MACHERIO, GRANDI MANOVRE



In attesa che vengano sciolte definitivamente le riserve sia in merito alla composizione delle liste e alla scelta dei leader (ad oggi possiamo dare per certe soltanto le candidature di Mariarosa Redaelli con “Progetto Macherio-Bareggia”, del sindaco uscente Giancarlo Porta con “Macherio-Bareggia nel cuore” e di “Cittadini per Macherio”, che ha scelto per la carica di primo cittadino l’ex assessore al bilancio Andrea Velutti, ex PDL ora esponente di “Fratelli d’Italia”) sia per quanto concerne le possibili coalizioni che concorreranno alle ormai imminenti elezioni comunali del 26-27 maggio 2013, alcune importanti novità attendono i macheriesi chiamati alle urne. Novità che, almeno su carta, promettono di dare un po’ di respiro a quel “fare politica” giudicato da molti, specialmente dai più giovani, materia e monopolio per gattopardi.

Il primo punto riguarda la tanto invocata e discussa “riduzione dei costi degli apparati istituzionali”. Ovvero, i costi della politica. La legge n. 148 del 17 settembre 2011, art. 16, comma 17 prevede infatti che per i comuni con popolazione superiore a 5.000 e fino a 10.000 abitanti, come Macherio, il consiglio comunale sia composto, oltre che dal sindaco, da dieci consiglieri (invece dei diciassette della normativa precedente), e fissa a quattro il numero massimo degli assessori (sei erano stati quelli nominati, ai suoi albori, dalla passata legislatura, tanto per fare un esempio).

Bel colpo di scure che si spera possa servire allo scopo. C’è solo da augurarsi che queste riduzioni non si limitino alle sole realtà locali. Ma passiamo al momento del voto. Quando nel segreto della cabina, matita copiativa in una mano, scheda elettorale nell’altra, alla maniera di Cernyševskij potremmo chiederci “Che fare?” 
A differenze delle elezioni politiche, dove le liste bloccate hanno ridimensionato, depauperandolo, il potere decisionale degli elettori, per le comunali si è mantenuto il voto di preferenza e sarà pertanto possibile, per chi lo desidera, “esprimere, nelle apposite righe […], uno o due voti di preferenza, scrivendo il cognome di non più di due candidati [alla carica di consigliere comunale] compresi nella lista collegata al candidato alla carica di sindaco prescelto” (legge n. 215 del 26 dicembre 2012, art. 2, comma 1).

Fin qui apparentemente niente di nuovo ma c’è un ma affatto trascurabile. Strettamente connessa alla questione appena esposta è quella delle famigerate “quote rosa”. Qui giunte finalmente, e dopo un tortuoso iter legislativo, al loro esordio. Serviranno ad abbattere incivili pregiudizi di comodo ancora duri a morire?
Non è un caso che, già nel primo Ottocento, Vincenzo Gioberti, osservando la sorprendente adesione delle donne alle rivoluzioni del Quarantotto, avesse riconosciuto proprio in quella presenza il mezzo per arrivare “a modernità civile, e a pieno essere di coscienza come nazione”: chi ha orecchie per intendere … Tornando sull’argomento, è sempre la legge n. 215 del 26 dicembre 2012, art. 2, comma 1 a spiegarci com’è stato pensato il riequilibrio di genere negli enti locali.

Da segnalare che mentre per le giunte comunali le “quote rosa” saranno obbligatorie, lo stesso non varrà per i rispettivi consigli dove la presenza di donne elette “sarà soltanto facilitata durante la campagna elettorale da liste che contengano almeno un terzo di candidate di sesso femminile” (“Quote rosa, in arrivo la legge per le elezioni amministrative. Ma il testo è ridimensionato”, huffingtonpost.it., 23/10/2012). Fondamentale sarà pertanto il ruolo degli elettori perché, “nel caso di espressione di due preferenze, - la legge parla chiaro - esse devono riguardare candidati di sesso diverso della stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza”. In poche parole, qualora si decida per la doppia preferenza, bisognerà per forza indicare un uomo e una donna. Non abbiate paura.

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