MACHERIO, NATI PER VIVERE


Giovedì 5 maggio, nella sala mostre di Curt del Cagnat, si è tenuta la presentazione del libro “Nati per vivere. Il paradiso può attendere” di Attilio Rossetti e Momcilo Jankovic, rispettivamente autore delle fotografie e dei testi.

Detto diversamente Rossetti e Jankovic hanno stretto un’alleanza tra immagini e parole per raccontare con occhi diversi dal solito la leucemia, il tumore più frequente tra i bambini (tra i minori affetti da cancro la leucemia si presenta nel 30% dei casi. L’80% riesce a guarirne).


L’obiettivo è assai ambizioso e per certi versi spiazzante: è possibile offrire una visione positiva di una malattia che mette spavento solo a parlarne? Quello intrapreso da Rossetti e Jankovic, pediatra e ematologo presso l’ospedale San Gerardo di Monza, è un percorso durato anni alla ricerca dei piccoli pazienti guariti e diventati grandi. 

Dalla leucemia insomma si può guarire. La forza di questo messaggio è stato potenziato dalla scelta di presentare il libro nei giorni in cui, sempre nella medesima sala, è allestita la mostra fotografica “Nati per vivere”, che riprende molte delle immagini presenti nel volume. 

Il pubblico accorso numeroso, ma mai abbastanza per occasioni di questo tipo, ha potuto così verificare la concretezza di quell’affermazione nei volti dei tanti ex pazienti prestatisi all’esperimento. 

Foto che raccontano di una riconquistata normalità. Del riacciuffare di vecchi sogni interrotti o dello scoprirne di nuovi e inaspettati. Hanno potuto udirlo dalle parole di Valeria, la “ragazza della copertina”. Valeria, in particolare, avendo vissuto in prima persona la malattia, ha potuto raccontare le proprie iniziali esitazioni riguardo alla realizzazione dell’opera dettate innanzitutto dal rifiuto di ritornare con la memoria a un periodo così faticoso della sua vita. 

A lungo si è posta interrogativi che si sentono pronunciare sovente da ex malati e che dicono della difficoltà non solo di guarire ma di accettare poi quanto successo: perché a me? Cosa ho fatto di male? L’esperienza del libro l’ha portata a capovolgere la domanda compiendo una sorta di personale rivoluzione copernicana per nulla facile o scontata: come posso essere utile agli altri? 

Si è risposta che può usare la propria esperienza per dare speranza ai bimbi e ai loro genitori. Che, al di là delle indispensabili cure mediche, è fondamentale per il malato avere vicino persone che credono nella lotta che l’altro sta facendo. 

Senza cedere all’ “insopportabile” compassione. Per capire quanto la normalità possa aiutare il processo di guarigione, Jankovic ha ricordato di un suo piccolo paziente rassicurato dal sapere che la madre, anche in ospedale, anche quando era con lui, portasse con sé il computer per lavorare. 

La tanto sottovalutata routine, insomma, può rappresentare per molti di loro un’ancora di salvezza. Altro aspetto emerso nel corso della serata, forse una delle note più dolenti, riguarda invece più direttamente noi e ha a che fare con la così detta “guarigione sociale”. 

Essa consiste nella diffidenza che viene talvolta rivolta agli ex malati, discriminati anche in attività apparentemente banali, come prendere la patente. 

Pregiudizi che questo libro può certamente contribuire a sfatare. “Nati per vivere – scrive Jankovic – vuole essere un inno alla vita e offrire a tutti i media, anche ai più diffidenti, la storia di una bella realtà. Solo credendo e incoraggiando quanto oggi viene fatto […] si può sperare a breve di riportare alla vita non solo l’80% ma il 100% di questi bambini. I bambini nascono per vivere e diventare il futuro della nostra società”.

Coviello Lucia Grazia

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