MACHERIO, DIAMO I NUMERI: PARLIAMO DI TASI
Coviello Lucia
Per discutere di Tasi partiamo dalla seguente
tabella (la riporto così come compare nella delibera comunale del 4 luglio
scorso), riguardante, cito, “le detrazione d’imposta per
abitazione principale e pertinenze […] da intendersi per l’intera quota e […]
graduate in funzione delle rendite catastali e […] da dividersi a testa tra i
contitolari del diritti”:
Rendite catastali abitazione principale
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Detrazione applicabile complessiva
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Fino
a 399,00 euro
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100,00
euro
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Da
400,00 a 499 euro
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75,00
euro
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Da
500 a 599 euro
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50,00
euro
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Da
600 a 699 euro
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25,00
euro
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Sopra
i 700 euro
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0,00
euro
|
Meglio una Tasi al 2,5 per mille senza
detrazioni o una al 3,3 per mille con detrazioni come quella pagata dai
macheriesi a metà dello scorso ottobre? Proviamo a capirlo con qualche modestissimo
esempio ricordando che alle detrazioni previste dallo specchietto appena
presentato “si aggiunge quella di € 50,00 per ciascun
figlio di età non superiore a ventisei anni, purché dimorante abitualmente e residente
anagraficamente nell'unita' immobiliare adibita ad abitazione principale, fermo restando che
l’importo massimo della detrazione per figli non può essere superiore ad euro
400,00”.
Esattamente due anni fa, sul numero di novembre
di questo stesso giornale, abbiamo illustrato come alcune tasse, casa, rifiuti
o servizi scolastici, potessero condizionare il tenore di vita di
un’immaginaria famiglia di Macherio. Ritorniamo quindi a quella famiglia, ai
Sala, a Gianni e Lina e ai loro figli Sara e Paolo, ancora adolescenti. Come
allora abitano a Macherio in una casa di proprietà di 100 mq (appartamento in
condominio, Categoria A3). Come tanti loro compaesani hanno dovuto e dovranno
confrontarsi con la nuova imposta.
Cominciamo a dare i numeri e mettiamoci nei
loro panni: ipotizzando, nel caso dei Sala, una rendita catastale a 511,29 euro
(nel passaggio tra Imu e Tasi la rendita catastale è rimasta invariata) con
un’aliquota al 2,5 per mille Lina e Gianni avrebbero dovuto versare alle casse
pubbliche 214,74 euro. Somma che salirebbe a 283,46 euro se, con aliquota al 3,3
per mille, non ci fossero state le detrazioni. Ma, visto che sono previste, a
questa cifra consistente dobbiamo sottrarre 50 euro (vedi tabella), più altri 50
per ciascun figlio per un totale complessivo di 133, 46 euro. Ben 150,00 in
meno rispetto all’origine. Una differenza di un’ottantina di euro da una Tasi con
aliquota al 2,5 per mille.
Per
provare quanto quest’impostazione sia stata pensata innanzitutto per le
famiglie e le fasce meno abbienti (sempre dallo schema si può facilmente notare
come più le rendite catastali siano basse più alta sia la detrazione) tentiamo con
un altro esempio. Rendita catastale di 399,00, famiglia con figlio unico:
167,58 euro con aliquota al 2,5 per mille, 71, 21 euro con aliquota al 3,3 con
detrazioni.
Esempi
che non bastano a descrivere una realtà certamente più complessa ma che fanno
capire da che parte, almeno per una volta, pende l’ago della bilancia.
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