MACHERIO, FERMIAMO IL FEMMINICIDIO



Avete tolto il senso alle parole”. Togliere il senso alle parole, e con il senso privarle del loro peso, depotenziarle, banalizzarle, scordare l'enorme responsabilità che porta con sé il pronunciarle.

Oggi siamo in piazza per denunciare ancora una volta l'insopportabile violenza a cui sono sottoposte le donne, anche nel nostro paese.
Secondo l'ISTAT e il Ministero delle Pari Opportunità, sono circa 7 milioni le donne che, lo scorso anno, hanno denunciato violenze di ogni tipo da parte degli uomini. 7 MILIONI!!! E molte di più sono le donne che tacciono, per paura, per vergogna, per senso di colpa.

Questi numeri ci parlano di una diffusione del fenomeno capillare, nessun territorio escluso, nemmeno la ricca e avanzatissima Brianza, da cui provengo io. Non si può fingere di non vedere, di non essere coinvolti. Non si può non interrogarsi su quale terreno gli episodi di violenza quotidiana si consumino, perchè il problema è evidente, non è più il singolo atto di violenza. E non si può non vedere la necessità impellente di ritrovare il senso perduto delle parole che oggi si sprecano, si pronunciano con leggerezza, come se si trattasse solo di emissione di fiato che poi vola via, senza alcuna consapevolezza del loro peso.

Non possiamo più ritardare la presa in carico del problema, partendo dall'educazione delle nuove generazioni, che nella frenesia e nella fugacità di quella che, per dirla con Bauman, è una società sempre più liquida, si trovano in un mondo in cui non riescono a riconoscere il valore della propria libertà, data per scontata, banalizzata anche questa, fino al punto di rinunciare ad esercitarla, dimentichi delle lotte e delle conquiste- per nulla scontate- di coloro che ce l'hanno garantita.

Oggi sembra perdere il suo peso anche l'art. 3 della nostra Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”

Dobbiamo URGENTEMENTE ridare a queste parole il loro senso, la loro verità, dobbiamo tornare ad agire, per riprenderci la libertà di essere ciò che siamo, singoli individui in una società di diritto.

La sfida che abbiamo davanti è allora soprattutto educativa, come affermato dalla Presidente di “Bet she can”: “Per voltare davvero pagina occorre partire dalle nostre figlie, cioè educarle fin da piccole a prendere coscienza del loro valore, ad avere coraggio, a non rinunciare in partenza a un sogno”.

Io ho due figlie, femmine per fortuna, che oggi sono qui con noi, in questa piazza. La più grande, 9 anni, alla domanda:” Cosa vuoi fare da grande?”, risponde ormai da tempo: “ Il Presidente del Consiglio dei Ministri.” Forse è solo un sogno di bambina, anche se - ammetto -è con grande orgoglio che ogni volta ascolto le motivazioni di questa sua aspirazione, per nulla scontata e poco inflazionata fra le bambine di oggi.

Non posso fare a meno di pensare allo straordinario coraggio che le servirà anche solo per provare a realizzare questo sogno, oggi, in un Paese in cui la Presidente della Camera dei Deputati è quotidianamente colpita dalle più vergognose, inaccettabili e indegne violenze verbali.

E' anche per questo che siamo qui oggi con la CGIL, che ieri ha festeggiato i suoi 111 anni di attività ed impegno, sempre dalla stessa parte, per difenderei diritti , contro le discriminazioni salariali, normative, occupazionali, per difendere tutte le conquiste sociali e i valori che stanno alla base dell'uguaglianza e della libertà.

Riprendiamocela questa libertà, per noi e per le nostre figlie, perchè non abbiano mai più timore, non si sentano mai più “ inadeguate” o “in colpa”, non si debbano mai più giustificare e possano finalmente essere sfacciatamente belle, sfacciatamente intelligenti, sfacciatamente libere.

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