MACHERIO, UN ENIGMATICO STEMMA

Ornamenti
esterni da Comune”. Tutto chiaro? Mica tanto. Proviamo a decifrarlo.
Il primo
riferimento, lo dice il decreto stesso, è all’antica casata milanese dei
Visconti di Modrone, nome che da queste parti si lega alla villa Belvedere e alla
vita amministrativa del paese (basti pensare che lo stesso conte Guido Visconti
di Modrone ricoprì la carica di sindaco nel 1878). Più dubbi che certezze si
incontrano quanto si tenta di cogliere il senso di quella “vipera che ‘l Milanesi
accampa”, usando le parole di Dante.
Dalla versione meno suggestiva che ci
racconta di un Ottone Visconti che, nel corso della prima crociata, rubò vita e
stemma a un saraceno, alle ipotesi più fantasiose che scomodano persino creature
mitologiche quali il basilisco, piccolo serpente velenosissimo dallo sguardo
letale, e il drago Tarantasio, leggendario mostro del lago Gerundo, nei pressi
di Lodi, divoratore di bambini, ucciso proprio da Ottone, capostipite dei
Visconti. Sebbene la scena risulti un po’ macabra, l’araldica ci consola:
“l'uomo in bocca al biscione potrebbe essere interpretato come una figura
nascente dalla vipera, richiamando simboli più antichi di fertilità terrestre,
che il serpente bene interpreta”.
La
metà inferiore, quella in oro con lo scaglione rosso, è forse ancora più oscura.
Di certo allude a una delle famiglie feudatarie più importanti di Macherio, gli
Albertoni, che detennero la giurisdizione del paese tra il 1771 e il 1789. “Famiglia
[…] imparentata con nobili e decurioni di Milano, Cremona e Pavia” ed essendo
“il medesimo [Francesco Albertoni] fornito di sufficiente patrimonio per poter
sostenere col dovuto lustro l’onorifico carattere di regio feudatario”, acquistò
il feudo, quindi Macherio, al prezzo di 76.10 lire per fuoco il 1 settembre 1771.
Lo scaglione rosso dovrebbe indicare una “nobiltà concessa” tant’è che per ogni
titolo nobiliare acquisito era prevista, all’epoca, la possibilità di
aggiungere allo stemma uno scaglione. Probabilmente nel nostro caso, il tutto
si spiega grazie al diploma del 1 dicembre 1789 con cui l’imperatore austriaco
Giuseppe II nominò conte lo stesso Francesco Albertoni.
Completano
gli ornamenti. La corona muraria in argento emblema dei comuni e le fronde
verdi di ulivo e quercia legate da un nastro rosso. Queste ultime, già presenti
nello stemma della Repubblica, simboleggiano, o dovrebbero simboleggiare, “la
volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia interna che della
fratellanza internazionale” e “la forza e la dignità del popolo italiano”.
Coviello Lucia Grazia
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