MACHERIO: CON GLI OCCHI CHIUSI


Lo conoscono in tanti quel passo, bellissimo, della Lettera ai Corinti di San Paolo: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla... La carità è paziente, è benigna la carità, non è invidiosa la carità... Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine... Queste le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!” Ma non sono molti a conoscere (io l’ho appena letta) la parodia, che George Orwell chiama con una ulteriore dose di maligna ironia “adattamento”, del brano paolino: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi il denaro, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia.... ma non avessi il denaro, non sono nulla. Il denaro è paziente... Il denaro non avrà mai fine... Queste le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e il denaro; ma di tutte più grande è il denaro!” (da “Fiorirà l’aspidistra”) Carità, denaro; denaro, carità: basta un piccolo gioco di scambio di parole e nasce la sintesi perfetta della situazione attuale. 

Il fatto stesso che venga continuamente usato il termine “buonismo”, scaraventato con irrisione contro chi si prende a cuore la sorte di gente che è macchiata, e di essere nata nel continente sbagliato, dice molto dell’imbarbarimento morale a cui assistiamo sbigottiti. 

A Macherio sono ospitati da tempo, in abitazioni private, cinquantadue profughi. Non se ne era accorto nessuno, neppure gli attentissimi consiglieri di opposizione, ma è bastato che il sindaco ne informasse, correttamente, il consiglio comunale perché il centrodestra iniziasse la lamentela del sono troppi, del prima gli italiani (primi a far che: i profughi?), del dove sono i progetti di integrazione e via litaniando. Cinquantadue su settemilaquattrocento (tanti sono i residenti a Macherio) costituiscono lo 0,7%; cioè si conta un profugo dopo aver contato centoquaranta non profughi. Ma già a essere costretti a far di conto sulla pelle (letteralmente, la pelle) di esseri umani, c’è da rabbrividire Con tutte le cautele del caso, con tutte le precauzioni e le preoccupazioni, con tutti gli accordi presi e da prendere al fine di garantire una accoglienza degna del nome e una integrazione che faccia bene a loro e a noi, ci siamo davvero ridotti a tal punto da sostituire alla parola carità la parola denaro? Davvero siamo ormai talmente assuefatti alla disperazione, agli annegamenti, alla miseria, da non provare più nessun brivido di fronte a quel terribile documento passato sulla Rai, significativamente intitolato “Con gli occhi chiusi”, di bambini africani agonizzanti, i cui genitori neppure hanno il denaro per tentare l’avventura via mare verso popoli che ritengono caritatevoli? Eppure, affibbiare a uno il titolo di “buonista” equivale, nel migliore dei casi a dargli del sognatore, dell’illuso, nel peggiore a insinuare il sospetto dell’ipocrisia, della carità pelosa, dietro la quale si nascondono interessi inconfessabili. In compenso pare vietato chiamare con il loro nome atteggiamenti e parole chiaramente razziste; se non lo sono quelle ripetute fino alla nausea non solo da amici da bar macheriesi, ma da esponenti politici con (ir)responsabilità governative, allora tanto vale cancellare dal vocabolario la parola razzismo. E che, uno deve indossare il cappuccio del ku-klux-klan per far parte dei teorici della superiorità di una razza su un’altra? Come ricorda don Angelo Casati, che i Macheriesi hanno imparato a conoscere per i pregnanti incontri sulla Bibbia: “Le parole violente creano comunità violente, le parole dure creano cuori duri, le parole velenose creano cuori avvelenati”. Quale può essere la funzione di un piccolo giornale senza pretese come il nostro? Tacere per non perdere lettori? Dare un colpo al cerchio dell’evidenza e uno alla botte della convenienza, per dar ragione a quel detto, che passa per saggio ma in realtà è di uno stomachevole egoismo, secondo il quale la virtù sta nel mezzo? Ecco, adesso mi si può dare del cattivista.

Franco Verga


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