MACHERIO, ALLA PORTA

IL SINDACO DI MACHERIO ESPULSO DALLA LEGA LA CLAMOROSA DECISIONE PRESA ALL’UNANIMITÀ DAL CONSIGLIO NAZIONALE

La notizia era nell’aria ed è arrivata anche se lui dice che non se l’aspettava. È sereno, sostiene, si sente la coscienza a posto e si autopromuove. Si cuce addosso persino la definizione che qualcuno gli ha attribuito di “profeta” dei malumori e delle divisioni interne che oggi agitano la Lega.

Tutto secondo il suo stile, guascone fino all’ultimo. Fatto sta che il suo partito l’ha mandato a casa. Il Consiglio Nazionale della Lega Lombarda ha deciso, all’unanimità, di espellerlo a causa delle sue “azioni di comunicazione non autorizzate e contro le linee politiche intraprese dalla Lega Nord”. Azioni che sono state giudicate come un tentativo di delegittimare e spaccare il movimento. Affari interni al partito, questioni loro, qualcuno penserà. Certamente sì, se si trattasse di un comune leghista iscritto al partito.


Ma qui l’espulso è Giancarlo Porta, Sindaco di Macherio. E allora, il fatto qualche reazione la suscita e qualche considerazione la merita. Ha vinto le elezioni poco più di due anni fa grazie al simbolo di Alberto da Giussano e all’alleanza con il PdL. I macheriesi lo hanno indicato come sindaco in quanto rappresentante della Lega, partito a cui hanno voluto affidare l’amministrazione di  Macherio insieme al PdL.


Ora il quadro è indubbiamente cambiato. I cittadini che avevano scelto di essere governati da Lega e PdL, oggi non lo sono più. A livello istituzionale, siamo infatti orfani della Lega che ha estromesso il sindaco e che non è più rappresentata in Giunta da quando all’assessore Gatti è stata revocata la delega dal sindaco stesso. La Lega locale è un insieme di altre persone, diverse e in netto contrasto con le idee e la figura del  Sindaco. E allora? Se lo porrà qualche problema il nostro primo cittadino, ormai rimasto solo a rappresentare se stesso!

UN SINDACO S-LEGATO
Lui se la prende con il segretario della sezione locale Italo Dondi e con l’ex assessore Augusto Gatti. Dondi e Gatti, che invece rappresentano la Lega locale, sono in contrasto con il sindaco e la giunta sul PGT che a breve dovrebbe essere adottato in consiglio comunale, ma che rischia di non passare o di essere approvato con il solo voto del sindaco.

Perchè ormai è questa la situazione che si è delineata in consiglio comunale. Il sindaco, per avere la certezza dell’approvazione della delibera, deve assicurarsi la presenza di tutti i suoi fedeli consiglieri e degli assessori. 8 sono ad oggi i consiglieri che voterebbero contro (cinque di Progetto Macherio che sono all’opposizione a cui vanno aggiunti i voti di Gatti - Lega, di Velutti e di Lento, entrambi del PdL); 8 forse voterebbero a favore; il voto del sindaco diventa determinante.

Che senso ha votare uno strumento urbanistico importante come il PGT, che determina lo sviluppo urbanistico di Macherio nei prossimi anni, con il solo voto decisivo del sindaco? È ovvio: ormai la maggioranza non c’è più.
Siamo di fronte ad una situazione insostenibile sotto il profilo politico ma anche sotto l’aspetto etico.

E un sindaco con un briciolo di senso di responsabilità prende atto della situazione e rassegna le dimissioni. Per rispetto nei confronti dei macheriesi, di un paese che ha necessariamente bisogno di una guida, di proposte e di progetti e che invece si ritrova ad assistere soltanto a sceneggiate e a scontri interni. Un paese bloccato. Completamente fermo. Come mai prima era successo.

Intanto il film continua. Sul comunicato del Direttivo Provinciale che motiva l’espulsione del sindaco si legge anche che a Macherio, dopo l’uscita dalla maggioranza della Lega e dopo l’espulsione del sindaco, si aprirà un confronto con il PdL locale per definire la linea da intraprendere nella fase di adozione del PGT. E questa è un’altra storia.

Perché non è soltanto all’interno della Lega che si sono create spaccature insanabili: l’intera sezione contro il sindaco. È pure nell’altro partito della coalizione, anzi nel partito più forte, il Pdl, che le divergenze sono diventate sempre più evidenti. E se nel caso della Lega la motivazione addotta dal sindaco, evidentemente incapace di comprendere la natura vera del dissenso, è di carattere personalistico (“Ce l’hanno con me per pura invidia”: scusa per la verità alquanto puerile), nel caso del Pdl diventa più difficile ridurre il tutto a ripicche e incompatibilità di carattere. Sono rappresentati in giunta, stanno con il sindaco, ma due di loro, Velutti (ex assessore silurato) e il capogruppo Lento, no.

Come sostengono nell’intervista riportata più avanti, di motivi per la rottura ne hanno, e come. Vedremo gli sviluppi.

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