MACHERIO, LASCIAMO VOLTARE

Lunedì 29 maggio presso la scuola media di Macherio ha avuto luogo un incontro organizzato dal comitato genitori volto a proseguire il lavoro sulla prevenzione alle tossicodipendenze. 

Un gruppo nutrito e variegato di adulti e ragazzini, nella maggior parte dei casi erano genitori-figli, ha potuto ascoltare la drammatica vicenda di Gianpiero Ghidini e della morte del figlio Emanuele, deceduto appena sedicenne il 24 novembre 2013 quando, ancora sotto l’effetto di un acido, si è gettato nelle acque del Chiese, un fiume del bresciano non  lontano dalla propria abitazione. Il corpo del giovane è stato ritrovato solo dieci ore più tardi. 

Un sogno, pochi giorni dopo la morte del figlio, convince Gianpietro Ghidini a fondare l’associazione Ema il Pesciolino rosso. Sogna di riportare il figlio in superficie e strapparlo alle acque nelle quali era precipitato. Occorre quindi dare un senso a quanto era successo per fare in modo che altri ragazzi non si smarriscano nelle stesse acque. “L’ uomo è un allievo e il dolore è il suo maestro”, cita Gandhi Gianpietro. Il dolore l’ha aperto agli altri tanto da definirsi un “cretino” ricordando i tempi in cui non “aveva mai tempo”. Mai tempo di ascoltare gli altri. Proprio l’ascolto è il primo passo.

Ascoltare chi ci sta vicino è essenziale per accorgersi di cosa non vada nell'altro, delle sue preoccupazioni. Ma per fare questo occorre cambiare l’ordine delle nostre priorità e mettere in dubbio il sistema di valori nel quale viviamo. Ghidini parla apertamente di rivoluzione. Non allude però all'immagine classica cui la parola rimanda. È una rivoluzione dell’Amore con la a maiuscola che ci aiuti a recuperare le relazioni umane instaurando con gli altri rapporti basati sulla verità e sulla fiducia quella di cui abbiamo bisogno. 

La tecnologia, ad esempio, appendice delle giovani generazioni che ha certamente i suoi (rari) pregi, dall'altro scava distanze. Gianpietro ha raccontato a tal proposito di una nonna che ha trascorso un intero pomeriggio tentando di comunicare con i propri nipoti che, seduti sul divano, erano totalmente assorbiti dal telefonino. La tecnologia, come la droga o i modelli di vita “vincente” che ci vengono propinati dai media sono falsi miti contro i quali bisogna imparare a difendersi. Contro i quali occorre che qualcuno aiuti i più giovani a difendersi. 

Ecco perché con i suoi libri Gianpietro rimette al centro il rapporto genitori-figli, perché è un percorso, quello della consapevolezza e della messa in discussione di questi “valori”, che va compiuto insieme. Come uscire dalla grotta delle illusioni che la modernità ci ha costruito intorno? Tre i passaggi indicati da Ghidini: ringraziare per quello che si ha, non necessariamente ciò che si possiede materialmente; aiutare gli altri; prepararsi per cambiare il mondo. Quest’ultimo punto è un invito che rivolge alle generazioni più giovani e ai tanti ragazzi presenti quella sera. 

Non fidarsi della rassegnazione degli adulti per i quali il mondo non cambierà mai. Ma impegnarsi ogni giorno per trasformarlo, anche mediante piccoli gesti. Adottando un approccio verso gli altri che metta da parte gli pseudo valori della società contemporanea guidata dalla concorrenza spietata, dal possesso, dall’omologazione, dei rifugi illusori e ricominciare imparando a perdonare chi ci ha ferito e fatto del male. Ci è riuscito Gianpietro che nonostante abbia subito la peggiore delle perdite ha offerto il proprio aiuto al ragazzo che ha venduto la droga al proprio figlio, possiamo non riuscirci noi? O anche solo provarci? 

                                                                                                  LuciaCoviello