MACHERIO, ESSERE SINDACO


Ho incontrato un un cittadino curioso di informazioni sul  mio ruolo, all’oscuro della molteplicità di vincoli che finiscono per limitare l’operato degli amministratori, convinto dei miei poteri assoluti e indistinti in ogni campo. “Ma se vuole può, è il sindaco”. Forse l’ho deluso sgretolando le sue certezze, ma non so se sono riuscita a essere credibile ai suoi occhi.  Ti trovi a essere effettivamente responsabile di tutto senza in realtà avere possibilità e mezzi che, a tuo giudizio, permetterebbero di cambiare le cose che non vanno, di migliorare la macchina comunale , di realizzare progetti  che ritieni prioritari per la tua comunità.


Scarsità di risorse, limiti alla spese, aumento della burocrazia, blocchi di assunzioni del personale, impossibilità di riorganizzazioni interne, divieto di utilizzare liberamente gli avanzi di amministrazione, sono macigni che pesano gravemente sull’amministrare.

E gli portavo alcuni esempi, legati all’esperienza quotidiana di noi amministratori. Abbiamo la necessità di riorganizzare internamente alcuni uffici per una maggiore efficienza dei servizi al cittadino, ma occorre rispettare il limite di spesa del personale, sommato all’impossibilità di sostituire i pensionamenti, visto che è consentita l’assunzione di un dipendente ogni quattro che raggiungono tale traguardo. Non conta se il numero dei dipendenti è già ridotto al minimo, neppure se nel corso degli anni si è tradotta in risparmi la riduzione del numero dei responsabili che, in quanto tali, percepiscono, oltre alo stipendio base, una indennità di posizione: la  prudenza da sempre applicata, non è considerata e chi ha largheggiato quando era possibile, ora subisce conseguenze meno pesanti.

Ci viene finalmente concessa la possibilità di utilizzare una parte di risorse giacenti per gli investimenti, quindi soldi dei nostri cittadini accumulati negli anni  perché non spendibili, ma hai l’obbligo di utilizzarla per la riqualificazione de gli edifici scolastici anche se le priorità, per la comunità, potrebbero essere altre. 

Hai sempre mantenuto delle imposte basse? Lo Stato ha eliminato la TASI e  trasferirà il corrispettivo ai Comuni, quindi chi ha tassato di più riceverà somme più elevate. Se hai fatto un pensiero su un eventuale aumento delle imposte per garantire servizi più efficienti, quest’anno è vietato. Se poi non riesci a far quadrare i bilanci, sei costretto a limare ancora ciò che è già ridotto all’osso, a rinunciare a progetti per la comunità, a studiare tutte le ipotesi possibili per evitare il taglio dei servizi e, a prendere atto.

Nonostante l’ alto indice di virtuosità riconosciuto al nostro Comune, nonostante i bilanci sani, senza debiti, nonostante la bassa tassazione, l’attenzione agli sprechi  che di fatto non esistono e le spese ridotte all’essenziale.  Sta di fatto che la buona amministrazione, oculata, che ha sempre posto la dovuta attenzione all’utilizzo del denaro dei cittadini e al contenimento delle spese, non è riconosciuta. 

Buona norma dovrebbe essere garantire a un comune la libertà di gestire entrate e spese, ovviamente nel rispetto del pareggio di bilancio, quando è autonomo sotto il profilo finanziario  e  si regge quasi totalmente sulle entrate che derivano dai cittadini. Proprio come il nostro che vede ormai i trasferimenti di risorse  ridotti al lumicino: azzerati quelli regionali rimane ancora qualche spicciolo che lo Stato concede.

La soluzione per superare questa situazione assurda e complicata è già nota e si chiama autonomia di cui si parla da decenni. Chi è scelto dai cittadini per amministrare deve aver la possibilità di decidere quanto, come e dove spendere le proprie risorse per la comunità. Il conto lo pagherà a fine mandato attraverso il giudizio degli elettori. Questo chiediamo oggi ai nostri rappresentanti politici.

Così anche il mio cittadino sarà contento e avrà le idee chiare sul ruolo del suo sindaco.

Mariarosa Redaelli







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