MACHERIO: UNA BELLA STORIA


Quella che vi voglio raccontare in un periodo difficile è una storia semplice ma bella, avendo avuto il piacere di conoscere Emanuel Osiomwan, nostro concittadino da molti anni insieme alla propria famiglia. 

I genitori di origini nigeriane, provenienti da Benin City, città con un numero di abitanti considerevole (1.150.000), si trasferirono in Italia nel 1996 a Torino, per poi spostarsi a Bareggia dove ebbero la possibilità di creare una famiglia composta da Anna Maria la sorella più piccola, Becky e Emanuel il figlio più grande. 

Dialogando con lui a distanza grazie alla tecnologia, visto il difficile momento sanitario, ho avuto l’opportunità di conoscere un ragazzo con dei grandi valori improntati verso il prossimo e la famiglia. Si capisce subito che i suoi genitori sono stati e sono punti di riferimento imprescindibile per la crescita e per la maturazione di Emanuel. 

Come ci ha tenuto a sottolineare, lo spronavano a guardare avanti, a non abbattersi mai, a seguire sempre persone positive. Questi valori assorbiti dall’esempio della famiglia si sono manifestati positivamente nell’ambito oratoriano, dove Emanuel si è impegnato come volontario, come aiuto catechista, animatore del centro estivo e partecipante alle fiaccolate organizzate sempre dalla Parrocchia Bareggese. Per lui l’oratorio è stato un luogo di grande crescita personale ed educativa, attraverso le figure delle mamme, delle Suore e di Don Franco, punto cardine per tutti i Bareggesi. 


Una grande attenzione verso il prossimo, una dedizione naturale ad aiutare l’altro l’hanno portato a cimentarsi come volontario nell’iniziativa chiamata Clowneria, che intende sostenere i bambini malati e ospedalizzati, i disabili e tutti gli anziani, cercando di regalare loro un sorriso. Per Emanuel si è trattato di una esperienza bella e interessante, con la quale ha potuto crescere cercando di regalare momenti di felicità e attimi di spensieratezza a persone in difficoltà. 

Dialogando con lui, da subito ho percepito la sua positività e la sua voglia di raccontare le proprie esperienze, vissute sin da bambino vispo e biricchino (così sì è definito) nel frequentare la scuola Gianni Rodari di Bareggia. Le insegnanti sono state figure importanti per la sua crescita, in modo speciale l’insegnante Teresa che con grande affetto lo chiamava “Bacio Perugina“ riempiendolo di attenzioni e amore. Non può dimenticare anche le educatrici del doposcuola, quando il pullmino caricava i ragazzi, molti dei quali di diverse etnie, per portarli al Centro per la Famiglia a Macherio. Si trovavano per fare i compiti, per perfezionare l’Italiano e per giocare insieme. Un luogo di integrazione e di unione unico. 

Alla domanda: ma cosa vorresti fare da grande, una volta terminati gli studi? La risposta di Emanuel è stata tutt’altro che scontata e ancora una volta è uscito il suo grande cuore verso il prossimo. “Vorrei lasciare qualcosa, sempre in ambito della biomedica, che possa aiutare l’umanità e che possa essere utile a tutti perché tutti possiamo stare meglio. Vorrei ridare ad atri tutto ciò di buono che io ho ricevuto”. 

Emanuel si è laureato in Ingegneria Biomedica al Politecnico di Milano grazie alle proprie capacità e alla propria determinazione, ma ha voluto continuare i propri studi nella Magistrale Biomedica avendo una grande passione per la chimica e la scienza. 

Non è solo una bella storia per lui. Lo è per tutti noi. 

a cura di Alessandro Casiraghi

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