MACHERIO, DIECI ANNI INSIEME
Il
Centro Diurno Disabili “Sottosopra” compie dieci anni. Ne parliamo con la
responsabile Cinza Pessina.
Sono trascorsi due lustri dall’apertura
del Centro Diurno Disabili “Sottosopra”, cosa ricorda di quel giorno? Come è
nato e quali difficoltà hanno accompagnato l’inizio del progetto?
Il
periodo dell’apertura del CDD è stato un periodo di grande impegno tuttavia lo
ricordo come un momento di grande entusiasmo dell’equipe di lavoro che piano
piano si è ampliata integrando sempre più collaboratori, sempre più idee nuove
che si costruivano sulle necessità delle persone che nel tempo venivano
accolte.
Siamo nati in corrispondenza dell’uscita della delibera regionale che
istituiva i CDD (centri diurni disabili)
e che ha cambiato il volto degli allora CSE (centri socio-educativi) ed
abbiamo cercato di approfittare di tutte le possibilità offerte dalla nuova
normativa. Abbiamo trovato una grande disponibilità e accoglienza sul
territorio a partire dall’amministrazione fino alle realtà più individuali. Il
Centro è nato “giovane” anche per le caratteristiche degli utenti inseriti e
delle loro famiglie sia dal punto di vista anagrafico che da quello delle idee
che condividiamo e che guidano la filosofia dei nostri interventi.
Perché, come è stato accennato nel corso
della serata inaugurale dei festeggiamenti del decennale, lo scorso 9 maggio, è
fondamentale che la struttura si trovi nel centro del paese?
La
posizione centrale ci permette di non essere isolati dalla comunità e di vivere
il paese con più facilità, la cooperativa Solaris che gestisce il CDD ritiene
che un punto centrale del lavoro educativo con le persone disabili sia la
tensione verso il massimo livello di integrazione possibile tra gli individui che
la frequentano, la comunità locale e la famiglia perciò anche il solo fatto di
poter raggiungere gli spazi pubblici di Macherio senza dover usare il mezzo di
trasporto è positivo. I nostri utenti e
gli operatori sono ormai conosciuti nei negozi, al mercato, in biblioteca … e
dalle persone che frequentano il cuore del paese, in questo caso il fattore
logistico è una facilitazione per noi e un segno qualificante di apertura e di
accoglienza della diversità da parte dei cittadini di Macherio.
A quali persone è destinato e come si
articola la giornata all’interno del Centro?
Un
Centro Diurno Disabili in genere è destinato a persone che hanno importanti
compromissioni delle autonomie, è un servizio socio-sanitario integrato che si
offre come un appoggio alla vita della famiglia. Le attività del Centro sono di
vario genere: è garantita l’assistenza per le attività di vita quotidiana
(igiene, alimentazione, movimento), sono presidiati i bisogni di tipo sanitario
con la presenza di un’infermiera, la consulenza di un medico neuropsichiatra,
un medico fisiatra e varie figure riabilitative (fisioterapista,
psicomotricista, musicoterapista e arteterapista); ma soprattutto vengono
progettati e realizzati spazi per attività educative mirate alla crescita e al
mantenimento delle capacità di ognuno nelle principali aree di sviluppo
(autonomie personali, socializzazione, sfera dell’identità personale ed emotiva)
in un’ottica di integrazione tra risposte ai bisogni sanitari e realizzazione
del potenziale individuale. La giornata è articolata in due fasce di attività
di piccolo gruppo (uno la mattina e uno nel pomeriggio) che si intersecano con
interventi a carattere individualizzato; il pranzo insieme e i momenti dedicati
all’igiene personale consentono poi di soddisfare i bisogni primari e nel
contempo di lavorare in senso educativo sulle autonomie personali.
Molte sono le collaborazioni di cui vi
avvalete. In che modo partecipano alla vita del Centro?
In
questi dieci anni abbiamo avviato numerose collaborazioni, alcune sono rimaste
dei punti fermi nella nostra programmazione annuale come la gita con il CAI di
Macherio e le famiglie dei nostri ospiti, altre appartengono a periodi della
nostra storia e hanno seguito percorsi legati alle vicende personali come
quella con Baush & Lomb che ha segnato un grande aiuto a livello economico
ma soprattutto delle bellissime relazioni personali tra lavoratori di contesti
così diversi e gli utenti del Centro. Alcune sono nel nostro DNA di servizio
come quelle con i Comuni che condividono i progetti di vita delle persone che
abbiamo in carico oppure segno del buon funzionamento della rete dei servizi
come quella con l’associazione dei medici di base con cui condividiamo lo
stabile, altri derivano dalla spontanea iniziativa di persone che si avvicinano
a noi come dimostra la storia dei tanti volontari che prestano il loro supporto
alle attività del centro: alcuni di loro sono con noi da quando abbiamo aperto
grazie anche al coinvolgimento della parrocchia e quest’anno riceveranno un
riconoscimento pubblico dall’amministrazione comunale per il loro lavoro.
Il raggiungimento di un traguardo tanto
importante porta solitamente a fare bilanci. Come giudica questi primi dieci
anni?
Il
bilancio, anche per quanto sopra esposto è senza dubbio positivo, tuttavia come
servizio territoriale sappiamo che questa valutazione deve essere condivisa
prima di tutto dalle famiglie dei nostri ospiti e dalla comunità in generale.
In questo modo sarà possibile continuare a confrontarci con il tessuto in cui
siamo inseriti e non solo con gli addetti ai lavori o ai professionisti del
settore.
E il futuro? Come si immagina il Centro
tra dieci anni? Quali i progetti a breve termine e gli obiettivi che si
vorrebbero raggiungere?
Sicuramente
la nostra attenzione è dedicata ad aumentare sempre di più le occasioni di
inclusione sociale per i nostri ospiti e a incrementare le loro opportunità (attualmente
abbiamo in cantiere progetti legati all’ampliamento delle attività motorie).
Come professionisti del settore ci piacerebbe divulgare e utilizzare sempre più
specifiche tecniche che aiutino le persone con disabilità grave a interagire
con il mondo dei non professionisti come ad esempio le tecniche di
Comunicazione Aumentativa e portare l’attenzione della comunità sulle tematiche
delle pari opportunità e dei diritti delle persone con ritardo mentale e con
disabilità psichica.
Coviello
Lucia Grazia
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