MACHERIO, I MATRIMONI


A volte mi capita di incontrare persone che mi sorridono con un figlioletto in braccio o per mano che riferiscono al loro piccolo “è il sindaco che ha sposato mamma e papà”. Anche a distanza di anni ci si ricorda di questo importante momento e io, nella maggior parte dei casi, mi ricordo di loro. Fa semplicemente piacere.

Nel 2016 sono stati celebrati 10 matrimoni con rito civile, tanti quanti quelli religiosi.
Generalmente incontro i futuri sposi durante il momento del consenso, quando si presentano in Comune per il nulla osta al loro matrimonio e solitamente ci accordiamo sulla modalità dello svolgimento della cerimonia e acquisisco le informazioni necessarie per pormi in modo corretto e rispettoso durante la celebrazione. 

Non considero il matrimonio civile un semplice atto burocratico, è un momento unico perché anche dietro la scelta di sposarsi civilmente c’è un significato importante, c’è la gioia e la consapevolezza di una coppia che sceglie un progetto di vita. Per questo l’evento merita la dovuta attenzione, anche da parte di chi è chiamato a celebrare.

Ho unito in matrimonio giovani coppie, ma anche coppie più adulte con figli o senza,  con alle spalle lunghi periodi di convivenza, altre passate da precedenti matrimoni e separazioni o da periodi di solitudine. Non tutti i matrimoni sono uguali, ognuno ha la propria specificità perché  ogni coppia rivela  il proprio essere.

C’è chi sceglie di preparare con cura ogni dettaglio: dagli addobbi floreali della sala alle diverse fasi della cerimonia; altri sono meno propensi a questi aspetti. Alcuni condividono la gioia del momento con numerosi parenti e amici, altri optano per una celebrazione più intima.

Solitamente la sala del Camino è il luogo aperto al pubblico, come vuole la legge, deputato al rito civile, ma ho celebrato anche matrimoni all’aperto, in piazza del Lavatoio o nel cortile della biblioteca, luoghi autorizzati alle celebrazioni. Alcune coppie chiedono di sposarsi in castelli e ville antiche, fuori dal territorio. 

La legge non permette di trasportare ovunque i registri  comunali. In tal caso prima gli sposi legalizzano la loro unione, nel rispetto delle norme, alla sola presenza dei testimoni nella sala comunale poi, si rinnova la celebrazione, unita al momento del pranzo e della festa con parenti e amici, nel luogo scelto. In tal caso non posso indossare la fascia tricolore, simbolo dello Stato Italiano che rappresenta l’ufficialità, ma utilizzo una semplice coccarda e le firme che comunque richiedo, in realtà non sono quelle ufficiali. 

In un’atmosfera silenziosa di attenzione ed emozione che si nota negli sguardi rassicuranti degli sposi e nel pubblico presente, a me celebrante viene chiesto di leggere alcuni articoli del codice civile riferiti ai diritti e doveri dei coniugi, agli obblighi nei confronti dei figli. Articoli importanti a cui dedico un commento personale che ne rafforza il senso. E dopo la dichiarazione di matrimonio e il tradizionale “sì” pronunciato dagli sposi, mi piace concludere la cerimonia con parole di augurio che rivolgo a nome della comunità.

Famiglie che si costituiscono, ma anche famiglie che si sciolgono. Nel 2016 ho formalizzato 6 separazioni e 5 divorzi. Da due anni infatti, per legge, una coppia che decide di separarsi o di divorziare lo può fare, evitando spese, in Municipio, a condizione che i coniugi siano consenzienti, che non ci siano problemi patrimoniali, che non abbiano figli minorenni o maggiorenni non autonomi o con handicap. Incontro marito e moglie una prima volta per verificare il rispetto delle condizioni previste dalla normativa. Si concede poi loro un termine di 30 giorni per lasciar spazio a eventuali ripensamenti, altrimenti si ripresentano per la conferma.

La sottoscrizione di un divorzio o di una separazione avviene nel mio ufficio. E’ un atto di breve durata in cui mi limito a pronunciare quanto prevede la Legge in un contesto molto formale.

Mi è capitato di separare o divorziare coppie giovani e meno giovani.
Non ho ancora avuto l’occasione di celebrare le unioni civili. A seguito dell’approvazione della legge anche il nostro comune è pronto ad accogliere e registrare le nuove coppie.
Qualche sindaco ha rilasciato dichiarazioni di contrarietà alla celebrazione di questo atto e annunciato l’utilizzo dello strumento della delega.

Non sono di questo parere. Non si può dimenticare il ruolo istituzionale che il Sindaco riveste nel momento della sua nomina, non si può dimenticare che è in vigore una legge dello Stato.

Anche due persone dello stesso sesso hanno il diritto di vedere la loro unione celebrata dal sindaco, come accade per le altre coppie che scelgono il rito civile del matrimonio.
Anche dietro la loro scelta c’è una storia d’amore e una volontà di compiere il grande passo nella consapevolezza dei diritti e dei doveri richiamati dalla legge, che ognuno si deve assumere e che noi celebranti abbiamo il dovere di sottolineare durante la cerimonia proprio come avviene per i matrimoni civili.

Accoglierò con gioia queste coppie, come è accaduto sino ad ora con le persone che ho unito in matrimonio.

Il Sindaco
Mariarosa Redaelli



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