MACHERIO, PUNTINI SULLE I
«[…] E
dissero: “Tutto ciò che ha detto Iod/Dio faremo e ascolteremo”. Con questo
impeto d’accoglienza un popolo intero in viaggio nel deserto, sovverte l’ordine
naturale delle precedenze e mette il verbo fare prima dell’ascoltare: “Faremo e
ascolteremo”. C’è un tempo in cui l’urgenza del rispondere anticipa le parole
di una richiesta, di una chiamata, perché si è improvvisamente già pronti. Sono
passi impulsivi, ma pieni di integrità. Espongono e insieme danno fondamento.
[…]» (da “Precedenza del fare” - Erri De Luca
– «Un papavero rosso all’occhiello senza coglierne il fiore»)
Ci sono errori, se errori si possono chiamare,
che stanno dentro questo “bisogno del fare”. Tutta la vicenda dell’orto
didattico predisposto da volontari in area di rispetto cimiteriale di Bareggia
a me pare appartenga a questa “categoria di errori”, sempre se di errore si
tratta, “Chi fa può sbagliare. Solo chi non fa nulla non sbaglia mai”. E’ una
massima che non ha trattenuto la spinta che ha animato dei “nonni volontari” a costruire
il manufatto idoneo a realizzare quell’orto. Come dovuto agli attori di altre
autonome lodevoli iniziative esclusivamente tese al maggior benessere di una
comunità, a questi nonni si deve rispetto e gratitudine, nulla di altro, ma niente
di meno di ciò.
Pertanto, le parole che dedico a loro, di Erri
De Luca, a me pare che non siano né esagerate, né tanto meno stucchevoli o,
peggio, ipocrite.
Quegli “orti” sono comunque diventati famosi
sulle pagine dei giornali locali e manna per la loro fame di scoop. Notizie
“bomba”, non sempre reperibili settimanalmente nella pigra vita provinciale dei
nostri paeselli.
Per fortuna di questi fogli, ci sono soggetti “integerrimi
custodi del bene comune”, che alimentano i titoloni e favoriscono la loro vendita.
Dopo i titoloni dei giornali, per paura che fosse
sfuggito a qualche “cittadino distratto” il fatto, si sono visti per il paese
manifesti fitti fitti di parole, ancorché di difficile lettura, a firma dei due
gruppi consigliari d’opposizione.
Il manifesto, per sintetico personale giudizio,
è l'ennesimo esempio di “volgare” attacco personale a esponenti della
controparte politica. La volgarità delle parole e dei concetti usati altro non
è che la modalità in cui si manifesta la distorsione della contesa partitica,
scaduta ormai ai più indigesti personalismi, non escluso l’utilizzo di lettere
anonime per lo più riguardanti situazioni personali. Lascio ai lettori ogni
giudizio su tale prassi.
Per contro e comunque, chi non è disattento
alle cose pubbliche del nostro paese sa che gli attuali esponenti del
cosiddetto centro-destra sono usi fin dalla loro apparizione sulla “scena
politica” macheriese a questo linguaggio e a questa prassi dialettica. Non si
stigmatizzano, anche con “giudizi” radicali e taglienti, le idee, i programmi,
le opere degli odiati “comunistelli”, si preferisce di gran lunga manipolare i
fatti, inventare situazioni più o meno verosimili, pretendere comportamenti che
ci si guarda bene, per parte propria, dal praticare.
Per chi, come il sottoscritto, è convinto della
“sostanziale bontà democratica” dell'alternanza fra diverse forze politiche
nella gestione della “cosa pubblica”, è doloroso constatare come, a Macherio,
l'azione del centro-destra (e di troppi suoi esponenti) di questi ultimi anni,
sia improntata ad una pseudo-politica: ideologica e strumentale.
Il prevalere dell'ideologia attiene alla
pretesa di squalificare le controparti per il solo fatto di essere diverse.
La strumentalità riguarda la frequentazione di
una prassi che manipola la teoria e la pratica altrui, con il solo intento di
“andare sempre contro”, di lamentare scandali, di paventare misfatti. Il solo
risultato ottenuto è invece quello di “non prendere in nessuna considerazione”:
i diritti, le ragioni e le esigenze dei propri cittadini. Di più, a scapito di
essi, si subordinano l’attuazione e il funzionamento dell’apparato pubblico
alla sterile polemica distruttiva, praticando logiche da “muoia Sansone con
tutti i filistei”.
I frutti di questa pseudo-politica amministrativa
del centro-destra locale si sprecano ed hanno evidenza macroscopica nel
triennio amministrativo passato sotto la loro guida (non sono giunti, per
propria mano, alla fine dei 5 anni). Tre soli esempi:
Ø pur di non attuare
programmi già avviati (ristrutturazione ex-Scuola media ad uso Municipio,
servizi infrastrutturali alla piscina in zona Bareggia) “regalano” oltre due
milioni di euro alla Stato.
Ø Interrompono le azioni
volte a risolvere le magagne del tetto fotovoltaico della nuova Scuola Media e
nulla fanno per perseguire le responsabilità della ditta appaltatrice (è più
importante sottolineare che è opera del centro-sinistra che risolvere il
disagio ai ragazzi ed agli insegnanti che la frequentano).
Ø Si sfarinano in
gruppetti e non portano ad approvazione il nuovo PGT, lo strumento più
importante per la vita, non solo economica, di Macherio (approvato dalla
Commissaria). Etc., etc., etc.
Per tornare al manifesto!
Credo sia fondamentale, innanzitutto, ricordare
che ogni eletto in un Consiglio Comunale è, pur facente parte di uno specifico partito/movimento,
responsabile di tutta la cittadinanza, sia essa: elettrice o no, amica o no. Responsabili,
infatti, devono essere non solo il Sindaco, ma anche ogni singolo consigliere
ed assessore nominato.
La responsabilità
è, in primis, intraprendere ogni proprio specifico cammino tenendo ferma
l’unica “stella polare” che giustifica e legittima ogni politica amministrativa:
«il cittadino, i suoi diritti e le sue esigenze, al fine di far crescere sempre
più il senso di cittadinanza di una comunità.» Il principio è anche
dovere primario per le maestranze dell’ente locale che sono chiamate, nell’espletamento
dei rispettivi ruoli, a mettere la propria competenza e professionalità al
servizio dei cittadini stessi.
Alla luce di ciò c’è un passaggio nel manifesto
che mette in evidenza l’assoluta inadeguatezza a questo basilare principio dei
due gruppi del centro-destra locale: «[…]
Dopo una PRIMA INFORMALE RICHIESTA DI CHIARIMENTI da parte di un Consigliere di
opposizione a seguito del PESANTE SILENZIO della “Giunta”, si è reso necessario
come ATTO DOVUTO, un esposto ufficiale.
[…]»
Infatti:
“Dopo una PRIMA INFORMALE RICHIESTA DI CHIARIMENTI”. Si ammette di essere
stati a conoscenza di cosa si stesse facendo presso gli orti di Bareggia: un
manufatto per dare corso ad un preciso progetto didattico, costruito col
contributo fondamentale di volontari in accordo con la scuola Rodari;
“si è reso necessario come
ATTO DOVUTO, un esposto ufficiale.” (Sorvolando sul “pesante silenzio” locuzione
pleonastica del tutto superflua) è bene dire che non c’è nessun “atto dovuto”
ma solo un “atto voluto” che,
proprio per forma e sostanza, ha privilegiato la ghiotta opportunità di
attaccare l’Amministrazione Redaelli, a scapito dei ragazzi della scuola, dei
loro insegnanti e dei nonni volontari. Infatti, per precisa voluta scelta si è strumentalizzato il progetto “orto
didattico”, alla faccia dei ragazzi e dei nonni, se è vero come è vero che: a
seguito dell’esposto, il comandante Francesco Farina della locale Polizia
Urbana, con lodevole solerzia, ha aperto una procedura notificando il tutto alla
Procura. A ciò ha fatto seguito l’ordinanza del capo settore urbanistico del
Comune.
«[…] PER
CHIAREZZA SIAMO FAVOREVOLI AL PROGETTO ORTO DIDATTICO E NE ABBIAMO PIÙ’ VOLTE
CHIESTO LA RIATTIVAZIONE A VANTAGGIO DI NONNI E BIMBI.[…]»
A me pare tardiva, a mo’ di “lacrime di
coccodrillo”, la strumentale richiesta di riattivazione del progetto, come
sembra falsa, nei fatti, l’affermazione di favore verso il progetto stesso.
Tutte “pezze” rabberciate a posteriori per tentare di giustificare un atto
improvvido e irrispettoso verso attori, piccoli e grandi, sostanzialmente
innocenti.
Si converrà, che potevano attaccare il Sindaco
e l’attuale Giunta con mille articoli e manifesti dando libero sfogo al loro “bisogno catartico” d’insultare gli
“sporchi comunisti”, senza redigere nessun esposto.
Va da sé, poi, che parlare del gazebo come di
un abuso edilizio sfiora il ridicolo, se è vero com’è vero, che il manufatto per
specificità strutturale, per scopo e per utilizzo non può essere, tout court,
parificato alla categoria delle costruzioni (concetto non univoco). Come è vero
che altre similari manufatti, eretti nello scorso triennio amministrativo a
guida del centro-destra, non sono mai stati autorizzati, ed ancor oggi privi di
tale legittimità (gazebo e casetta di legno presso i campetti del centro
sportivo). Appellarsi, infine, alla tipologia dell'area su cui insiste la
tettoia non è, in ragione del tipo e delle finalità del manufatto, motivo sicuro
di irregolarità. In piena zona cimiteriale di Macherio, infatti sono poste la
piattaforma ecologica e la torre dei ripetitori telefonici: due costruzioni ben
più invasive.
Auspicando, possibilmente, la più rapida e
positiva soluzione della vicenda dell’orto didattico bareggese, consiglierei
agli esponenti moderati dell’area del
centro-destra di chiedere scusa ai ragazzi della scuola di Bareggia ed ai nonni
volontari. Non per magnanimità d’animo, ma, questo sì, per “ATTO DOVUTO”.
Andrea
Sala
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