MACHERIO, GRAZIE DI CUORE


Ha passato il testimone al suo successore e dal 9 settembre è Arcivescovo emerito. Ora risiede in Villa Sacro Cuore a Triuggio, il cui sindaco si è rifiutato di concedergli la cittadinanza onoraria, raccomandando ai suoi voto contrario in consiglio comunale.

Prima di lui, anche la Lega Nord, in consiglio provinciale, aveva detto il suo secco no alla proposta di una lettera di saluto e di ringraziamento in occasione del suo commiato. “Troppo vicino agli immigrati”, è stata la motivazione del partito di Bossi.
Del resto sono noti gli attacchi di quel partito che si chiama Lega in risposta alle sue omelie incentrate sui temi della necessità di nuovi approcci culturali nei confronti degli immigrati e dell’importanza di un dialogo autentico e di luoghi di preghiera anche per gli islamici.
La Padania titolava: “Onorevole Tettamanzi… Cardinale o imam?”. Mentre altri esponenti di primo livello sbraitavano: ”C’è qualche Cardinale che dimostra di preferire la mezzaluna al crocefisso”. Ma anche la nostra comunità ha, purtroppo, conosciuto episodi tristissimi di veri e propri insulti nei suoi confronti.

Noi invece, attraverso le pagine del nostro giornale, lo vogliamo ringraziare, da Macheriesi che hanno apprezzato la sua presenza e il contributo che ha saputo dare anche al nostro paese. Lo facciamo ora per rispetto al suo magistero e per evitare malevoli interpretazioni che prima, quando era ancora nel pieno delle sue funzioni, potevano affiorare.

Innanzitutto un grazie per i suoi tradizionali discorsi alla città pronunciati nella Basilica di S. Ambrogio in occasione della festa del Patrono milanese, sempre seguiti con interesse dagli ex amministratori.
Appelli lucidi e appassionati alle istituzioni e ai cittadini. Discorsi che hanno più volte bacchettato gli amministratori sui temi della moralità e dell’accoglienza e richiamato alla responsabilità e all’impegno verso le crescenti povertà, l’emarginazione, la disgregazione sociale e il malessere.

Temi più volte sostenuti anche negli incontri con gli amministratori che il Cardinale era solito decentrare sul territorio. A Monza l’abbiamo sentito più volte esortarli per far rifiorire temi legati alla moralità, alla solidarietà e alla sobrietà, come valori fondamentali per superare le problematiche delle nostre comunità. Ci si lasciava con un saluto e con una individuale stretta di mano.
Ma un grazie un po’ particolare glielo rivolgiamo per la sensibilità dimostrata personalmente dall’Arcivescovo verso due persone che hanno amministrato Macherio: Franco Verga e la sottoscritta.

Era da poco tempo esplosa la questione del Centro islamico di via Toti, trumentalizzata in modo ossessivo dalla Lega locale. Erano momenti di incontri, ma anche di scontri verbali; si era alla ricerca di un dialogo possibile, di un giusto equilibrio tra il riconoscimento dei diritti costituzionali e le richieste dei residenti. Fu allora che indirizzai una lettera all’Arcivescovo Tettamanzi che riassumeva la delicata e complessa situazione.
Con molta sorpresa la risposta si concretizzò in una telefonata: dall’altra parte dell’apparecchio era direttamente il Cardinale che chiamava il sindaco di Macherio.

Voglio esprimerle il mio sostegno e la mia vicinanza” così esordì, ma mi invitò anche a continuare sulla strada delineata del dialogo e dei diritti, senza evitare qualche accenno anche alle difficoltà all’interno della Chiesa in merito all’argomento dei rapporti con gli islamici. Per me fu di grande sollievo sentire la sua presenza: una delicatezza che, da sola, valeva la fatica di un impegno diventato gravoso.

Era invece il dicembre 2005 quando l’allora assessore, già sindaco, Franco Verga pubblicò sulle pagine di questo giornale una LETTERA APERTA AL CARDINAL DIONIGI TETTAMANZI, ispirata a uno dei suoi “Discorsi alla città” in cui l’arcivescovo aveva espresso una forte e inequivocabile presa di posizione sulla necessità del dialogo con l’islam. Dato che sono più attuali che mai, sia l’intervento dell’Arcivescovo che il commento dell’ex sindaco, ne riportiamo qualche stralcio.

“Può essere affascinata, e inquietata, dalle parole di un vescovo una persona non credente? Ha senso, o è fuori luogo, che ne azzardi un commento? Io mi sento autorizzato da Lei, che continuamente invita e coinvolge tutti, nessuno escluso, nella ricerca del bene comune. Del resto, “lo spirito soffia dove vuole”: qualche volta gli capiterà pure di soffiare all’esterno delle mura parrocchiali. Almeno lo spero.” “Mi sforzerò, con buona pace degli zelanti più papisti del Papa, di non tirare per la tonaca né Lei né il Suo predecessore, forse più stimato, e ascoltato, dai non credenti che dai fedeli (ho l’impressione che anche per Lei si profili
il medesimo destino).” “Quante volte in questi mesi noi amministratori ci siamo sentiti ripetere: abbiamo paura. Da parte mia, ho cercato di rispondere che è umano avere paura ma è infantile non far nulla per superarla. Non ho avuto grande successo.

Spero ne abbia Lei, quando ricorda che:
“Governare la Città significa farsi carico delle paure della sua gente e trovare una via d’uscita: la comunità deve essere protettiva… Ma la sostenibilità della vita e dello sviluppo è prima di tutto questo: sostenerele relazioni, l’essere comunità
che tutti include e nessuno esclude, qualunque sia la razza, la religione, la cultura…Non c’è comunità civile e non c’è senso di appartenenza alla comunità civile se i diritti di cittadinanza non sono eguali
Ancora, la Città è interpellata sulla cittadinanza quando non riesce a sciogliere l’enigma delle nuove culture e delle nuove religioni… Perché ogni piccola
comunità islamica deve essere per forza una cellula terroristica? Non bisogna abbassare la guardia sul terrorismo, tuttavia bisogna saper distinguere.
Respingendoli per paura, senza distinzione alcuna, non decidiamo di stare insieme tra noi richiudendoci e separandoci?”.

La lettera aperta di Verga venne fatta avere all’illustre destinatario, che dimostrò di apprezzarla. Ma queste sono quisquilie, rispetto all’apprezzamento che Dionigi Tettamanzi, nato a Renate e ora residente a Triuggio, si è ampiamente meritato. E sobriamente, come piace a Lui, gli vogliamo semplicemente rinnovare il nostro GRAZIE.

Mariarosa Redaelli

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