MACHERIO, LA PRIMA VOLTA (L'Ottocento a Macherio)



Esattamente trent’anni fa, dal 28 novembre all’8 dicembre, i locali dell’edificio di via Italia, oggi adibiti ad ambulatori, farmacia e ufficio postale, avevano ospitato la mostra “L’800 a Macherio” organizzata dal nostro giornale.

Fu un grande successo, che aveva richiamato moltissimi visitatori, tra cui centinaia di ragazzi delle scuole. Anche chi entrava con l’intenzione di dare una semplice occhiata si fermava incuriosito a leggere i vecchi documenti, un centinaio, tra cui cartine planimetriche e progetti di opere pubbliche, atti e lettere emanate dall’amministrazione comunale a testimonianza dei vari momenti della vita macheriese in quel secolo.
Proprio per evitare che si perdesse traccia di un impegnativo lavoro di ricerca, la redazione de Il Paese aveva pensato di stampare un libro che riportasse integralmente i documenti originali esposti.

Il testo, che senza dubbio molti macheriesi ancora conservano nella loro biblioteca, è una testimonianza della Macherio ottocentesca, di come funzionavano le cose allora: come si procedeva alle elezioni della rappresentanza comunale, come venivano gestite le risorse pubbliche, in quale modo certe vicende di carattere nazionale o regionale arrivavanoa noi, l’arrivo del primo treno alla stazione, il formarsi delle prime industrie tessili con l’estesissimo uso dei telai a domicilio. L’introduzione racconta che, agli inizi dell’800 il Comune di Macherio o la Comune, come spesso si usava scrivere, faceva parte del regno Lombardo-Veneto, di “proprietà” dell’Impero Austriaco.
Contava meno di 1000 abitanti, residenti soprattutto al centro (Strada dell’Addolorata, attuale via Roma) oltre che nelle cascine di Bareggia, Maldura, Torrette, Pedresse e Belvedere. La viabilità era assai ridotta visto che, secondo una classificazione del 1782, le strade comunali erano cinque. La prima, detta il Campo delle Noci (o Sentiero delle Valli) dal centro portava a Bareggia, la seconda corrispondeva a Viale Regina Margherita; la terza, chiamata “Il Stradone” per la sua importanza, legava Sovico a Biassono (oggi via Italia e via Milano); la quarta, S. Cassiano, dal centro percorreva la prima parte della futura via Visconti per svoltare verso il cimitero; l’ultima, la strada delle Cento Pertiche, da Sovico si snodava fino al ponte della Canonica. Questi macheriesi vivevano quasi esclusivamente del lavoro nei campi, di cui erano proprietarie poche famiglie: i Visconti su tutti, ma anche i Verri ai confini con Biassono, i Belgioioso e i Greppi verso Bareggia, i Maggi e i Taverna nell’area Belvedere e Canonica.

La produzione industriale era sconosciuta, la ferrovia di là da venire. Il potere politico e quello amministrativo era saldamente in mano a coloro che  detenevano pure il potere economico e culturale. Pochissimi erano i dipendenti comunali (un messo, una levatrice, un seppellitore e, per qualche ora, il medico e il segretario).

L’obbligo scolastico riguardava solo il primo biennio delle elementari e la frequenza era assai bassa. Nel 1865 l’Ispettore Scolastico scrive che scuole come quella di Macherio” è meglio che stiano chiuse” a causa dell’assoluta “deficienza dell’attuale maestra”, Sig. Elisabetta Pessina, a condurre anche solo mediocremente una scuola pubblica elementare”. Una sintesi di tutto un secolo di storia del nostro paese che sarebbe rimasta altrimenti sconosciuta.

Il merito e l’idea erano stati del nostro direttore Franco Verga che aveva iniziato, per amore del suo paese, alcune ricerche storiche e recuperato, ma anche salvato (è il caso di dirlo) preziosi documenti dall’incuria e dal degrado, visto che giacevano negli scantinati del Municipio tra polvere e umidità.

Ben si ricorda il nostro direttore quell’esperienza. “Sapere di essere il primo, in più di un secolo, a toccare vecchiecarte che parlavano della vita dei nostri vecchi, fu una grande emozione per me. Non c’era un archivio ma, letteralmente sparpagliati sul pavimento di una cantina, faldoni sfasciati, disegni rosicchiati dai topi (le cui tracce anche recenti erano ben visibili), migliaia di documenti ammuffiti. Riportarli in vita fu una faticaccia,ma che soddisfazione!”
Molte copie del libro furono vendute e regalate alle scuole e alla biblioteca proprio per il valore storico della raccolta. A quelle fonti si ispirarono anche i redattori del volume “La storia di Macherio”. Ancora oggi molti originali possono essere apprezzati dai macheriesi che si recano in Comune dove, da qualche anno, trovano degna esposizione, per volere dell’allora sindaco Franco Verga e della sua amministrazione.

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