MACHERIO: SCIUR DUTUR VA IN PENSIONE
Adesso che sto per chiudere bottega lo posso anche confessare: sono stato un medico poco rispettoso delle forme e dei comportamenti dominanti. All’Università mi hanno insegnato le regole, gli strumenti e il linguaggio della medicina. Mi hanno trasmesso il sapere medico, indispensabile conoscenza per poter esercitare la professione. Ma non ho impiegato molto a capire che qualche cosa, nel meccanismo della trasmissione della scienza e della conoscenza, non andava. L’apprendimento del linguaggio medico mi ha portato a dire e a scrivere “paziente dispeptico” oppure “nega potus” o “allega TIA” per definire una persona che, nell’ordine, ha problemi digestivi, non esagera con l’alcol o ha avuto qualche problemino di circolazione a livello cerebrale. Utile per comunicare fra colleghi, il linguaggio insegnato si rivelava indispensabile all’appartenenza alla casta ma non alla comunicazione con l’ammalato che, anzi, veniva escluso in quanto, di fatto, gli era preclusa la facolt...