MACHERIO: UNA DATA PER TUTTI
Ci
sono date che si staccano da una mera sequenza numerica (Kronos) e diventano
occasioni di riflessione: un "tempo di mezzo indeterminato" che
diventa un " tempo giusto e/o opportuno" (kairos) nel quale qualcosa
di particolare e di speciale accade e/o c'è qualcosa di importante su cui
riflettere.
Ma
cosa c'è di speciale da riflettere nella giornata del 25 novembre, dedicata a
sensibilizzare tutti in merito al tema della "violenza contro le
donne"?
«Diciamocela
tutta, certe volte, le donne se le vanno a cercare, è vero o no che le violenze
spesso sono generate da loro provocazioni?»
«A
ben vedere, seppure in crescita, gli atti di violenza non sono forse opera di
uomini "stonati", "incapaci di controllo",
"violenti" appunto?»
«In
fondo, non basterebbe aumentare le pene e renderle certe per ridimensionare il
fenomeno che, di sicuro, è vergognoso?»
Queste
domande rimbalzano spesso nei discorsi riguardanti il tema, soprattutto tra
maschi. Sono domande pleonastiche, ovvero superfluee ed inutili, che
presuppongono già risposte talmente scontate da illudere chi le fa e chi le
ascolta di aver risolto, semplicemente così, il problema.
In
verità cercando un po', solo poco poco, si scopre: «La
Giornata è stata istituita dall'Onu con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre
1999. La matrice della violenza contro le donne può essere
rintracciata ancor oggi nella disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne.
La stessa Dichiarazione adottata dall'Assemblea Generale Onu parla di violenza
contro le donne come di "uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei
quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli
uomini".»
La
risoluzione delle Nazioni Unite pone un paletto preciso da cui partire per
leggere e così affrontare il problema. L'incipit e la trattazione del tema
"violenza sulle donne", prima di essere etico, con tutti i relativi
giudizi morali connessi, è prioritariamente sociale e culturale. Bisogna
partire da lì per attivare gli strumenti più idonei ed efficaci almeno per
ridurre il fenomeno, se non proprio eliminarlo.
Al
progressivo aumento e cambiamento del ruolo della donna nell'economia
familiare, nei sistemi produttivi ed in generale nelle relazioni sociali, non è
ancora corrisposto un superamento di quelle diseguaglianze di genere, tipiche
delle società patriarcali.
In
particolare i "maschietti" dovrebbero riconoscere che le battaglie
delle donne, iniziate a cavallo del XIX e XX secolo del millennio scorso, hanno
tentato in tutti i modi, con alterne (poche???) fortune, di modificare le
dinamiche ed i valori della nostra società attuale.
Va
da sé che, per esclusivo merito delle donne stesse, queste battaglie hanno
evidenziato, l'ormai indilazionabile necessità di modificare la struttura
stessa di una "società patriarcale" non più in grado ormai di
pensare, cercare ed approcciare una più equa e giusta convivenza sociale.
Il
perdurare di questi modelli culturali e dogmatici, di fatto riduce una società
a struttura "patriarcale", semplicente e di fatto, in una società
"maschilista" dove inevitabilmente si manifesta come fenomeno
distintivo la violenza di genere.
A
Macherio, proprio il 25 due manifestazioni hanno caratterizzato la giornata:
l'inaugurazione di una "panchina rossa" presso la ditta Bausch &
Lomb ed in serata l'incontro dal titolo "La violenza sulle donne ci
riguarda?" con il GUB (Gruppo Uomini Brianza) presso la Sala del Camino.
In
occasione del cambio turno delle 13,30, le maestranze della Bausch & Lomb,
invitate sindaca e vicesindaca macheriesi, hanno inaugurato, nel giardino
interno della fabbrica, una panchina rossa, che reca una targa con un pensiero
di W. Shakespeare (1564-1616):
«Per
tutte le violenze consumate su di lei
per
tutte le umiliazioni che ha subito
per
il suo corpo che avete sfruttato
per
la sua intelligenza che avete calpestato
per
l'ignoranza in cui l'avete lasciata
per
la libertà che le avete negato
per
la bocca che le avete tappato
per
le ali che le avete tagliato
per
tutto questo
in
piedi, Signori, davanti a una Donna.»
L'evento
segna una sorta di momento istituzionale che dà visibilità e forza al
"Progetto Libellula" lanciato dall'Azienda, oltre che a Macherio
anche a Vimodrone, con un iniziale questionario anonimo tra i dipendenti per la
percezione del fenomeno e per sollevare costante attenzione sullo stesso, al
fine di dare strumenti idonei alla comprensione ed eventuale prevenzione di
violenze fisiche e/o morali.
Alle
21 dello stesso 25 novembre, la Sala del Camino ha ospitato alcuni volontari,
esponenti del Gruppo Uomini Brianza, che da tempo promuovono incontri presso:
scuole, fabbriche, cittadinanze, etc. Il titolo proposto per l'incontro non
lasciava equivoci o dubbi sullo stesso: «Il diritto di parola per le donne,
la responsabilità di parola per gli uomini -con sottotitolo- Violenza
sulle donne riguarda gli uomini. Cambiare è possibile!»
Le
parole scambiate, ascoltate e dette tra i presenti sono state nel segno del
contenuto chiaramente espresso dal documento accompagnatorio dell'incontro,
dove tra l'altro si legge:
«Da
anni nel Gruppo ci interroghiamo su questa violenza, su come noi stessi siamo
in relazione con il mondo che ci circonda e, ovviamente e conseguentemente, con
l'universo femminile.
Una
riflessione profonda, intima e politica, dalla quale abbiamo tratto la
convinzione che non possiamo più dire, semplicemente "io non c'entro, non
sono così e dunque la questione non mi tocca" perché la violenza sulle
donne si iscrive in un simbolico maschile prepotente (la forza, la lotta, il
dominio, ...) che comunque ci appartiene, che è come la lava di un vulcano che
improvvisamente può eruttare.
Non
è il reato di cui discutiamo che infine diventa palese nella sua violenza e di
conseguenza affrontato e punito dalle legge, ma è quel magma che sovente ci
portiamo dentro senza piena coscienza.
Cambiare
si può, cambiare si deve, cambiare è nostra responsabilità, cambiare ci rende
più evoluti.
La
serata si rivolge agli uomini che come noi vogliono capire come e perché
possano esserne coinvolti e alle donne per ascoltare le loro parole e le loro
riflessioni affinché si possa dare inizio ad un cambiamento nelle relazioni con
l'altro sesso, un cambiamento che sfoci nel rispetto reciproco di essere
entrambi protagonisti, di una nuova modalità paritetica e non di potere o
sudditanza. [...]»
Andrea
Sala
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