MACHERIO, UN ENIGMATICO STEMMA









Il documento è del 25 giugno 1952: “Il Presidente della Repubblica, vista la domanda con la quale il Sindaco del Comune di Macherio [il democristiano Sala Aldo] chiede la concessione di uno stemma […] per uso di quel comune […] Decreta: Sono concessi al Comune di
Macherio in Provincia di Milano, uno stemma [descritto] come appresso: Stemma: Troncato: nel 1° di argento al biscione visconteo di azzurro nascente dalla troncatura, ingollante a metà un fanciullo nudo di carnagione, posto in maestà [ovvero con il viso rivolto verso chi guarda] e movente in fascia con le braccia aperte; nel 2° di oro allo scaglione di rosso.

Ornamenti esterni da Comune”. Tutto chiaro? Mica tanto. Proviamo a decifrarlo. 

Il primo riferimento, lo dice il decreto stesso, è all’antica casata milanese dei Visconti di Modrone, nome che da queste parti si lega alla villa Belvedere e alla vita amministrativa del paese (basti pensare che lo stesso conte Guido Visconti di Modrone ricoprì la carica di sindaco nel 1878). Più dubbi che certezze si incontrano quanto si tenta di cogliere il senso di quella “vipera che ‘l Milanesi accampa”, usando le parole di Dante. 

Dalla versione meno suggestiva che ci racconta di un Ottone Visconti che, nel corso della prima crociata, rubò vita e stemma a un saraceno, alle ipotesi più fantasiose che scomodano persino creature mitologiche quali il basilisco, piccolo serpente velenosissimo dallo sguardo letale, e il drago Tarantasio, leggendario mostro del lago Gerundo, nei pressi di Lodi, divoratore di bambini, ucciso proprio da Ottone, capostipite dei Visconti. Sebbene la scena risulti un po’ macabra, l’araldica ci consola: “l'uomo in bocca al biscione potrebbe essere interpretato come una figura nascente dalla vipera, richiamando simboli più antichi di fertilità terrestre, che il serpente bene interpreta”.

La metà inferiore, quella in oro con lo scaglione rosso, è forse ancora più oscura. 

Di certo allude a una delle famiglie feudatarie più importanti di Macherio, gli Albertoni, che detennero la giurisdizione del paese tra il 1771 e il 1789. “Famiglia […] imparentata con nobili e decurioni di Milano, Cremona e Pavia” ed essendo “il medesimo [Francesco Albertoni] fornito di sufficiente patrimonio per poter sostenere col dovuto lustro l’onorifico carattere di regio feudatario”, acquistò il feudo, quindi Macherio, al prezzo di 76.10 lire per fuoco il 1 settembre 1771. Lo scaglione rosso dovrebbe indicare una “nobiltà concessa” tant’è che per ogni titolo nobiliare acquisito era prevista, all’epoca, la possibilità di aggiungere allo stemma uno scaglione. Probabilmente nel nostro caso, il tutto si spiega grazie al diploma del 1 dicembre 1789 con cui l’imperatore austriaco Giuseppe II nominò conte lo stesso Francesco Albertoni.

Completano gli ornamenti. La corona muraria in argento emblema dei comuni e le fronde verdi di ulivo e quercia legate da un nastro rosso. Queste ultime, già presenti nello stemma della Repubblica, simboleggiano, o dovrebbero simboleggiare, “la volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia interna che della fratellanza internazionale” e “la forza e la dignità del popolo italiano”.
 Coviello Lucia Grazia









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