MACHERIO, RICORDI DI MEINA HOTEL

Lunedì 25 gennaio, in uno dei locali della biblioteca civica di Macherio, si è tenuta una serata all’insegna del ricordo, o meglio della Memoria. Guidato da Rossana Ottolenghi, il pubblico presente ha potuto ripercorrere la storia travagliata e tenace di Becky Behar, madre dell’oratrice e ultima testimone della strage di Meina, deceduta nel 2009. 

Tocca ora alla figlia il compito di proteggere quella memoria. Di raccontare la prima strage nazista avvenuta in Italia. I fatti, in breve, ci raccontano di un albergo a Meina, nota località di villeggiatura sul lago Maggiore, di cui il padre di Becky, Alberto, assume la gestione poco dopo l’entrata in guerra dell’Italia. I ripetuti bombardamenti su Milano e sulle città vicine conducono in quel luogo decine di sfollati. 

Tra questi molti ebrei italiani che sperano di trovare laggiù un briciolo della tranquillità perduta. Si arriva così al settembre del 1943. L’illusione che l’armistizio sia messaggero di pace dura appena qualche giorno. Il 15 settembre del 1943 gli ufficiali e i sottoufficiali del primo battaglione del secondo reggimento Granadieren, là dislocati con il compito di controllare il passaggio verso la Svizzera e impedire la fuga oltre confine dei disertori italiani, irrompono nell’albergo trucidando, nel corso di due terribili notti, sedici ospiti ebrei. Un passaporto turco e l’intervento del console di quel paese permette a Becky e alla sua famiglia di aver salva la vita e di aspettare in Svizzera la fine delle ostilità. Come spesso accade in queste storie di persecuzioni, non si può comprendere l’evento tragico slegandolo dal contesto che l’ha preceduto. 

La proclamazione del manifesto della razza nel 1938, sulla scia delle leggi razziali tedesche, hanno limitato pesantemente i diritti degli ebrei residenti in Italia. La stessa Becky, in seguito a quelle leggi, ha visto la sua vita cambiare. L’espulsione dalla scuola le è costato l’allontanamento dagli amici e soprattutto dall’amata maestra che l’ha aiutata, al tempo del tuo trasferimento dal Belgio in Italia nel 1934, a superare le prime difficoltà con la lingua. 

Il binomio indifferenza-emarginazione che ha condotto alla strage di Meina, è purtroppo tema attuale. I muri di cemento e di pregiudizi che accompagnano la marcia dei migranti sono sintomi di una malapianta che in Europa non è stata del tutto estirpata. 

E che forse sarà contrastabile solo attraverso lo studio e la comprensione delle ragioni degli altri. Attraverso quella ricerca di dialogo e confronto cui Becky ha dedicato buona parte della sua vita adulta.  

Coviello Lucia Grazia




































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