sfigati né a quella di “chi se l’è cercata”, che è un falso e alibi: comodo buttare la colpa sugli altri.

A Macherio abbiamo (non per sorte né per sorteggio, ma perché l’abbiamo fermamente voluto) due strutture che si occupano dei primi e dei secondi: il CDD 
(centro diurno per disabili) e il CPF (centro per le famiglie). Se ne occupano come è bene fare in questo campo: senza stare a disquisire su chi è “innocente” e chi “colpevole”.

Meno male. Vuol dire che sono gestite da persone in gamba, che non sono mediocri e non sono superbe. In compenso devono essere dotate di competenze professionali sempre aggiornate, di una dose di pazienza cospicua, di generosità e tenerezza.

Ad averne di realtà così... In più, ci sono Macheriesi impegnati in questo campo in paesi vicini. Senza far torto ad altri 
che non conosciamo, ci piace citarne un paio.Betty Colombo ha fondato e continua a dirigere e coccolare una cooperativa che offre una casa, un ampio giardino e il grande privilegio dello stare insieme, a persone in difficoltà non più giovanissime. Si trova a due passi 
da noi, ad AlbiateFabio Bonacina è una colonna portante, e pensante, di una associazione più antica, fondata a Lissone da genitori di ragazzi disabili.

Che entrambi siano stati anche assessori nelle amministrazioni di Progetto Macherio, forse non è un caso.

Bene, possiamo, dobbiamo essere orgogliosi sia di aver pensato e realizzato due risposte al disagio in un paese di modeste dimensioni come il nostro, sia di
ver nutrito nella nostra comunità 
persone tanto sensibili.

Ma oltre l’orgoglio? Se il personale preparato si occupa delle fragilità, noi non possiamo limitarci ad essere spettatori. Il nostro impegno, nostro di semplici membri di una comunità viva, è 
di pre-occuparci, nel doppio significato di avere una particolare attenzione a questi problemi e di occuparcene prima.

Prima come? Semplicemente con l’operazione, che spesso dimentichiamo perché ci inquieta, di “metterci nei loro panni” o nei panni delle loro famiglie.
 
Chiedersi, ogni tanto: perché è capitato a loro e non a noi? ai loro figli e non ai nostri? Un altro passo e la domanda, questa ancor più disturbante, sarà: perché è capitato ad altri nascere in un paese povero di risorse ma ricco di guerre, e non a me? Perché è toccata a 
loro la disperazione e a noi la serenità?

Se la risposta spiccia tira in ballo le nostre capacità o addirittura la nostra superiorità, e non soltanto il caso, allora vuol dire inequivocabilmente che siamo mediocri, superbi, e anche un po’ stupidi.

Franco Verga



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