MACHERIO: IL 25 PER DIRE BASTA




Leggere non è più da tantissimo tempo un forzato dovere. E' una passione!
E' cosa strana, o pare tale, che lo faccia uno come me: scarto della scuola dell'obbligo.

Ma è da questa passione che ho tratto molto di quello che sono, non solo riguardo alla conoscenza. Ho imparato ad esempio che “in principio e dal principio” si realizza la più significativa diversità umana: donna e uomo.
Si biforca da qui, da una necessità biologico-riproduttiva, la diversità più indispensabile e più contrastata. Si biforca, con tutte le sue declinazioni: umana femmina e umano maschio, femminile e maschile, moglie e marito, madre e padre, etc.

Si biforca e reclama nel suo processo: riunificazione. «Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne. (Gn 2, 24)»
Non è una questione di credenza, puntare decisi al rispettoso e reciproco sviluppo di una convivenza umana di genere è questione di vita, derogarne porta solo alla necrosi della propria umanità.

«Le lettere ebraiche sono femminili. Il corpo scritto della Torà, affidato all’albero di trasmissione maschile, è composto di cellule femminili, perciò è vivo e mette fuori getti nuovi a ogni lettura, in ogni generazione. Perfino la scrittura sacra, l’ambito più strettamente maschile, è costituito di vita femminile grazie alle lettere.(Erri De Luca – Le sante dello scandalo)»

Come mi succede spesso leggendole, trovo le parole di Erri d'aiuto alla comprensione e chiarificatrici degli ambiti dei temi di cui trattano. Questo pensiero, prendendo a prestito la scrittura sacra, ci parla dell'insostituibile essenzialità del femminile nella comprensione e, di più, nella determinazione del maschile.

E' questa indissolubile e insostituibile reciprocità vitale tra femmine e maschi (prima di ogni altro tipo di legame) che rende sempre più urgente e articolato l'impegno educativo della nostra società civile per far capire a tutti che ogni tipo di violenza, perpetrata dai maschi sulle donne, oltre che esecrabile in sé, distrugge alla radice ogni loro aspirazione ad essere considerati appartenenti alla “razza umana”.

Il prossimo 25 novembre, stante la ricorrenza internazionale istituita dall'Assemblea generale dell'ONU nel dicembre 1999, sarà anche per Macherio: la “Giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne.”
L'Amministrazione, in collaborazione con varie associazioni della zona, ha predisposto in “Sala del Camino” (via Veneto) una mostra dal titolo: “Come eri vestita?” che rimarrà a disposizione, il 26, 27 e 28/11, delle scuole medie di Macherio, Sovico e Biassono. Seguirà sabato 1/12 uno spettacolo teatrale, al Cinepax di Macherio dal titolo "IO SONO MIA", messo in scena dalle ragazze della 5°C del Liceo Parini di Seregno.

Vale la pena sottolineare che il fenomeno della violenza contro le donne non è lontano da noi, non è frutto di inevitabili incidenti di chi se li cerca, nè tanto meno riguarda fatti di cronaca nera, buoni per gossip e/o moralistiche e battibeccanti tavole televisive.

Il fenomeno è gravissimo: dal 2000 a oggi le donne vittime di omicidio volontario nel nostro Paese sono state tremila. E nel 2016 i femminicidi sono tornati a crescere rispetto all'anno precedente (+5,6%, da 142 a 150), trend di crescita sostanzialmente confermato dai 114 casi dei primi dieci mesi di quest'anno (più di uno ogni 3 giorni).
Se pensiamo che la violenza sia in prevalenza opera di “balordi”, siamo fuori strada. Il contesto prevalente del femminicidio si conferma anche nel 2016 quello familiare e della sfera affettiva, dove si consumano ben 115 dei 150 casi censiti in Italia (il 76,7% del totale, che sale all'81,3% tra le sole vittime italiane), con un aumento del 3,6% sull'anno precedente.

Anche le zone d'Italia dove si concentra il maggior numero di reati riserva una certa sorpresa. L'aumento del dato del 2016 si spiega soprattutto con un forte aumento (+30%) rispetto al 2015 di femminicidi nelle regioni del Nord (da 60 a 78, il 52% del totale) e del Centro (da 20 a 26, il 17,3% del totale) mentre al Sud si registra un calo del 25,8% (da 62 a 46, il 30,7% del totale). Anche in termini relativi, il nord registra il rischio maggiore, con un indice pari a 5,5 femminicidi ogni milione di donne residenti, a fronte di 4,3 al sud e di 4,2 al centro (4,8 la media nazionale).

Direi che basta così! Snocciolare dati, anche se si fa per sensibilizzare sull'entità del problema, crea un senso non piccolo d'angoscia.
Accettare di partecipare alle iniziative pubbliche che stimolano la presa in carico del problema da parte della comunità civile, cercando vie educative e sensibili anche e soprattutto con manifestazioni, è però doveroso ed è, forse, il modo più serio ed utile per parlarne.

                                                                                  Andrea Sala



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