MACHERIO: UNA BRIANZA TUTTA DA RIDERE


Non si capisce bene se è vero o se è una bufala, se è diventato l’inno ufficiale (speriamo almeno non pagato) della Brianza o se, più modestamente, sono i suoi autori a sperare che lo diventi. Nell’un caso o nell’altro, la cosa preoccupa. Come devono preoccupare tutte le persone che si prendono sul serio, senza accorgersi che al solo apparire destano ilarità. 

Dunque, sta girando un video, recensito da alcuni giornali con parole se non di entusiasmo, di compiacimento, che inquadra un tizio attorniato da sette tiziette che si agitano freneticamente nel vuoto, lui parrebbe mentre canta, loro mentre ballano o qualcosa di simile. Il titolo è di quelli che lasciano il segno; lo devono aver studiato a fondo: “Brianza Alé Olà”. 

Il testo, in compenso, non si limita (magari!) ad associare ai Brianzoli la spensieratezza dell’Alé Olà, ma “approfondisce”. Così: “A Monza c’è la Reggia, a Lissone c’è il legno, a Como (anche Como in Brianza?) c’ è il lago e io vado a passeggio... La curva di Lesmo regala emozioni per 150 chilometri orari... uauh che tramonto salgo le scale pronta a ammirare la Brianza...” E via litaniando per tre minuti, mentre scorrono i cartelli stradali dei Comuni briantei (sì, c’è anche il nostro) e il tizio + le sette tiziette continuano imperterriti a muovere gambe, glutei e capelli. 

Non vorremmo apparire troppo snob, ma ci dovrebbe essere un limite, non dettato dalla legge sia chiaro, ma dal semplice buon gusto, alle esibizioni che pretendono di rappresentare un intero territorio. Altrimenti, se si ritiene che la Brianza meriti un canticchio purchessia, tanto varrebbe continuare nell’elenco. 

Nel nostro piccolo, proponiamo: “A Barlassina c’è la corsa degli asini” - “Buone le patate di Oreno” - “Venghino venghino ad assaggiare gli asparagi di Mezzago” - “In Brianza c’è il fiume più pulito d’Italia” e chi più ne ha più ne metta. 

Magari con velate allusioni ai termini dialettali con cui vengono da sempre etichettati certi paesi brianzoli: i balabiót di Vedano, i crapóm da Lisóm, i cucù di Sovico, i purcelit di Arcore, i Strii di Meda, i Luròch di Renate, i Gratagaén di Vimercate, i Büscét di Verano. 

Se si riuscisse a trovare una nota di interesse “cultural-turistico” a ognuno dei 55 comuni della Provincia di Monza e Brianza, l’inno magari si allungherebbe fino a diventare un’opera, ma giustizia sarebbe fatta.

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