MACHERIO, CONTI IN TASCA AD UNA GENERICA FAMIGLIA MACHERIESE
Come grava la crisi
sui bilanci delle famiglie macheriesi? Ecco i risultati di un’indagine: i nomi
sono falsi, ma i dati autentici. Prendiamo come modello una tipica famiglia italiana:
padre, madre, entrambi lavoratori dipendenti, e due figli ancora in età scolare.
Canone di grande successo qualora si decidesse di sceneggiare una pubblicità,
ma che, almeno nel nostro caso, si priva dell’atmosfera fiabesca e rassicurante
della finzione per caricarsi delle difficoltà e delle incertezze della vita
reale.
La famiglia in questione, che chiameremo Sala, solo per citare un
cognome assai diffuso in zona, abita a Macherio in una casa di proprietà di 100
mq (appartamento in condominio, categoria A3). Il padre, Gianni, è operaio; la
madre, Lina, impiegata. I figli frequentano le scuole del paese: Sara, la
maggiore, va già alle medie mentre Paolo, il più piccolo, alle elementari. Reddito
complessivo: 50.000 euro lordi annui. Ora che il quadro appare delineato,
proviamo a calcolare quanto l’aumento delle imposte comunali, così come stabilito
dall’Amministrazione locale nel corso del semestre appena trascorso, inciderà
sulla qualità della vita di Gianni, Lina, Sara e Paolo.
La casa,
innanzitutto: IMU e tassa rifiuti. Da cittadini attenti e responsabili Gianni e
Lina ci tengono a tenersi aggiornati, ma le notizie che si trovano a leggere di
settimana in settimana, di mese in mese, invece di chiarire e rassicurare, non fanno
che accrescere i loro dubbi. È l’IMU il “pomo della discordia”.
Iniziamo dalla
fine di maggio quando, a seguito dell’approvazione del bilancio preventivo, dai
giornali risultava quanto segue: “nonostante le difficoltà, l’Amministrazione è
riuscita a contenere l’aumento della pressione fiscale. L’Imu per l’abitazione
principale verrà fissata al parametro minimo di legge, ovvero il 4 per mille,
mentre l’altra aliquota (che include seconde case, attività, terreni, altre
pertinenze), verrà alzata dalla soglia del 7,6 per mille […] all’8,6 per mille”
(da “Il Giornale di Carate”, 29/05/2012).
Manco il tempo di finire serenamente
l’estate che dalle pagine del medesimo settimanale si annunciavano modifiche:
“[…] la nuova stretta dei cordoni della borsa e i provvedimenti della spending
review da parte del governo costringeranno l’Amministrazione a rivedere i
propri piani e all’orizzonte si annuncia un aumento dell’Imu prima casa dal 4
al 4,8 per mille” (da “Il Giornale di Carate”, 31/07/2012). Ultimo capitolo, lo
scorso ottobre con la conferma del dato appena illustrato e “l’aumento
dell’aliquota per seconde case e attività, che passerà dall’8,6 al 9 per mille”
(da “Il Giornale di Carate”, 30/10/2012).
In riferimento al
caso in oggetto, fissando la rendita catastale a 511,29 euro, la spesa di 143,59
euro con aliquota al 4 arriverà a 212,30 euro con aliquota al 4,8 (somma alla
quale applicare la detrazione di 50 euro che lo Stato ha stabilito per ogni
figlio di età inferiore ai 27 anni, quindi, nel nostro caso, 100 euro). Una
bella mazzata se consideriamo che oltre a essere proprietari di casa, Lina,
insieme ai suoi due fratelli, dopo la morte dei genitori, ha ereditato un
piccolo immobile (immaginando si tratti sempre di un appartamento condominiale
di 100 mq dalla rendita di 453,19, Lina dovrà dividere con i fratelli una spesa
di 685 euro a differenza dei 578 con aliquota al 7,6).
Infine la tassa
rifiuti, detta altrimenti TARSU. Imposta che nell’ultimo biennio ha conosciuto una
crescita costante passando da un aumento quantificabile nell’ordine del 10% nel
2010 al 15% di quest’anno. In altre parole, la bolletta, per un’abitazione di
100 mq come quella dei Sala, passerà dai 119 ai 137 euro.
Passiamo al capitolo
“scuola”. Scampato, almeno per quest’anno, il pericolo di dover sopperire di
tasca propria all’abolizione del comodato dei libri, sono due le voci che
preoccupano maggiormente Gianni e Lina: la mensa per i due figli e il servizio
pullman per Paolo, perché Sara, la più grande, torna a casa a piedi.
Partiamo
dal primo punto: la mensa. Se per l’anno scolastico 2011-2012 la spesa per un
singolo pasto ammontava a 4 euro per un totale di 800 (su 200 giorni di
scuola), per il 2012-2013 il costo è arrivato a 4,15 euro. 830 euro a scolaro
che, nel caso della nostra famiglia, si traduce in un aggravio complessivo di
60 euro.
Un sospiro di sollievo accompagna invece la lettura del conto relativo
al servizio pullman rimasto fermo a 18 euro mensili per ogni figlio (servizio il
cui passaggio dalla gestione pubblica interna a quella privata, voluto dalla
presente Amministrazione, ha comportato, per il Comune, quasi la triplicazione
delle spese passando da un costo di circa 12 mila euro a più di trentamila con conseguenze facilmente prevedibili: aumento delle
imposte, IMU inclusa).
Sommando il tutto, rispetto allo scorso anno, Gianni e Lina dovranno versare al Comune tributi per
un valore maggiore di circa 183 euro.
Ora, premesso che i
nostri protagonisti sono più che consapevoli della gravità in cui versano le
casse comunali, alcune domande sorgono però spontanee: la colpa di questo aggravio, è imputabile
unicamente alla crisi o è dovuta, in parte, alla scarsa oculatezza, per non
dire sufficienza, con cui si amministra il denaro pubblico? Perché, di anno in
anno, aumenta la quantità di soldi pubblici mandati in avanzo?
Silvia Fantin
Lucia Grazia Coviello
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