MACHERIO, EI FU PDL
Gli attriti nella
maggioranza cambiano faccia al consiglio.
C’è del marcio nel consiglio comunale di Macherio. E non è il risultato
di qualche burla carnevalesca. Provate a volgere il naso verso est, verso via
Visconti di Modrone. Non sentite niente? Riprovate ancora finché non
distinguerete chiaramente quel caratteristico odore di paura misto sudore che
tanto ricorda certi palazzi romani nella fase “tirare a campare”. Ma con un
occhio di riguardo al (proprio) futuro, ovviamente.
“E ora dove mi metto?”
Vittorio Alfieri, naturalmente per altri motivi, aveva drasticamente risolto il
problema “cadrega” legandosi alla stessa. Ma è un’immobilità troppo faticosa
(la coerenza è impegnativa) per chi ha fatto del trasformismo il suo “stile di
vita”. Volete mettere l’adrenalina che precede ogni salto … visualizzazione del
bersaglio, rincorsa … finalmente mi risiedo! È un rischio continuo!
La moda politica del momento, ovvero da almeno due decenni, è “zompare”
da una sedia all’altra. Da uno schieramento a un altro nel tentativo estremo di
recuperare consensi, credibilità. O, in alternativa, per i meno atletici, ricoprire la
vecchia e logora sedia con imbottiture e tessuti nuovi di zecca nella speranza
che qualche visitatore distratto non ci faccia caso: “Ma questa è sempre stata
qui?”. Smemoratezza e porcellum aiutano.
Domanda: poteva Macherio esimersi dal praticare questa trafficatissima
strada? Certo che no. E infatti, piuttosto che dimettersi, una maggioranza
senza numeri ha optato per il programma “smacchia abiti e coscienze”. Un bel
giro in centrifuga e si è come nuovi. Solo che non tutto è filato liscio: tra
capriole e salti mortali c’è chi non ce l’ha fatta.
Invano, scrutando lo scacchiere di un parlamento locale in continuo
aggiornamento, troverete tracce del PDL. Non esiste più. È scomparso. Solo lui
però, perché le facce sono sempre le stesse. È il famoso rinnovamento
all’italiana.
Gli ultimi, in ordine di tempo, ad abbandonare il cavallo zoppo, sono stati
i neo “Fratelli d’Italia” (scusali Goffredo!!!) Lino Lento e Andrea Velutti,
rispettivamente ex capogruppo ed ex coordinatore locale dell’Estinto. Lo scorso
26 gennaio hanno ufficializzato la loro adesione al movimento politico di
Giorgia Meloni chiarendo che, sono parole di Velutti, “subito dopo le elezioni
avvieremo il percorso per formalizzare la presenza del partito in paese” (“Il
Giornale di Carate”, 29/01/13). Ma, tra chi cerca nuovi posti al sole e chi
resiste in solitaria come l’indipendente Alessia Resnati, c’è anche chi ha
tessuto trame talmente intricate da far invidia al Mister Hyde di Stevenson.
Di “Macherio liberale” si è già scritto nei numeri precedenti. A
fiancheggiare il sindaco, ciò che resta del partito di Berlusconi: la
vicesindaco Barbara Caspani, gli assessori Giorgio Monaco, Fabio Motta e
Vittore Vezzoli e la consigliera Valeria Cassanmagnago. Più i due ex lega
Veronica Bononomi e Tiziano Paschetto. Tutto chiaro, almeno apparentemente (a
chi ha votato il duo Lega-PDL servirebbe un po’ di citrosodina).
Se, come dice il proverbio “l’appetito vien mangiando”, l’approssimarsi
delle elezioni, politiche e regionali, ha fatto venir fame a molti. Trattasi di
ingordigia incontrollata, a giudicare dai paradossi che ha prodotto.
Paradosso n.1: il sindaco. Ex lega, con il centrodestra di “Macherio
liberale” a Macherio, candidato nelle liste dei “Moderati” (centrosinistra!)
per un seggio al Senato (è il terzo nell’elenco dei candidati in Lombardia).
Roma dev’essere proprio un suo vecchio cruccio dato che già nel 2008, tra le
file leghiste, aveva tentato di approdare a Montecitorio mancando la sedia per
un soffio (era il primo dei non eletti). Verrebbe da chiedersi se stia facendo
il sindaco credendoci o come ripiego tra una scalata e l’altra. Forse tenere in
ostaggio il consiglio, garantendosi, così, ancora un po’ di visibilità in virtù
della fascia tricolore che indossa, fa parte di una precisa strategia
elettorale. Solo ipotesi.
Paradosso n.2: Valeria Cassanmagnago. Ex PDL, passata a “Macherio liberale”
come detto, candidata alla regione nientemeno che con lo stesso PDL (la quinta
nella lista di Monza e Brianza) da cui si è recentemente allontanata.
Coerenza, questa sconosciuta, verrebbe da concluderere.
Lucia
Grazia Coviello
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