MACHERIO, A TU PER TU CON FABIO BONACINA
Continua la nostra presentazione dei
nuovi amministratori. Oggi è la volta di Fabio Bonacina, assessore ai servizi
alle persone.
1) Tu sei, assieme al Sindaco, il più “esperto” del gruppo: come è stato l’impatto con i “nuovi”?
Molto positivo, ho visto grande entusiasmo
e voglia di entrare nel merito delle questioni. Lo spirito all’interno del
gruppo è quello che era presente anche nelle passate giunte. Il gruppo rappresenta
la parte migliore dell’esperienza e sicuramente l’arma vincente
per ben operare. Il sindaco e gli assessori hanno le loro competenze, ma molto spesso
ci ritroviamo a parlare insieme dei diversi problemi e insieme a ricercare le
soluzioni. Devo dire che la capacità di Progetto Macherio Bareggia di fare
gruppo è ormai patrimonio delle persone che lo formano e che poi lo spendono
nelle loro esperienze.
2) Quali differenze
hai trovato fra il tuo primo impegno amministrativo e l’attuale?
Le differenze sono parecchie, soprattutto
perché i cambiamenti avvengono più in fretta di un tempo, con conseguenti
incertezze. Le differenze si possono dividere in tre fasce distinte: quella
della crisi economica-valoriale, quella dei bisogni delle persone e quella dell’organizzazione
del sistema servizi alla persona, sia a livello istituzionale allargato che
interno alla nostra realtà comunale.
- Crisi sia economica (che è sotto gli
occhi di tutti) che ci porterà a fare scelte importanti, sia di valori a cui
dovremmo far fronte per meglio rispondere alle scelte che ci attendono. Oggi
non ci si riconosce più in un racconto di uomini appartenenti ad una idea, ad
una filosofia, ad un credo; non si considerano più i punti di riferimento fino
ad ora conosciuti. Oggi anche i problemi e le responsabilità vengono considerati
a livello individuale e in questo modo nessuno è più responsabile della cosa
comune. Oggi esistono degli ostacoli che impediscono le relazioni tra le persone,
gli sguardi, le voci. Blocchi che creano dipendenze, ci distaccano, ci fanno
ripiegare su noi stessi; crediamo di parlarci, ma non ci comprendiamo. Tutto questo
pervade ogni spazio umano, dal lavoro al tempo libero, alla famiglia, ai
problemi che si devono affrontare. Oggi più che in passato “occorre riaffermare il senso di comunità”.
- Il sociale è un fenomeno complesso
che non può essere semplificato ma deve necessariamente tener conto della
difficoltà. I bisogni nel tempo sono molto cambiati, oggi sembrano sempre di
più incolmabili, inafferrabili e insostenibili. Oggi più che in passato occorre
investire nelle relazioni, avere tolleranza, integrare le fragilità, costruire dei
ponti che ci accomunano, uscire dal senso di onnipotenza ed imparare a gestire
le cronicità delle situazioni ascoltandoci.
- Nell’organizzazione dei servizi chi
è chiamato ad occuparsi delle fragilità, gli operatori del sociale sia pubblico
che privato, sono spaventati dalla crisi e reagiscono con approcci
esageratamente tecnici o esageratamente angosciosi.
Il compito da proporsi è quello di
uscire da una logica di estremi e di arrivare a fare degli spostamenti verso
una visione capace di dare un nuovo territorio alla vita, cioè creare spazi
dove i cittadini possano riprendere in mano la loro vita nel contesto paese in
cui vivono. Infatti sembra che viviamo in un mondo virtuale pieno di
informazioni e senza l’esperienza diretta delle cose. Occorre variare l’orientamento
degli interventi, occorre costruire interventi e luoghi in cui raccontare un po’
di più la vita in cui ricollegare la vita al territorio a cui si appartiene.
Non un luogo fisico (a Macherio ne abbiamo da sfruttare: Biblioteca, Scuole,
Oratori, Associazioni, Centro Diurno Disabili, Centro Per la Famiglia), ma un
legame territoriale fatto di persone che
condividono una stessa realtà.
I servizi devono essere sempre meno
strutturati, più aperti all’esterno, più trasparenti: devono essere capaci di
dare risposte al PROGETTO DI VITA degli individui, creare progetti sociali
aperti ad aiutare il contesto sociale a reggere le fragilità.
3) Ci spieghi
sinteticamente il senso del tuo assessorato?
Il mio assessorato ha come scopo principale
quello di promuovere il benessere psico-fisico delle persone in condizione di
fragilità. Il raggiungimento dello scopo avviene attraverso l’organizzazione di
risorse che non per forza devono orientarsi verso la creazione di servizi e
contributi economici, ma agevolare condizioni
di vivibilità che comprendano la comunità
intera. Infatti l’onere della gestione degli interventi non è solo
responsabilità di istituzioni, professionisti, specialisti, servizi, ma delle
persone che intercettano e vivono le fragilità degli altri. Compito dell’organizzazione
dell’assessorato è quello di ascoltare, riascoltare chi vive le fragilità e le
tratta, però ascoltare non è recuperare dati, pareri, istanze, ma bisogna fare attenzione
per comprenderle e per riservar loro spazi e tempi.
L’assessorato si deve anche occupare di
garantire diritti, che non devono essere confusi con favori. L’assessorato,
occupandosi di tutto questo, viene a occuparsi di sicurezza; il sociale è
necessità imprescindibile per l’equilibrio della società. Occorre creare le condizioni
per stare nella distanza fra le belle parole e la realtà attraverso
la comunicazione, il racconto, le rappresentazioni, la cultura: nulla esiste
finché non viene raccontato.
4) Macherio si è dotata, durante la tua
precedente esperienza amministrativa, di due strutture diventate punto di
riferimento per i Comuni della zona: il centro per disabili e il centro per le
famiglie. A distanza di anni, ti sembrano ancora una scelta felice?
Senz’ombra di dubbio. Sia il CPF che
il CDD hanno cambiato il nostro territorio, hanno creato e creano possibilità
di vita vissuta. Nelle esperienze amministrative passate abbiamo costruito una filosofia
politica che, attraverso ogni intervento, sia di struttura sia di gestione sia
di servizio, ha cercato di favorire ed ottimizzare il senso di partecipazione
dei suoi cittadini.
L’apertura del CDD e del CPF è uno dei
tasselli più importanti e qualificanti di questa filosofia politica. L’occuparsi,
durante tutto l’anno, delle persone in difficoltà rimane la maniera più alta
per esprimere valore civico con la nascita di un’opportunità di interscambio umano
forse faticoso, ma non per questo gravoso, non limitato (ci si augura) al rapporto bisogno-operatore,
ma aperto al contributo attivo di tutta la Comunità di Macherio. L’esperienza del
CDD è stato modello sul territorio, tant’è che prima Besana e in questa
settimane Lissone hanno seguito la stessa strada.
Per il CPF è stata una vera e propria sperimentazione
(e se non la fa il pubblico chi deve farlo?), che ha dato e dà continui frutti positivi.
Ancora oggi la struttura è ben utilizzata e punto di riferimento per l’intero
territorio, infatti per il rinnovo della convenzione abbiamo avuto
sollecitazioni da tecnici e amministratori di tutto il distretto di Carate e dintorni, comuni
che usufruiscono di tale servizio.
5) Un’altra
iniziativa anticipatrice fu l’apertura degli ambulatori associati dei medici:
come è stata accolta dai Macheriesi?
Direi molto bene, ricordo nelle settimane
precedenti alla apertura quanta attesa c’era e quanti cittadini continuavano a chiederci quando si sarebbero
aperti. Oggi a distanza di anni trovo ancora molta soddisfazione, d’altronde l’aver
messo in una migliore relazione i medici tra loro, i pazienti con il proprio
medico, lo sfruttare le nuove tecnologie e il web per rendere più efficiente e
semplice le comunicazioni, hanno dato qualità all’intervento. Per l’amministrazione
è stato molto positivo trovare dei medici, ma prima ancora dei cittadini, che
hanno voluto mettersi in discussione e cambiare abitudini per dare un nuovo e migliore
servizio che anticipava già allora la comunicazione e le prassi associative di
intervento del futuro anche in campo medico. Da non dimenticare anche le
possibilità che questa nuova esperienza in questi anni ci ha dato: l’opportunità
di poter contare sui medici per la formazione dei cittadini, interventi nelle
scuole per screening scolastico e interventi all’interno del CDD. Sicuramente
questa esperienza è da annoverare nel senso di comunità e azione di bene
comune, dove la collaborazione fra amministrazione e cittadini (Medici) ha dato
risultati ottimi; anche per questo mi sento ancora di ringraziare i medici di Macherio.
6) I rapporti tra l’istituzione
Comune e il mondo del volontariato a quali criteri si devono ispirare?
La collaborazione con il mondo del volontariato
è stata molto importante e lo sarà sempre di più nel futuro. Credo che il ruolo
del Comune deve essere quello di agevolare il più possibile l’operato delle
associazioni e insieme guidarne l’intervento, sempre nell’attenzione che il volontariato
non deve sostituire l’istituzione. Credo anche che il ruolo del volontariato
debba ispirarsi a un modello in cui la gente viva in pace, in una vita sociale in cui esistono legami di reciprocità,
in cui vivono gruppi disomogenei, in cui gli scambi fiduciosi prevalgono sulle
competizioni e sulle lotte per eliminare l’avversario. Questa è la meta, la strada
comune che associazioni e istituzioni devono imboccare ed è quella del
coinvolgimento e del convincimento, nella ricerca di ciò che accomuna e unifica,
nella negoziazione con chi è diverso. In una logica di servizio per il
raggiungimento dell’interesse comune, in funzione non del “penso dunque sono”
ma del “penso dunque siamo”.
7) “La politica è un’alta
forma di carità”. È la frase di un papa:vale ancora oggi?
Vale più che mai. Oggi siamo in una
crisi strutturale dove tutto è friabile, messo in discussione, si ha sempre più
bisogno di concretezza, di vita vissuta e di esempi. Questo secondo me dovrebbe
essere la preoccupazione e lo scopo delle classe dirigente di un paese. Quindi
più che mai occorre mettersi in un’ottica di carità, intesa come capacità di essere
al servizio in umiltà per considerare, come dice Vittorino Andreoli, che “La
fragilità è un valore umano. Non sono affatto le dimostrazioni di forza a farci crescere, ma le nostre mille fragilità:
tracce sincere della nostra umanità, che di volta in volta ci aiutano nell’affrontare
le difficoltà, nel rispondere alle esigenze degli altri con partecipazione. Il
fragile è l’uomo per eccellenza, perché considera gli altri suoi pari e non
potenziali vittime, perché laddove la forza impone, respinge e reprime, la fragilità
accoglie, incoraggia e comprende.”.
8) L’amministrazione
come pensa di far fronte alla mancanza di risorse economiche, per garantire diritti e servizi?
Le amministrazioni di cui ho fatto
parte si sono sempre spese per garantire servizi efficienti ed efficaci, atti a
rispondere ai bisogni delle persone. Le scelte e la
partecipazione alle fasi istituzionali sono sempre state create in una logica
rispettosa, critica, propositiva e attiva. In funzione di questo atteggiamento
ancora oggi la nuova amministrazione Redaelli si vuole muovere anche a garanzia
dei servizi. Il nostro compito è intrecciare le relazioni, stimolare, conoscere
le situazioni individuali, le difficoltà, le possibilità a convivere. Sono gli amministratori
a determinare la legalità, il segreto risiede quindi nelle nostre delibere. È
quella che si chiama epicheia, una concezione giuridica secondo cui il
legislatore intelligente, agendo per il bene comune, può aggiungere un comma,
fare un’eccezione per una questione particolare, cedere su una legge troppo
severa che tiene conto dei numeri e non delle singole identità. La politica è
sana nella misura in cui tiene conto della persona umana.
9) Ti senti di
ringraziare qualcuno per questi anni vissuti in amministrazione?
Certamente sì. In questi anni sono
state molte le occasioni per incontrare persone, dalle più semplici a quelle
con ruoli importanti e significativi. Alcune erano amiche, altre lo sono diventate
e altre ancora sono passate semplicemente. Tutte hanno contribuito a far
crescere il lavoro svolto, nel mio assessorato, ma anche a farmi crescere come
uomo. Senza di loro nulla sarebbe stato possibile e sicuramente le mie capacità
personali ne avrebbero risentito molto. Oltre alle persone sono stati
importanti i gruppi e le istituzioni, come Progetto Macherio, l’Oratorio, il
Gruppo Rumori, Il Paese, l’Arci, il Comitato Massimo Gaion. A distanza di anni posso
dire di aver incontrato molte persone di buona volontà al di là del loro credo
o appartenenza. Sono altresì convinto che quello di unire le buone volontà sia
l’unico modo per costruire e
uscire dai problemi.
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