MACHERIO SI RINNOVA

Si sta assistendo, e più ancora si assisterà, a cambiamenti notevoli nel panorama urbanistico di Macherio. Alcune operazioni sono giunte al termine, altre hanno iniziato il loro indispensabile iter, altre ancora possono ragionevolmente vedere la luce in tempi non biblici. 

Se e quando tutte saranno completate, allora il nostro paese apparirà, soprattutto all’occhio del macheriese trasferito altrove in visita ai suoi, veramente trasformato. Certo, in ogni Comune di origini remote è pressoché impossibile sostituire immobili vetusti e interi cortili con strutture più consone alle abitudini moderne. E non è detto che l’innovazione costituisca sempre e comunque un miglioramento. 

È un’esperienza datata solo pochi decenni fa la furia demolitrice di cascine e corti storiche, sulle cui ceneri sono spuntati condomini non sempre coerenti con l’ambiente circostante. 

Peccato, perché in altre zone d’Italia si è riusciti magistralmente a coniugare tradizione e modernità. Nessuno rimpiange i tempi in cui per fare pipì bisognava attraversare il cortile e avventurarsi in quello che solo una buona dose di fantasia poteva chiamare toilette, ma è legittimo rimpiangere gli archi, i mattoni a vista, la struttura orizzontale, che non era obbligatorio eliminare. 

Per questo, dopo molti anni, colpevoli anni, di legittimazione o di indifferenza verso edificazioni  selvagge, si mise mano a una programmazione urbanistica, che non aveva il potere di cancellare il malfatto ma almeno di impedirne altro. Adesso è il momento di recuperare il recuperabile. 

Capannoni dismessi, che non ha senso ricostruire nello stesso spazio, caseggiati ormai obsoleti, aree abbandonate: non è più tempo, per fortuna, di lasciare mano libera a imprenditori dalla vista tanto più corta in quanto a senso del decoro edilizio quanto più lunga in quanto a senso dell’affare. 

Tutti devono rispettare le norme studiate per una crescita il più possibile armoniosa; ci si impiegherà qualche anno in più, tra progetti, trattative con il Comune, autorizzazioni, ma ne vale la pena: sicuramente per la comunità. Ne abbiamo prova tangibile nelle ultime importanti, e addirittura imponenti, iniziative. Una è giunta al termine. 

Si tratta delle due palazzine sorte nell’area tra le vie Verdi e 1° Maggio, la cui riproduzione campeggia in prima pagina. Ma l’intervento sicuramente più importante, sia da un punto di vista quantitativo che da quello qualitativo, riguarda il comparto compreso tra le vie Piave, Vittorio Veneto, 1° Maggio. 

Questo giornale lo ha già illustrato pochi mesi fa, ma ora il progetto ha avuto il via libera ufficiale dal consiglio comunale di Macherio nella seduta del 19 ottobre. E deve essere un progetto molto positivamente incisivo sul nostro territorio, se ad approvarlo sono stati tutti i componenti della massima istituzione locale: sia il gruppo di maggioranza di Progetto Macherio Bareggia, sia i due gruppi di opposizione, Centrodestra per il cambiamento e Fratelli d’Italia. 

Lo riassumiamo per sommi capi. L’ampia area interessata al grande intervento di recupero era ed è tuttora occupata da un capannone industriale, da anni dismesso. Una volta demolito, verrà rimpiazzato da nuovi edifici residenziali e commerciali, che collegheranno piazza del Lavatoio con il piazzale della Stazione.

Qualche numero. Dato l’indice di edificabilità ammesso in quella zona, la proprietà poteva costruire 14.080 mc, concordando invece con l’amministrazione comunale un ridimensionamento a 11.935 mc. 

Per comodità ricordiamo che, essendo gli appartamenti alti mediamente 3 metri, in pratica si sta parlando di complessivi 4.000 metri quadrati. Ma oltre ai volumi chiusi, un progetto va valutato per le superfici aperte, vale a dire verde, percorsi, piazzole, arredi esterni, parcheggi. 

È su questo che deve puntare l’amministrazione pubblica, altrimenti ci si limiterebbe ad accettare supinamente i pur legittimi interessi del privato. Dunque, di fronte a 2513 mq di superficie residenziale e a 772 mq di terziario, sono interessati, tra parcheggi, percorsi, piazze, verde, più di 5.000 mq. Inoltre nella trattativa tra amministrazione comunale e privato, quest’ultimo si è accollato l’intera sistemazione del grande parcheggio esterno posto a fianco delle costruzioni su via Piave: quelle contraddistinte da diversi vivaci colori, per intenderci. 

Altri numeri: quelli dei costi sostenuti dal privato, non ovviamente per l’edificazione ma per le opere che riguardano la collettività. Per l’urbanizzazione primaria (strade di accesso, allacciamenti, reti di acqua, luce, gas, telefono) 451.000€, per l’urbanizzazione secondaria (scuole, impianti sportivi e culturali, aree verdi pubbliche) 167.000€, per opere aggiuntive 150.000€ (parcheggio esterno di via Piave) + 69.000€ per piazza. Totale concordato 838.000€, invece dei 198.000€ previsti dalle norme urbanistiche. 

Infine, i numeri sui tempi. Il cronoprogramma prevede la demolizione dell’esistente a partire dal secondo trimestre dell’anno entrante, la fase delle costruzioni dei tre edifici tra il 2022 e il 2026, i percorsi interni con le piazzole tra il 2022 e il 2023, i parcheggi nel 2024. Viene così ad attuarsi un intervento destinato a dare un volto nuovo a una area del paese tra le più pregiate per la sua centralità, così come disegnata nel piano regolatore voluto dall’amministrazione di alcuni anni fa, sempre timbrata Progetto Macherio e guidata dal sindaco Verga e dall’assessore arch. Corbetta. Quali altri recuperi concorrerebbero ad ammodernare Macherio senza deturparne l’identità? Parliamo appositamente di recuperi e non di nuove edificazioni. 

La distinzione è essenziale. I 3 chilometri quadrati su cui si estende il territorio macheriese consentirebbero altri insediamenti con un significativo aumento di popolazione. Ma più edifici più cemento, è ovvio, e più cemento meno verde, lapalissiano. E non è questo che vogliono i Macheriesi, tanto è vero che hanno sostenuto il programma elettorale di Progetto Macherio Bareggia, eleggendone sindaco e consiglieri comunali con un voto inequivocabile. 

Il programma recitava: “Consumo di suolo zero”. Per questo gli edifici già completati o in fase di realizzazione o sono sorti su aree da sempre destinate all’edilizia o sorgeranno su aree industriali abbandonate. Con l’ulteriore vantaggio di allontanare dal centro attività poco compatibili. 

Ce ne sono ancora? Sì, e non poche. L’ex Fossati, ad esempio, in via Vittorio Veneto e in via Laghetto. Ma anche altri edifici di diverso uso, anzi senza più uso, come quelli collocati vicino alla piazza di Bareggia o come l’ex caserma dei Carabinieri in via Visconti. 

Sono tutte costruzioni di proprietà privata e necessitano, quindi, della volontà del privato a rinnovarsi. L’amministrazione comunale ha il compito di agevolare tale volontà, avendo sempre come linea-guida l’interesse pubblico.


Commenti

faithfulhaddix ha detto…
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