MACHERIO, MAI COSI' IN BASSO


Ma proprio basso basso. Può essere che abbiamo già utilizzato questo titolo e non è, pur troppo, escluso che saremo costretti a utilizzare ancora, se si ripeterà la violenza con cui i consiglieri di opposizione (i due di Insieme si può + l’unico di Macherio Bareggia nel Cuore) si sono scagliati contro chi è stato chiamato ad amministrare il Comune, naturalmente a partire dal Sindaco, con toni che hanno superato ogni livello. Incominciamo dal fondo, fondo in tutti i sensi.


Un manifesto firmato dai due gruppi di opposizione spara come titolo “Un Sindaco traditore “.

Un’ingiuria pesantissima mai prima d’ora letta o sentita nella pur inquieta storia politica macheriese. Di quale abominevole colpa si sarebbe macchiata Mariarosa Redaelli? Di aver: citiamo “messo in crisi una intera comunità”.




Qualcuno si era accorto che famiglie macheriesi versavano in profonda crisi non per mancanza di lavoro e di sufficiente risorse, ma a causa di quel formidabile fattore di paralisi che si chiama “Tettoia di orto didattico”?

Perché questo argomento, l’unico argomento che occupa le menti delle opposizioni. Che si spingono non solo a chiedere le dimissioni del Sindaco con conseguente, crisi amministrativa, ma a definire l’esposto da loro presentato e finito in Procura come “atto dovuto “.

Dovuto? Voluto, fortemente voluto, maniacalmente voluto.

Con uno scopo preciso: sparare a zero sul Sindaco, costi quel che costi, con qualunque pretesto, compresa una innocua tettoia.

La dimostrazione? Le parole con cui si chiude il manifesto: “Per chiarezza: siamo favorevoli al progetto orto didattico e ne abbiamo chiesto più volte la riattivazione a vantaggio di nonni e bimbi”

E’ singolare che chi si dichiara favorevole a una iniziativa, faccia un esposto contro quell'iniziativa, ottenendo l’effetto di bloccare per settimane l’utilizzo dell’orto didattico da parte dei bambini delle scuole.





Per chiarezza: l’orto con la sua tettoia era solo l’occasione, non riuscendo a trovare motivi appena più seri, per fare polemica politica. Per la verità, polemica molto, politica zero.

E’ la classica situazione in cui si trova chi non ha niente da dire. E non avevano niente da dire, i consiglieri di minoranza, neppure durante il consiglio comunale del 4 maggio in cui si doveva semplicemente prendere atto della nomina di Franco Verga ad assessore al territorio.
O meglio, hanno parlato molto, molto più del tempo dedicato all’approvazione del bilancio. Per dire cosa?

Fior da fiore. Luca Mariani, capogruppo di Insieme si può, invita Verga a dimettersi subito o, in alternativa, a dimettersi sa direttore de Il Paese, dato che il suo è un “conflitto di interessi mai visto da nessun’ altra parte “.
Ancora: Lei tratta il suo popolo come se fosse un gregge di pecore…. O le pecore seguono fedelmente il suo pastore, e allora significa che si vive in una comunità di geni, o, diversamente, se questi non votano per Lei ed i Suoi compagni, allora le pecore non sono più degne di avere il suo pastore”.

Verga ricordava che conflitto di interessi esiste là dove due o più interessi si sommano e si favoriscono nella stessa persona. “Casomai – ironizza- nel mio caso bisognerebbe parlare di disinteressi, avendo io percepito in 35 anni di direzione del giornale Il Paese euro 0 e percependo ora come assessore euro 0”.

Più pittoresco l’intervento di Porta, che leggeva l’intervento dell’articolo scritto da Verga nel 2009, a commento dell’esito elettorale di allora.

Naturalmente a ogni periodo aggiungeva la sua esegesi; molto sua.
Verga ringraziava pel la pubblicità al giornale e per averlo ringiovanito di sei anni.
Volgarità in un caso, inezie e rimembranze nell'altro: davvero per amministrare un paese, perché anche l’opposizione è stata eletta per amministrare, è necessario ricorrere ad argomentazioni così basse e a toni così alti?


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