MACHERIO, A PROPOSITO DI PROFUGHI
Ho letto e riletto l’articolo del Sindaco di
Macherio, nella rubrica “Senza fronzoli” dello scorso novembre de “Il Paese”,
dal titolo: “La verità sui profughi”, e mi ha preso una soddisfazione pacata e
sicura. Direi di più, una soddisfazione “gongolosa”.
Gongolante orgoglio!
Sono quelle soddisfazioni che ti fanno inorgoglire
di avere avuto occasioni di amicizia profonda, nata e costruitasi per la
condivisione di scelte comuni di vita, fatte per libero esercizio delle proprie
diverse identità, qualificantesi, in primis, per un unico comune aggettivo:
“umane”.
Sulla questione profughi, come altre volte in
passato, l’attuale Amministrazione sembra di nuovo essere rimasta un po’: “col cerino acceso in mano”, come si usa
dire. Quando questo capita, è sicuramente un momento delicato, ci si può
scottare. Ma a volte è quasi un bene che questo accada, aiuta a ricordarci le
ragioni (o la ratio, come dicono gli istruiti) del nostro agire.
A me pare che la questione profughi, prima di
riguardare “altri lontani” che vengono in Italia ad importunarci, anche
pesantemente, riguardi “noi italici”, il nostro modo di essere e di esistere. Infatti
spesso, confondendo i termini e gli elementi di un giudizio, che dà impronta
alle nostre scelte, pensiamo di poter costruire tali scelte prendendo in esame
la sola “dimensione esistenziale” (etico-morale).
Fare ciò riduce tutto il nostro vivere ad una
continua contrapposizione, anche cruenta, tra: individui differenti, razze
differenti, culture differenti, economie differenti, nazioni differenti, modi
di vita e strutture sociali differenti, etc.
Ci si incammina così, fatalmente, verso un rafforzamento
dei propri “differenti egoismi”, sbraitando scompostamente sugli errori e gli
orrori (o più banalmente sulle fastidiose differenze di abiti, di cucina, etc.)
di ciascuna parte e/o di ciascun individuo, che hanno come unico risultato,
oltre al continuo rinfacciarsi i rispettivi torti, un progressivo e sclerotico
ripiegamento in una asfittica difesa di un’ideologia (falsa coscienza,
spacciata per idealità) che non ha più capacità di tessere relazioni umane,
avulsa com'è dagli stessi valori, dai movimenti e dai cicli storici che toccano
ogni persona.
«Avete
depauperato le nostre terre, distrutto le nostre culture e le nostre
organizzazioni sociali dividendo il territorio in nazioni disegnate sull'arbitrio delle vostre conquiste coloniali. Ci avete imposto usi, costumi e
persino fedi che non ci appartenevano e non ci appartengono!»
«E voi!
Vi dimostrate incapaci di abbandonare pratiche arcaiche lesive dell’elementare
dignità umana, soprattutto, nei confronti delle donne. Incapaci di costruirvi
un minimo progresso economico-sociale, invadete i nostri paesi, pretendendo
lavoro ed assistenza. E di più, pretendendo di discutere, contestare e
modificare le ragioni stesse della nostra millenaria storia che ha prodotto le
regole della nostra convivenza e dei nostri sistemi sociali e valoriali.»
Ma allora, qual è il motivo del mio essere
“gongoloso” nel leggere il pezzo di Mariarosa sindaca; scritto che nella
sostanza certifica una sconfitta operativa?
La soddisfazione è derivata, semplicemente ma
significativamente, dal ritrovare intatta la stessa angolatura nell’affrontare
lo studio e la predisposizione delle scelte amministrative che ha sempre
caratterizzato, sin dalla nascita, l’esperienza politica di “Progetto Macherio Bareggia”
(dimensione essenziale).
E’ un’angolatura che riconosce “la relazione tra le persone come fondamento
della specie umana” ed è questo che caratterizza e dà valore all’essenza stessa
della specie umana e, pertanto, di ogni singolo umano come costruttore e
portatore di umanità.
Prima di “giudicare” l’efficacia o la nocività
di ogni nostra parola e di ogni nostro atto (dimensione esistenziale), attraverso
il quale ci relazioniamo con gli altri (alterità), sarebbe bene: tenere
presente che ognuno di noi fonda e costruisce la propria “identità umana” in
virtù delle tante relazioni che vive. Nasce per una relazione di genere tra due
persone che sono “altri” rispetto a “sé”. Si nutre e cresce per relazione con i
genitori (madre in particolare). Si istruisce grazie a delle relazioni non solo
istituzionalizzate, così come dentro molteplici relazioni: gioca, lavora, etc.
Pertanto, sono
tutte le relazioni che viviamo con le alterità che ci circondano, che creano la
nostra specifica e personale “identità umana”.
Se tutto ciò è vero e, a ben vedere, più ci
riflettiamo più ci appare così, noi impareremmo sempre meglio a considerare
l’altro come un “umano che mi fonda e arricchisce la mia persona (il mio io –
ego)”. Ed impareremmo anche a porre in essere, nel nostro vivere quotidiano,
gesti che siano portatori di una “relazione educativa”. Impareremmo ad essere ciò
per cui siamo chiamati ad essere sulla terra: “umani tra umani”.
In primis cioè, impareremmo ad esserlo, non per
mieloso astratto buonismo di cuore ma per riconosciuta e consapevole
uguaglianza di specie. Ogni umano è uguale ad ogni altro umano, senza
distinzioni di sesso, razza o colore. E non è possibile negare umanità nelle
alterità che ci circondano, senza, contemporaneamente, negarla a se stessi.
«Vuol
forse dire che bisogna passivamente accettare gli atti che inficiano e limitano
la mia umanità, senza reagire?» Certamente no, occorre fermare e modificare
ogni comportamento di tale inumana natura. Ma è forse più importante domandarsi:
«Come e cosa faccio per migliorare
l’altrui e mia umanità, per realizzarmi sempre più come umano?»
Qualche lettore si sarà stancato del mio
pistolotto, ma spero di averlo, almeno, stuzzicato, qualora non l’avesse fatto
per motu proprio, a rileggere sotto una luce diversa i farneticanti messaggi (su
manifesti e via internet) apparsi a Macherio sulla questione “profughi”.
Tutti indistintamente hanno alla loro base una
lettura ridicolmente approssimativa, per non dire falsa, del tema. C’è chi
paventa “malattie mortali” (usare la paura è sempre utile politicamente –
sic!!!), di cui sarebbero portatori questi nuovi monatti di manzoniana memoria,
senza piccarsi di precisare che, nello specifico, i profughi di cui si parla
vengono da Paesi più distanti dell’Italia dai focolai dell’epidemia Ebola, e
che sono passati in appositi Centri di smistamento e controllo sanitario.
Certamente però, è un manifesto di questi
giorni della Lega Nord – sezione di Macherio ad intristirmi di più. Immagini e
parole sono l’esempio più eclatante di ciò che ho cercato di dire in merito
all’obbligo che ogni umano ha, per essere tale, di giudicare non guardando alla
sola “dimensione esistenziale”. Fare ciò produce, come fanno i leghisti
macheriesi (ed anche nazionali), il travisamento sostanziale della realtà dei
flussi migratori (di non facile regolamentazione e gestione) caratterizzati dai
tanti disperati che scappano da situazioni drammatiche o da quelli che cercano elementari
condizioni di vita, attraverso il lavoro.
E’ un
travisamento grave che subordina una serie di situazioni problematiche, quando
non illegali, ad una appartenenza etnica e/o religiosa, e/o … Infatti che altro
possono significare le parole e le immagini se non indicare che tutti i
“clandestini”, indistintamente dai singoli, portano: criminalità, malattie, moschee, discriminazioni economiche e sociali
nei nostri confronti.
Alla faccia del: “ALTRO CHE RAZZISTI”. Cosa c’è di più razzista che millantare
accoglienza umana (a braccia aperte),
quando altri manifesti del “leghista pensiero” parlano degli stranieri che
rubano il lavoro. E/o, peggio, si intende l’integrazione come lo spogliamento di
ogni dignità umana negando libertà elementari, non esclusa quella religiosa.
Cosa c’è di più violento e contro la pace che questo negare umanità a degli
umani? Ci si rende conto che oltre ad essere ridicoli, si perde la propria
dignità ed appartenenza umana. O forse si ha invidia delle efferatezze lontane,
perché si vorrebbe ripeterle qui? Tranquilli ci sono già state. Ah sì
dimenticavo! Avete poca memoria della storia, viste le vostre recenti
frequentazioni in Europa (i nazi-fascisti della Le Pen ed altra compagnia
cantante).
Un’ultima cosa mi preme dirvi le mie “radici”
sono “cristiane”, le vostre, senza ombra di dubbio, NO!
Non so bene cosa siano. Per parte mia, in segno
di amichevole aiuto, potrei suggerirvi altre qualifiche : mercantili,
capitalistiche, …, meglio: celtiche!!!
Da balbuziente lettore della Bibbia, ho
imparato, e cerco tuttora di imparare, a rispettare il soffio di Genesi, il
dono dell’albero di Eden e quello delle lingue sotto la torre di Babele, che ha
fatto gli umani ricchi di una diversità arricchente, attraverso le più varie e
rispettose contaminazioni.
Da indegno appartenente alla Chiesa
cristiano-cattolica cerco di accogliere un insegnamento che, prima di dettare
una prassi etica, mi rivela misericordia. Mi concede gratuita giustificazione e
immeritata salvezza.
Il Dio Giudaico-Cristiano è “rivelazione nella
relazione”. Relazione amorosa ed amorevole con gli umani, con ogni singolo
umano che lo conosca o no, che lo riconosca o no.
“Cari” leghisti vi piaccia o no,
indipendentemente da come ve la cantate e suonate, non siete legittimati a
definirvi “seguaci di una cultura e di una civiltà cristiana”, perché non avete
rispetto dell’umanità degli umani, unica somiglianza voluta da un Dio che si è donato
nel Natale, come “Vero Uomo”.
Andrea Sala
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