MACHERIO: TRANVAI A MACHERIO

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Inizia da questo numero la collaborazione al nostro giornale di un autentico cacciatore di documenti storici, rielaboratore di fatti e aneddoti brianzoli, custode temporaneo come ama definirsi e, innanzitutto, macheriese di nascita e di spirito. Angelo Cecchetti ci proporrà, di volta in volta, una rivisitazione del nostro passato, corredata da fotografie, cartoline, stampati di ogni genere, articoli di giornale, con un occhio di particolare riguardo per il suo e nostro paese.

Da dove deriva la parola Tram? Si dice da questo fatto: Beniamino Outram alla fine del 1700 installò le prime guide di ferro (rotaie). Queste strade presero il nome di Outram’s way cioè strade di Outram, da qui, col passar del tempo, Tramway. Alla fine delle 1800 i buoni milanesi lo trasformarono in tramvaj…

I primi tram furono trainati da cavalli (omnibus) per essere sostituiti dai tram a vapore. Finalmente arriviamo al 1890 e da un giornale dell’epoca: “…il 16 luglio fu inaugurata la nuova linea Tramviaria da Milano per Cusano-Monza-Carate. Veramente, per ora, il servizio del tram è limitato sino a Macherio…La società proprietaria di questa linea, THE LOMBARDY ROAD RAILWAYS COMPANY LIMITED, dispone un treno speciale, per gli invitati alla inaugurazione, partendo da Milano percorsa la linea fino a Macherio, il treno ritornò a Monza…” 

Il tracciato della linea a vapore partiva dalla Via Appiani di Monza, giungeva a Vedano al Lambro entrando in paese e transitava davanti alla chiesa, proseguiva uscendo sulla attuale provinciale fino a Biassono e anche qui entrava in paese, passava davanti alla chiesa, proseguiva sulla Via Ansperto da Biassono e ritornava sulla provinciale (l’attuale rotonda con l’ulivo). Quasi al termine di Biassono (l’attuale rotonda Sole Luna, in quanto la strada provinciale, come la conosciamo ora a Macherio, è stata costruita nel 1932), svoltava per via Libertà poi Via Milano e transitava davanti alla chiesa di Macherio, proseguiva per Sovico attraversando il passaggio a livello e anche qui passava davanti alla chiesa di Sovico, poi verso Albiate e terminava a Carate Brianza, dove si congiungeva con la linea Giussano-Milano. 

 La possiamo considerare la via del “tram di gés” (tram delle chiese). Sotto riportato vediamo un prospetto di cosa significasse gestire una attività tramviaria nel 1905. I tram a vapore dell’epoca non erano di dimensione molto grandi, come possiamo conoscerli oggi. Alcuni aspetti sul “codice della strada”. Visto che erano considerati apparecchi pericolosi, furono emesse ordinanze che disciplinavano il transito nei paesi. Una di tale ordinanze disponeva di non superare la velocità di 20 km all’ora e che, all’attraversamento di incroci, il tram fosse anticipato da personale a piedi che con bandiera (ul bandirò) e trombetta avvisasse del passaggio del tram. Allo scopo ci viene in aiuto un disegno satirico del 1879 relativo alla tramvia Monza-Barzanò. “Un tramway guidato da un capotamburo, in costume stranissimo, che precede il convoglio durante la traversata di una paese”.

Dato che il tram passava molto vicino alle porte d’ingresso delle abitazioni, gli incidenti erano frequenti. I giornali dell’epoca spesso segnalavano tristi avvenimenti, relativi alle vie tramviarie della zona. Qualcuno sostiene che se l’appellativo del tram era “UL GAMBA DE LEGN”, il motivo era dovuto proprio alle numerose amputazioni degli arti e di conseguenza all’utilizzo della protesi: di legno, per l’appunto. Con la novità di mezzi di trasporto come tram e treni vengono a crearsi nuove strutture accessorie con i relativi nomi, che la popolazione dovrà apprendere, come ad esempio i passaggi a livello.

In Via Italia il passagio a livello non era dotato di stanghe, bensì di cancelli; per questo all’epoca era chiamato il rione cancelli. Il termine “passaggio a livello” nasce dalle prime indicazioni tecniche, laddove la strada ferrata (binari) veniva ad attraversare un incrocio, le rotaie dovevano essere “a livello” del manto stradale.

THE LOMBARDY ROAD RAILWAYS COMPANY LIMITED smette di operare nel 1918. Dall’anno successivo sono subentrate altre società: EDISON – TRAMVIE INTERPROVINCIALI PADANE. Nel 1932 si costruisce la nuova provinciale del paese con il cavalcavia sulla linea ferroviaria Seregno-Bergamo e si mettono le nuove rotaie per il tram elettrico con tanto di fasci littori sulle spalle del ponte. 

La società gestore della linea è cambiata: ora è la S.T.E.L. Società Trazione Elettrica Lombarda e la vecchia tramvia a vapore nei centri dei paesi viene smatellata. L’energia elettrica ha preso il posto del vapore, è il regno del tram ”cunt la pertegheta” cioè il trolley o asta di captazione, che era la pertica che collegava il tram al cavo della corrente (sostituito in seguito dal pantografo), inoltre l’autista del tram aveva in dotazione una pertica che serviva nel caso in cui il tram si scollegasse dal cavo elettrico. 

Gli ultimi tram a Macherio hanno viaggiato fino all’inizi degli anni ’60 per lasciare il posto ai pulmann. I resti delle rotaie erano ancora visibili fino alla fine degli anni ‘60, poi tutto è passato nella damnatio memoriae, e non solo quello. L’ultima notiziola riferita ai tram è quella riferita al dialetto milanese, la prima già accennata Tramvaj forma milanesizzata del tram way, poi abbiamo alcuni detti: “Se me nonu al g’aveva la pertegheta l’eva un tram” (se mio nonno aveva il trolley, era un tram) significa cosa difficilmente fattibile; l’altra “Taches a la pertegheta o taches al tram” è un modo gentile per dire a uno di arrangiarsi.

Mancano, a questo breve racconto, tutte le avventure, gli aneddoti che migliaia di persone han trascorso sulle vechie seggiole del tram, mentre si recavano al lavoro, a scuola, a truvà la murusa o altro… io mi fermo qui, sono arrivato alla mia fermata, scendo i tri basej e senza vultass saludi.

A cura di

Angelo Cecchetti




 Di fotografie di tram a vapore che transitano a Macherio non ce ne sono, al momento; ci viene in aiuto un dipinto eseguito dal macheriese Saini.

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