MACHERIO: IN TRENT' ANNI A MACHERIO E' CAMBIATO TUTTO


Come è possibile passare da un paese allietato dal vocio di 350 bambini (sotto i 6 anni) a uno con appena 250? O si tratta di due paesi diversi, o di un paese che nel tempo si è spopolato. O di Macherio.
Che, del resto, ha seguito la storia di tanti altri Comuni, più piccoli e più grandi. Non c’entra lo spopolamento, caso mai lo spopolamento infantile. Prendiamo una data di inizio e una di fine. Dunque: 1960, sessant’anni fa. Macherio conta (arrotonderemo tutti i numeri per renderne più facile la lettura) 4500 abitanti.

Tra di loro, le fasce estreme, quella dei piccini (0/5 anni) e quella dei vecchi (oltre i 75 anni) ne rappresentano una discreta fetta: appunto 350 nipotini e 75 nonni. I bambini lasciano il posto ai vecchi. 

Facciamo subito un salto in avanti di un trentennio. Siamo nel 1990: i bambini in età prescolare si sono ridotti di un centinaio (quindi sono scesi a 250), gli over75 sono quadruplicati, superando quota 300. 

Il dato più intrigante è che la popolazione totale è passata da 4500 a quasi 6500. Di fronte a un aumento degli abitanti superiore al 40%, il numero dei bambini si dimezza (dall’8 al 4%), mentre gli anziani salgono dal 2 al 5%. Non è una rivoluzione? Una prima rivoluzione. 

La seconda riguarda il dove risiedono tutti questi Macheriesi. In quante e quali abitazioni? Nel trentennio preso in esame (1960/1990) il nostro paese sfiora il raddoppio delle case e lo sfonda in quanto a vani. 

Dai 1200 appartamenti si passa ai 2200 e dai 3600 vani si arriva a quasi 9000. Un salutare salto di qualità che permette condizioni di vita più comode e consone alle esigenze della modernità. La qualità dipende anche, come spesso accade nella vita, da alcuni dettagli a prima vista trascurabili. Ma bisognava chiederlo ai Macheriesi negli anni sessanta se non avere il gabinetto in casa era così poco importante. In effetti solo 1 su 4 poteva vantare tale privilegio. Di lì a trent’anni l’avrebbero avuto tutti. 

Più cemento = meno verde L’aumento di popolazione e, ancor più, di edifici presenta, ovviamente, pure un rovescio della medaglia. Più cemento meno verde: non si scappa. La densità, vale a dire proprio il rapporto tra abitanti e kmq di territorio, inizialmente ferma a 1400, balza a 2000: il 40 e rotti per cento in più. Insomma, si sta più larghi in casa, più strettini fuori. 

Industria: parola superata Terza rivoluzione: l’attività lavorativa. All’inizio del nostro percorso (anno 1960) quasi tutti i lavoratori macheriesi sono impiegati nell’industria: l’86%, tra tessile, meccanica e legno. Alla fine (anno 1990) sono scesi sotto il 60%. E gli altri? L’agricoltura è scomparsa da ancor prima della guerra, il resto va catalogato sotto la voce “servizi”. Rivoluzione numero 4: l’istruzione. Pur tenendo sempre presente che la popolazione è aumentata, in trent’anni, del 40%, certi numeri fanno impressione. Nel 1960 Macherio poteva contare su 14 laureati: una vera rarità, chissà in quale considerazione erano tenuti. Nel 1990 se ne contano 130, già una bella rappresentanza.

S’avanza una strana schiera: i diplomati Ancor più marcata la differenza tra diplomati: una pattuglietta di 64 sessant’anni fa, un plotoncino di 1100 trent’anni fa. 

Con il titolo di licenza media, poi, un salto vertiginoso: erano solo 300 e via via sono diventati 2000. Naturalmente inverso è il cammino di coloro che si sono fermati subito dopo le elementari, scesi da 3000 a 2400. 

Ma in quegli anni si assiste a una rivoluzione nella rivoluzione, opera interamente delle donne. Non ce n’era nessuna nel 1960 tra i laureati; una cinquantina nel 1990 (insomma, non ancora la metà ma quasi). Grandi cambiamenti, come mai si erano visti prima con la stessa rapidità. 

Ma, vien subito da pensare, cambia anche la politica? Chi amministra Macherio? Qui il confronto merita qualche tappa intermedia. Il tramonto di un regno Partiamo sempre dal 1960. Si presentano alle elezioni comunali (allora, e fino al 1995 non si votava direttamente il sindaco, ma solo liste di partito; sindaco e assessori venivano scelti al loro interno) due schieramenti: DC (traduciamo per i giovani e gli smemorati: Democrazia Cristiana) e PCI-PSI alleati (Partito Comunista Italiano e Partito Socialista Italiano). 

Non c’è storia: la Dc stravince con il 76% dei voti. 1970, due turni elettorali dopo. La DC cala di qualcosina (67%), i due partiti di sinistra si sono separati, tanto per cambiare: il Pci ottine il 21% dei consensi, il Psi il 12%. Ancora un salto di dieci anni, 1980. Calo vistoso dei democristiani (53%), balzo consistente dei comunisti (30%), tenuta dei socialisti (11%), ingresso a sorpresa dei socialdemocratici (PSDI: 6%).

Ultimo raffronto, 1990. Aumenta la concorrenza e, fatalmente, diminuiscono i voti per i partiti tradizionali. Dc 40%, Pci 26%, Psi 14%, Psdi 6% e, altra novità, PRI (Partito Repubblicano Italiano) insieme a Indipendenti 14%. Fin qui la storia. Il resto è cronaca recente. 

Dopo il crollo del Muro di Berlino e dopo Tangentopoli, cambia tutto; tra il tutto, anche il sistema elettorale che introdurrà l’elezione diretta del sindaco. E da allora è Progetto Macherio. 

Franco Verga

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