MACHERIO, NOI E L' ISLAM
Questo era il titolo dell'articolo che abbiamo
ritrovato negli archivi del nostro giornale di aprile 2005 quando ancora si
parlava di un gruppo di islamici interessati ad aprire un centro: c'è chi
diceva culturale, chi religioso chi tutte e due.
Sono passato ben 10 anni e a Macherio si sono
susseguite diverse amministrazioni, ma il nodo del contendere rimane. Ora per
farla breve vi portiamo al centro del dibattito, prima però vogliamo chiarire
la nostra posizione, perché pensiamo che simili questioni non possono essere
lasciate ad un singolo sindaco di qualsiasi paese di ogni parte politica, ma
spetterebbe alla politica dei piani alti chiarire da subito la questione con
regole chiare.
Veniamo a Noi. Sappiamo bene tutti dove è stato
aperto il centro islamico a Bareggia. Dove? In una proprietà privata dunque
ceduta ad acquirenti e privati.
Ci
possono fare un centro? Certo, perché
Bareggia come Macherio come l'intera zona degli 8000 Comuni d'Italia, prevedono
la destinazione a culto. Non lo diciamo noi de il Paese o l'amministrazione ma
la Costituzione Italiana: qualsiasi culto, qualsiasi regione. Chiarito che il
capannone in questione è di proprietà privata, verificato che la zona in cui si
trova è compatibile la destinazione associativa, questo dai tempi dei tempi,
proprio per favorire la domanda di religiosità, non rimane che andare al cuore
del problema. Senza timori, senza ipocrisie. Ci si può dichiarare d'accordo o no con la
libertà di culto e in disaccordo con i luoghi di culto? Come riesci ad
esprimere la fede comunitaria senza uno spazio fisico che accoglie la comunità?
Dalle risposta a
queste domande di principio deriva la formulazione di un’altra domanda, assai
concreta, che è la domanda delle domande: Non
si vuole il centro Islamico in quella posizione o non si vuole nessun centro
Islamico in nessuna posizione? E' il posto che non va bene o sono gli islamici?
E' il contenuto o il contenitore?
Se il problema è il contenitore
cioè quello spazio in quella posizione, si può si deve discutere; se il
problema è invece il contenuto, cioè la sola ipotesi di una presenza di
islamici, i margini di intervento sono pochini. Certamente non poteva averne
una amministrazione comunale, in una compravendita tra privati di impedire a
dei cittadini, una volta legittimi proprietari di una struttura privata, di
esercitare il diritto di riunione.
Questa amministrazione oggi come
allora si muove per la difesa della Costituzione per il rispetto della legge e
per far rispettare le regole. Lavora per conciliare e per la convivenza tra
diversi modi di pensare, di parlare, di agire di pregare. Certamente il
percorso intrapreso era ed è una strada dura e ardua. Le strade da percorrere
oltre quella di fare rispettare le regole sono tre:
1) La strada del " Vorrei ma non posso". Vorrei far aprire nessun
centro Islamico, firmo anch'io contro la moschea, prometto davanti a tutti che
ostacolerò in ogni modo questo insediamento. Ma alla fine, se è tutto in
regola, io amministratore, io sindaco dovrò prendere atto. Da militante (magari
leghista comunque di destra) sarò in piazza come no alla moschea, da sindaco (magari
leghista o di destra) nel mio ufficio dovrò firmare sì alla moschea.
2) La strada del " Si arrangino gli uffici". E' solo una questione
tra privati, per quel che riguarda la compravendita, è solo una questione
burocratica per quel che riguarda le autorizzazioni. Io me ne sto alla larga.
3) La strada del "cerchiamo
tutti assieme soluzioni equilibrate" Si ascoltano e si pesano le esigenze
di tutti e si lavora, senza chiasso, per trovare la il punto di mediazione tra
il diritto di pregare e il diritto a stare in pace.
Va da se che l'amministrazione hanno scelto un percorso in salita, pieno di
incognite e di incomprensioni e pieno di insulti.
Oggi come nel 2005 l'azione della
amministrazione oltre a continuare nel tentativo di far rispettare le regole,
va verso la ricerca di un luogo alternativo e un impegno con gli islamici ad una
presenza discreta e rispettosa e per questo è doverosa la collaborazione di
tutti.
Naturalmente oggi come nel 2005, l’atteggiamento dei partiti che
hanno nel dna il loro rifiuto contro gli stranieri (come si è potuto vedere con
i profughi), continua ad essere quello di pura ostilità verso ogni tipo di
integrazione. Nonostante oggi a parole abbiano ricette facili per risolvere la
questione fino ad ora illustrata, durante il loro recente mandato targato Lega
& Forza Italia, nulla è cambiato tutto è rimasto immutato, tanto che oggi
ci ritroviamo a ricordare e cercare di risolvere al meglio un iter Islam ancora
ancora tutto da scrivere.
La speranza è che prevalga la
ragionevolezza sedendosi attorno ad un tavolo, i cittadini bareggesi, i
cittadini islamici assieme all'amministrazione comunale, ad esplorare tutte le vie utili per un accordo giusto e serio.
E’ possibile? Siamo tornati all'interrogativo iniziale. E la risposta non può essere che una: è doveroso.
Bastano due cose: che si prendano le distanze in modo netto dal razzismo e che
non venga più tirato in ballo l’argomento dell’identità geo-cultural-religiosa
della comunità, non solo perché in ogni comunità coesistano sensibilità
diverse, ma soprattutto perché chi ha una vera forte convinta identità è l’ultimo
a temere di perderla per mano di culture, modi di vivere, confessioni religiose
diverse dalla propria.
Nonostante siano passati 10 anni questo articolo ci è parso
ancora molto attuale con domande a cui mancano ancora le risposte. A queste ne
aggiungiamo un’altra: un sindaco cosa può fare in più rispetto a quello che è
stato fatto e si sta’ facendo fino ad ora?
Commenti