MACHERIO, CASO ARCI



Cambio in consiglio comunale nelle fila della maggioranza di Progetto Macherio Bareggia. Si è dimesso Nino Recalcati e al suo posto è subentrata Cazzaniga Carola.


I motivi della rinuncia sono legati alla vicenda delle presunte irregolarità edilizie contestate al bar Arci dall'ufficio tecnico, dietro segnalazione dell'ex consigliere Giancarlo Porta.


Perché presunte e che c'entra Nino Recalcati? La risposta è una sola: la Cooperativa Casa del Popolo, proprietaria dell'immobile il cui pianterreno è affittato all'Arci, ha impugnato le misure adottate dall'ufficio tecnico facendo ricorso al Tar e presidente della Cooperativa è proprio Nino Recalcati.

Da qui l'incompatibilità tra il ruolo di rappresentante del Comune (in qualità di consigliere) e di cittadino in contenzioso con il Comune stesso. Poi sarà il Tar a dire chi ha ragione, ma intanto la legge e pure la correttezza esigono che la stessa persona non possa accusare e difendersi contemporaneamente.

Ma qual è la materia del contendere? Per evitare fraintendimenti, usiamo, virgolettandole, le parole usate nel suo provvedimento dall'ufficio tecnico. Con una premessa indispensabile.

Contrariamente a quanto i più ritengono, a decidere ed emanare ingiunzioni di carattere edilizio non è il Sindaco, non è l'Assessore al territorio, ma solo ed esclusivamente il responsabile dell'ufficio tecnico. Questo vale, ovviamente, per tutti gli 8000 Comuni d'Italia.

La distinzione, operata dalla legge, tra potere degli amministratori e potere dei responsabili degli uffici è netta: a Sindaco e Assessori è fatto divieto categorico di interferire nella gestione delle pratiche d'ufficio, che rimane in capo, in piena autonomia e responsabilità, a chi presiede i diversi settori. La cronaca recente si è incaricata di illustrare casi di Sindaci accusati, o addirittura ammanettati, per non aver rispettato tale autonomia.


Dunque, l'ufficio tecnico del Comune, aperta un'istruttoria a seguito della segnalazione del Porta, arriva alla conclusione che "i lavori effettuati sull'immobile si ritengono configurabili quale ristrutturazione edilizia".


Da qui due provvedimenti: con il primo non si accoglie la richiesta di sanatoria avanzata da Arci e Cooperativa, con il secondo si intima la "riduzione in pristino delle opere eseguite in assenza di titolo".

Quali sono queste opere, eseguite su un portico di 43 mq, acquistato quasi trent'anni fa direttamente in un'asta pubblica indetta dal Comune?


- sostituzione del manto di copertura in lamiera

- realizzazione di tre pilastrini su muro esistente
- nuova pavimentazione in ceramica
- nuovo controsoffitto in pannelli di cartongesso
- nuovo scivolo di accesso con parapetto tubolare.

Ai dirigenti di Arci e Cooperativa sembra che le conclusioni tirate dall'ufficio tecnico siano sbagliate e contraddittorie. Se è lo stesso Comune ad escludere che gli interventi abbiano portato a un cambio di destinazione, non si capisce perché vengano classificati come "abuso edilizio". Per di più, ripristinare il tutto alla situazione preesistente vorrebbe dire, ad esempio, rimettere la copertura in eternit: forse non è il caso.

Comunque sia, di fronte a due tesi contrapposte, sarà il Tar a decidere. Rimane il fatto che ancora una volta chi si oppone all'amministrazione di Progetto Macherio Bareggia non ha trovato altri argomenti che non, dopo la tettoia dell'oro didattico, la tettoia del bar Arci, con l'intento espressamente dichiarato che si mirava alle dimissioni del Sindaco (in quanto iscritta al Pd, la cui sede si trova al piano superiore dell'immobile) o almeno dell'Assessore al territorio (in quanto direttore di questo giornale, la cui sede si trova al piano superiore dell'immobile).



Quando si dice che in politica tutto è lecito, pur di avere un po' di risonanza, o, traducendo in macheriese: "Chi vusa püsé la vaca l'è sua".

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