MACHERIO, UN'OCCASIONE MANCATA
In
occasione della festa patronale macheriese, nell'ambito della mostra “i cannoni
d'agosto – 100 anni dalla grande guerra”, voluta dalle amministrazioni di
Macherio e Sovico ed allestita magistralmente da alcune associazioni della zona,
anche il nostro giornale, in un locale dell'edificio dell'ex scuola media, ha
focalizzato e ricordato il contributo dei macheriesi all'immane tragedia del
secolo scorso.
Il
mio solo apporto alla manifestazione, totalmente nullo nell'allestimento della
stessa, è stato quello di garantire servizio di presenza.
Questa
mia presenza è stata così l'occasione per rivedere (sic!) i locali dell'ex
scuola ed inevitabilmente per far riaffiorare vecchie cose e rafforzare alcune
considerazioni.
Oggi,
che ho completamente abbandonato la vita “politica macheriese” e non ho più
neppure una piccola responsabilità in essa, non riesco però a dismettere i
panni del “cittadino” e, da questa esclusiva ottica, ho provato un moto di
sconforto nel vedere tutti quegli spazi usati “senza arte ne parte”. Neppure
l'ottimo allestimento della mostra stessa, articolata e curata anche nei
particolari (un grande plauso all'impegno dei comuni e delle associazioni dei
due paesi) ha lenito il senso di vuoto.
Si
sa, la prima Amministrazione Redaelli (di cui facevo parte) aveva dato
incarico, con relativa predisposizione dei fondi necessari a ciò, per la
ristrutturazione dello stabile ad uso Municipio. Il progetto era in fase
avanzata, tanto che, anche sotto il profilo funzionale coinvolgendo nel merito
tutti gli uffici del Comune, si era definita la razionalizzazione e
finalizzazione degli spazi.
Rispetto
all'attuale sede comunale si sarebbe quasi triplicata la metratura a
disposizione, che avrebbe consentito più spaziosa presenza a tutti gli uffici
stessi (compresi: polizia locale ed archivi) senza intaccare lo spazio dell'ex
mensa già da allora destinato al “Corpo musicale G. Verdi”. Sarebbe rimasto
fuori dal programmato intervento solo l'Auditorium, a cui si pensava di dare
seguito di miglior razionalizzazione strutturale in futuro, recuperandone per
il momento la minima efficienza operativa (con proiettore, etc).
A
conclusione, val solo la pena ricordare che, per l'uso dell'attuale sede
municipale di via Visconti, erano già state avviate le intese con l'Azienda
Ospedaliera San Gerardo per la creazioni di ambulatori, poi fatti al primo
piano dell'ex edificio scolastico. Ristrutturazione che comporta la presenza
dell'Ospedale per 20 anni e che, paradossalmente, amplifica e cristallizza (sine
die?), nel centro del paese, l'effetto: “una scarpa e una sciavata”.
Tutti
i cittadini sanno o dovrebbero sapere, essendo nello specifico -come sempre-
una giustificazione non accettabile l'ignoranza, che il risultato
dell'abbandono di tale programmato intervento ha comportato: la mancata
soluzione del problema Municipio (non più sufficiente a contenere i servizi ai
cittadini), l'occupazione “stabile” di spazi impropri per alcuni uffici in
edifici costruiti per altre finalità, con conseguente nocumento alla loro
vocazione d'uso (biblioteca in curt del Cagnat, etc.) ed un vero e proprio
spreco di danaro dei macheriesi (oltre 2 milioni di euro regalati allo Stato,
comprendendo l'altro programmato intervento riguardante la piscina in zona
Bareggia). Quest'ultimo punto è di particolare grave significatività,
soprattutto alla luce della successiva e perdurante crisi economica che priva i
Comuni di fondi.
Ma
alla fine, qual è stata la logica della maggioranza di centro-destra
(indistintamente di tutte le varie anime che la componevano) che ha cassato
tutto ciò, riducendo la ex scuola media a quello che è oggi?
Bisognerebbe
chiedere a loro. Non ho mai avuto il piacere, in passato, di sentire le
motivazioni delle loro scelte e, di conseguenza, di capire la filosofia
amministrativa che le sostenevano.
Di
una cosa però sono certo, ha pesato in maniera preponderante l'ideologia!
E'
l'ideologia (falsa coscienza) infatti, che ha generato una loro politica via
via sempre più scivolata verso l'irrazionale. Nella fattispecie, bastava solo
un pizzico di sano pragmatismo, così caro agli utilitaristi inglesi, per
prendersi gli onori di aver portato a termine una ristrutturazione (non voluta,
ma stoicamente accettata e migliorata), lasciando tutte le colpe ai vecchi
“odiati” catto-comunisti.
Altri
effetti, secondo dottrina, quali cartina di tornasole della presenza di questa
ratio ideologica si sono spesso evidenziati in una sorta di “autosufficienza
antidemocratica” che rifiutava ogni dialogo e confronto (rifiuto aprioristico mediante
squalifica della controparte in nome della diversità di razza – religione –
genere - ruolo sociale – etc., uso gratuito dell'insulto, mancato rispetto dei
ruoli istituzionali, etc., etc., etc.).
Si
converrà che questo corredo ideologico è un male sociale pesante e che, peggio,
è decisamente la negazione della “relazione”, unico elemento costitutivo degli
esseri umani e, perciò, anche della loro dimensione sociale. La relazione non
può esistere se non si ha rispetto paritetico (non certo: acritica condivisione)
di due identità precise, quelle dell'io e dell'altro.
Questa
“ex scuola-media” (stabile che ha perso, oltre ad una compiuta funzione, anche
il nome) è così, a mio parere, l'inevitabile frutto di un malaugurato ritorno
anacronistico alle “orge ideologiche” degli anni settanta.
Ma
alla fin fine, è l'deologia, la vera “ratio” della scelte fatte in un recente
passato?
Ad
ogni “cittadino comune” (di qualsiasi parte sia) la valutazione e financo la
possibile condivisione. Per parte mia, da “cittadino comune” credo proprio di
sì.
Una
qualsivoglia divinità ce ne scampi per il futuro!
Andrea Sala
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