MACHERIO, DAL SOLE AL RISPARMIO

UFELÉ, FA UL TO MESTÉ

Mi è sempre piaciuto il modo di Franco Verga di collegare con un filo sottile il passato con l’attualità, il serio con il faceto, il greve al lieve. È con un po’ di riconoscenza che provo, indegnamente, a copiare da chi è più capace. Mi ronza in testa il detto: Ufelé, fa ul to mesté”. Solo da alcune settimane mi hanno svelato il significato di ufelé: pasticciere, chi l’avrebbe mai detto…. Ma per chi ha sempre vissuto qui in Brianza, il significato  profondo di questa frase è quasi scontato, anzi lo definirei quasi uno dei fondamenti sul quale si è poggiata la Brianza: il lavoro, qualsiasi lavoro, ben fatto va sempre rispettato e non lo si deve mai dare per scontato.

In compenso, i guai peggiori arrivano da chi si ostina a fare un lavoro che non è, evidentemente, il suo. Leggendo che il nostro sindaco, a causa di alcune infiltrazioni d’acqua, voleva rifare completamente il tetto della nuova scuola media, ma visto che non ci sono soldi bisogna tenersi le infiltrazioni, non ho potuto fare a meno di pensare che di tanto in tanto la voglia di criticare, di attaccare, soverchia la necessità di capire.

Così volevo ricordare che un tetto, qualsiasi tetto, ma in modo più stringente quello di una scuola, deve avere una assicurazione che ne garantisca la funzionalità per dieci anni; nel malaugurato caso in cui un tetto nuovo, perché tale è un tetto ultimato nel 2008, dovesse avere delle infiltrazioni, non si deve toglierlo per rifarlo, ma si deve intervenire con molta più efficacia alzando il telefono e chiamando l’assicurazione a suo tempo stipulata, che in primo luogo deve rimediare al danno, per poi eventualmente rivalersi su chi il tetto l’ha effettivamente messo in opera.

Bisogna peraltro ammettere che questa assicurazione non è stata un’alzata d’ingegno della passata amministrazione, ma una legge nazionale che proprio gli uffici tecnici comunali devono far rispettare. Mi permetto poi di difendere un lavoro che, ogni tanto capita anche nel pubblico, è stato fatto bene e con lungimiranza. E parlo di chi quel tetto ha deciso e voluto farlo.

Una scelta allora d’avanguardia, dettata dalla volontà di produrre energia pulita, quindi una scelta anche ecologica, non inquinante, all’insegna del rispetto dell’ambiente. I tecnici progettisti avevano calcolato che quella copertura vetrata sarebbe risultata una centrale di produzione di energia, che avrebbe coperto i consumi normali dell’edificio e generato un surplus di energia da immettere nella rete. Quindi un impianto
fotovoltaico che avrebbe garantito autonomia energetica al fabbisogno scolastico e che avrebbe comportato una produzione maggiore di energia, soprattutto nella stagione estiva, che poteva essere rimborsata in termini economici.

E i tecnici avevano ben previsto. Infatti, a seguito di una verifica effettuata, è risultato che nel 2011 la spesa per l’energia elettrica della scuola media è ammontata a 7.000 euro, ma 17.500 euro sono entrati nelle casse comunali proprio per il surplus di energia prodotta. Significa che l’impianto fotovoltaico ha permesso al comune di incassare 10.500 euro, cifra che si ripeterà con tutta probabilità anche negli anni successivi.

Senza dubbio un introito significativo che entra nel capitolo delle spese correnti. Beh sarà noioso, ma in primo luogo si deve sapere che un comune ha due portafogli diversi (forse la faccio facile, ma io l’ho capita così…..): uno gli serve per quelle spese che deve fare sempre, non sono rimandabili: stipendi, assistenza sociale, bollette, smaltimento rifiuti ecc….; l’altro per le spese straordinarie, quelle spese che chiunque fa
quando se le può permettere: automobili, macchinari o strumenti, case nuove o scuole nuove appunto.

I soldi dell’uno non devono finire nell’altro, pena il rischio di fallimento. Così che, anche un comune come il nostro, che ha ereditato una cassa per gli investimenti decisamente cospicua (ad oggi quasi 2.000.000 euro), potrebbe trovarsi a dover alzare le tasse ai propri cittadini perché il portafogli della spesa corrente è in
bolletta.
Quando è stata decisa la realizzazione della scuola, nelle casse comunali era stata accantonata la cifra da spendere e non è stato necessario accendere alcun mutuo, vale a dire nessun indebitamento per le amministrazioni successive e per i cittadini macheriesi.

E allora? Mi sono dimenticato di dire che è vero che quel tetto è costato circa 250.000 euro, da cui occorre sottrarre la spesa comunque necessaria per una normale copertura della scuola, ma visto che quei soldi nelle casse del comune c’erano, sono stati usati in modo che rendessero negli anni a venire e che finissero direttamente nel portafoglio delle spese improrogabili, quel portafogli che permette di non aumentare, per esempio, l’aliquota dell’imu sulla prima casa.

In ultimo, lasciatemelo dire, quel tetto “verde” produce energia elettrica da una fonte rinnovabile, permettendo di evitare che si riversino circa 20 tonnellate di co2 nell’atmosfera, ed inoltre è bello, e rimango profondamente convinto che il bello contribuisca a far crescere meglio quei ragazzi che lì studiano e che un giorno potrebbero magari diventare dei bravissimi ufelé.

Massimo Tremolada

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